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Il Messaggero Veneto 11-06-2002

I lavori della giunta ieri a Udine incentrati sulle conseguenze del maltempo in regione

Alluvione, danni per 80 milioni di euro

Ciani: entro due settimane lo stato di calamità. Priorità a Grado e Lignano

UDINE - Ottanta milioni di euro, centosessanta miliardi di vecchie lire. Cinquanta milioni relativi alle spese necessarie per la sistemazione degli alvei, dei litorali, della viabilità, il resto per indennizzi a quanti sono stati danneggiati. L'assessore regionale Paolo Ciani aprendo i lavori della giunta, ieri a Udine, ridefinisce l'ammontare delle risorse che sarà necessario stanziare per far fronte ai danni causati dal maltempo. Risorse per le quali la Regione conta su un intervento dello Stato.

«Ho parlato con l'ingegner Guido Bertolaso, capo della Protezione civile nazionale. Mi ha garantito che non appena gli arriverà la nostra relazione effettuerà le necessarie valutazioni per conto del consiglio dei ministri, in merito alla dichiarazione della calamità naturale. Va detto che il rilevamento odierno dovrà essere integrato dai dati che ci perverranno nei prossimi giorni. In regione, come si sa, i movimenti franosi sono moltissimi, e l'accumulo delle acque negli strati del terreno potrebbe aver innescato dinamiche i cui esiti si vedranno più in là. Un bilancio completo richiederà probabilmente almeno una quindicina di giorni».

Due settimane di attesa, lo stesso termine entro il quale si spera che il governo possa decidere in merito allo status di zona disastrata. Ora, passata la paura, cominciano le polemiche. E si avanzano dubbi di inefficienza negli interventi. Riferendosi all'esposto alla Procura avanzato dal sindaco di Pordenone, Sergio Bolzonello, che chiede l'accertamento delle responsabilità in merito all'omissione di azioni preventive, Ciani spiega che né l'assessore né il presidente della giunta regionale hanno competenze in merito.

«La tesi di Bolzonello è questa: dal momento che l'Arpa aveva preannunciato con chiarezza e con tempestività l'arrivo di un volume eccezionale di precipitazioni, qualcuno avrebbe dovuto provvedere a far rilasciare anticipatamente l'acqua degli invasi idroelettrici, in maniera che questa non si sommasse poi alle piogge», dice l'assessore. «Però la giunta non può intimare l'apertura delle chiuse ai soggetti privati che hanno la concessione per lo sfruttamento dell'acqua per la produzione di energia, mentre può farlo il prefetto».

Tra le altre lamentele quelle relative a una certa mancanza di coordinamento negli interventi. Che può esserci stata, osserva ancora Ciani, perché qualcuno si è sovrapposto all'azione della Regione: «Tanto la legge regionale istitutiva della Protezione civile del Friuli-Venezia Giulia quanto il protocollo siglato tra la Regione e la Protezione civile nazionale sono chiarissimi: il coordinamento e gli interventi vanno sviluppati all'interno della sala operativa di Palmanova. Questo non è avvenuto perché a Pordenone qualcuno ha inteso convocare il coordinamento presso la struttura prefettizia. In futuro questo non dovrà più avvenire».

Nel carnet dell'assessore quasi tutti gli interventi assumono carattere di urgenza. Ci sono i clautani sfollati da riportare a casa, le strade da ripristinare e da mettere in sicurezza. Contemporaneamente occorre pensare alla stagione balneare a Lignano e Grado, seriamente colpite per quanto riguarda gli arenili (proprio ieri si è recato nel centro turistico isontino il responsabile della Protezione civile Guglielmo Berlasso). Infine, c'è da affrontare subito il problema dei corsi d'acqua, perché fra tre mesi s'inizieranno le precipitazioni autunnali.

Luciano Santin