Il Messaggero Veneto 09-12-2001
«E' una battaglia di retroguardia» quella che il sindacato sta portando avanti contro la riforma dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. E, ancor peggio, la si fa «ricorrendo alla falsificazione e alla mistificazione della realtà».
Stefano Santarossa, componente del coordinamento regionale dei radicali italiani, replica al leader della Cgil, Sergio Cofferati, e alle dichiarazioni rese in occasione dell'assemblea con i lavoratori della Zanussi.
«Quando Cofferati cita l'articolo 30 del Trattato di Nizza per sostenere l'intangibilità dell'articolo 18 - dichiara Santarossa -, mistifica la realtà. La norma europea fa sì riferimento ai licenziamenti "ingiusti" per i quali debbono essere previste sanzioni, ma ben si guarda dal prevedere come sanzione il reintegro obbligatorio disposto dal giudice». Secondo i radicali «il meccanismo dei reintegro sul posto di lavoro, rappresenta una disposizione che è sempre più messa sotto accusa tanto dalla Commissione europea quanto dalla Banca centrale europea come emblema della rigidità del mercato del lavoro».
Non solo, ma «l´impegno a difesa dell'articolo 18 - invita Santarossa - il sindacato inizi ad applicarlo per i suoi dipendenti: quelli come Cofferati, che combattono la cosiddetta "barbarie", sono gli stessi che la praticano, Sulla base della legge 108 del '90, l'obbligo dei reintegro non si applica ai dipendenti dei sindacati e dei partiti, e quindi Cofferati può licenziare la sua segretaria senza l'obbligo di reintegro». La Cgil difende «chi un lavoro lo ha già, mentre discrimina gli outsider, i non garantiti, i disoccupati, i sottoccupati, piccoli e piccolissimi imprenditori ed immigrati. L'articolo 18, valido solo per le imprese con 15 dipendenti, frena la creazione di nuovi posti di lavoro e costringe gli imprenditori medio piccoli a far lavorare in nero i soggetti più deboli e non tutelati».