Il Piccolo 23-12-2001
ROMA - Sono decine di migliaia i discendenti di italiani che sperano di lasciare al più presto l'Argentina per tornare nella terra dei loro padri, trovarsi un lavoro e sperare in un futuro meno difficile di quello che offre ora il loro Paese. Tra questi moltissimi i giuliani e i friulani che oggi si trovano schiacciati dal peso della crisi argentina. Era già avvenuto alla fine degli anni Ottanta, quando l'Argentina venne messa in ginocchio dall'iperinflazione, che aveva sfiorato il 200 per cento al mese. E accade ora, di nuovo, a causa dell'iperrecessione. Così, le file davanti ai consolati italiani si fanno di giorno in giorno più lunghe. Sono diciassettemila le richieste di acquisire la cittadinanza, 4 mila in corso di trattazione e quasi 20 mila ancora in attesa di essere vagliate.
L'esplosione della terribile crisi argentina ha dato una spinta enorme a un fenomeno sottilmente già presente negli ultimi due anni, tanto da far lievitare il volume delle domande da 400 a più di 600 al giorno. Così, i nove consolati del Paese sono sotto pressione e la Farnesina si sta attivando per assumere nuovi contrattisti che assistano il personale.
Chi presenta domanda ora deve aspettare ore e ore in coda con la certezza, comunque, di non vederla esaminata prima del 2003. Il tentativo è quello di lasciarsi aperta comunque una via di fuga in Europa, nella prospettiva di un peggioramento ulteriore della situazione.
Anche in Italia, in diverse regioni, si moltiplicano le iniziative di sostegno per facilitare e accelerare il rientro di tanti italiani emigrati. Il Veneto, ad esempio, ha approvato il «progetto rientro» grazie al quale i primi 204 emigrati oriundi in Argentina potranno rientrare e avere un posto di lavoro negli stabilimenti della Electrolux-Zanussi delle province di Treviso, Belluno e Rovigo. Va poi tenuto presente che per molti italiani di terza e quarta generazione, l'unica lingua è lo spagnolo e perciò il passaporto italiano potrebbe essere semplicemente il lasciapassare per trasferirsi non tanto in Italia, quanto in Spagna o in Francia. Anche se, soprattutto i giuliani e i friulani si sentono molto legati alle proprie radici.
Intanto, il ministro per gli Italiani all'estero Mirko Tremaglia, assicura un piano di sostegno per i nostri connazionali che vivono in Argentina. «Gli italiani all'estero - spiega in un'intervista - sono sempre stati ignorati. Poteva capitargli qualsisi cosa e nessuno se ne accorgeva. Ma nel momento in cui il Senato approva la legge sul voto all'estero, si è reso conto dell'esistenza degli italiani in Argentina e ha chiesto al governo di fare qualcosa».
«Sul piano dell'assistenza diretta - aggiunge Tremaglia - specie dei nostri connazionali anziani ho ottenuto 8 miliardi in più dell'anno scorso». «Al rientro - dice ancora Tremaglia - provvediamo noi e ci facciamo carico del problema dell'occupazione. Nella legge sull'immigrazione c'è un mio emendamento che istituisce una corsia preferenziale per gli italiani che rientrano in patria».
e. m.