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Il Messaggero Veneto 09-05-2002

«La nuova legge tuteli tutti i bambini»

Il tutore Della Marina: paghiamo un ritardo culturale, i minori sono tutti uguali

TRIESTE - La querelle sorta attorno alle proposte di legge sulla famiglia all'attenzione del consiglio regionale riscuote l'attenzione anche delle istituzioni deputate alla salvaguardia dei bambini e degli adolescenti. «Ieri, alle Nazioni Unite, è iniziata una sessione speciale di lavori che guarda a un mondo a misura di bambino e ne afferma la priorità nella legislazione», osserva Gigliola Ivinich della Marina, Tutore dei minori e già delegato Unicef. «Qui marchiamo un ritardo culturale, perché ragioniamo in termini di famiglia piuttosto che di bambino, e le norme faticano ad adeguarsi all'evoluzione della realtà. Però non possiamo fare nuove leggi che siano limitative». «Devono esistere diritti per tutti i minori, senza nessun tipo di discriminazione.

Questo vuol dire che va garantito l'accesso agli aiuti anche a quelli che sono solo temporaneamente presenti sul nostro territorio. E anche ai borderline, che certi termini di legge vorrebbero penalizzare sulla base di un reddito familiare troppo basso», prosegue la Della Marina. «Nel primo anno di mandato ho ricevuto 136 richieste di aiuto, per il 60% legate a difficoltà familiari, specie di tipo economico. Ho avuto sotto gli occhi il caso di due bambini rom, gravemente malati e indigenti. E' possibile immaginare di penalizzarli?».

«Su temi del genere non dovrebbe essere difficile trovare una convergenza da parte di tutte le forze politiche. Però, se vi fossero delle resistenze, bisogna fare presente al legislatore che esistono degli impegni internazionali assunti dall'Italia, che costituiscono un vincolo preciso. C'è una convenzione, sottoscritta dal governo che parla esplicitamente di "felicità del bambino". C'è un istituto, quello del Tutore, che è indice di una volontà politica chiara, anche se ancora non realizzata», dice ancora la Della Marina. «Proprio per questo vorrei che nel testo di legge che uscirà dal consiglio regionale venisse previsto un osservatorio sui minori, capace di raccogliere dati, e di fornire materiale per poi poter operare».

«In certe proposte c'è un errore d'impostazione tecnico, che sta nell'appiattire i ruoli genitoriali su quelli coniugali. Vero che l'articolo 29 della Costituzione definisce la famiglia l'articolo successivo individua i compiti di padre e madre, che sono doveri prima che diritti e non dipendono dal vincolo coniugale», nota invece Francesco Milanese, docente di legislazione minorile e predecessore della Della Marina. «Contributi alla natalità e sostegno ai genitori devono essere indipendenti dal matrimonio; altro discorso è quello della legittima volontà di dare aiuti alla famiglia».

Per Milanese anzi, misure del genere possono essere opportune. «Dalla più conservatrice d'Europa, la famiglia italiana è diventata la più disgregata. Se si ritiene opportuno sostenere un modello, non si possono chiudere gli occhi di fronte al fatto che oggi molti non convolano a nozze per una scelta di comodo. Che due vedovi, per evitare tagli alle pensioni, si sposano solo in chiesa, con un comportamento che grida vendetta davanti a quel Dio con cui vorrebbero mettersi in regola. Che le coppie conviventi hanno di fatto maggiori deduzioni di quelle sposate», dice. «La Regione ha poca facoltà di incidere in materia, ma certe scelte ha la possibilità di farle, specie in materia di servizi. Purtroppo questa maggioranza ha sempre dimostrato di puntare, piuttosto che alla loro riqualificazione, a una monetizzazione ridicola per chi sa quanto costa un figlio».

«Una buona cosa sarebbe quella di attribuire poteri effettivi alla consulta per la famiglia», conclude Milanese. «Si tratta di uno strumento previsto tanto dalla proposta di legge dei Ds quanto da quella del Cpr, e finalizzato a portare avanti l'attuazione di leggi nazionali che non vengono applicate».

Luciano Santin