Il Piccolo 18-01-2001
Il governo croato rinuncia alla verifica costituzionale dello Statuto regionale avviata la scorsa primavera
L'italiano è lingua paritetica. Kajin: «Nessuno qui si sentirà più straniero»
ZAGABRIA - L'Istria è finalmente una regione bilingue. Pace fatta dunque tra la penisola e Zagabria dopo che ieri il governo croato ha rinunciato alla verifica costituzionale per 13 articoli dello Statuto istriano, riguardanti in particolare la tutela della Comunità nazionale italiana. Niente ricorso dunque all'Alta corte, una decisione conseguente alle decisioni prese dal Consiglio regionale istriano che aveva «limato» gli articoli chiamati in causa per armonizzarli con i dettami della carta costituzionale. «L'Atto fondamentale istriano non è più in contrasto con la Costituzione e con le leggi in materia - ha dichiarato ieri nella seduta del governo il ministro di Grazia e Giustizia, la zaratina Ingrid Anticevic Marinovic - e dunque può ufficialmente entrare in vigore».
Dunque, l'ultimo scoglio è stato superato e dopo dieci anni di aspre battaglie lo Statuto della Regione d'Istria diventa realtà, con gran soddisfazione per i connazionali e per tutti gli istriani che credono nei valori della tolleranza e della convivenza. Vi si introducono il bilinguismo negli organismi dell'amministrazione regionale, e il diritto di veto, che gli italiani potranno esercitare nel Consiglio regionale su argomenti di pertinenza minoritaria. Infine, viene codificato il concetto di istrianità. «L'Istria è adesso la sola contea bilingue in Croazia - annuncia Damir Kajin, uomo di punta della Dieta democratica istriana, l'unico partito che si è battuto a fondo per lo Statuto - mentre quanto deliberato dall'esecutivo del premier Racan è un grande passo verso l 'affermazione della Croazia quale Stato dove i diritti umani e delle minoranze etniche saranno effettivamente rispettati».
Il regionalista pisinese ha rimarcato che lo Statuto non farà certamente certamente il tenore di vita ma potrà migliorare, questo sì, il clima dei rapporti interetnici. «Si potrà vivere in Istria in modo ancora più tranquillo e sicuro - aggiunge - e visto che siamo nell'argomento posso dire che la nostra penisola e Zagabria sono le uniche a non aver conosciuto il decremento demografico dal 1990 a oggi. È anche questo un fenomeno che attesta la qualità della vita in Istria, dove produzione, occupazione e reddito hanno medie ben superiori che nel resto del Paese».
Soffermandosi sui dieci anni di battaglie per avere la nuova «Magna Charta» istriana, Kajin ha ricordato che gli ideatori del progetto (ossia i regionalisti dietini) hanno trascorso periodi non facili, tra minacce, intimidazioni e umiliazioni. «Non si possono dimenticare gli anni in cui il nazionalismo era molto in voga in Croazia, meno in Istria, con i neoustascia che facevano il bello e brutto tempo. Anni di piombo, con una guerra imposta dai serbi alla Croazia e con la politica dell'Hdz (il partito dell'ex presidente Tudjman, ndr) che voleva appropriarsi di parte del territorio bosniaco-erzegovese, cioè di uno Stato riconosciuto dalla Comunità internazionale. Battersi in quei tempi per lo Statuto del bilinguismo e dell 'istrianità non fu facile. Ma ce l'abbiamo fatta e ora nessuno dovrà sentirsi straniero o mal tollerato in Istria solo perché di nazionalità, razza o confessione religiosa diverse».
Andrea Marsanich