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Il Piccolo 16-03-2002

FERRIERA - Le tappe della dismissione dell'impianto siderurgico ipotizzate da Massimo Goti, esperto del ministero delle Attività produttive

«Altoforno e acciaieria chiuderanno per primi»

Ma sulla futura «piattaforma logistica» a Servola, Maresca e Franzutti hanno idee del tutto differenti

Nelle opere di bonifica dell'area, saranno impegnati i dipendenti «che si libereranno»: nessuno, garantisce l'inviato del governo, resterà senza lavoro

Lo studio di fattibilità a fine aprile. Poi le tappe da coprire: chiusura di un altoforno; eliminazione dell'acciaieria; bonifica dell'area e opere di banchinamento per 30 mila metri quadri. Questi alcuni dei passaggi annotati dal responsabile del nucleo di politica industriale del ministero delle Attività produttive, Massimo Goti. L'ingegnere è venuto ieri a Trieste per effettuare dei sopralluoghi e per illustrare alla giunta comunale ‹ presenti i due capigruppo di maggioranza Piero Camber e Alessia Rosolen ‹ quel percorso di dismissione graduale della Ferriera al quale sta lavorando con il suo staff. Nel progetto che verrà sottoposto alla Lucchini tempi e modi dell'operazione si intrecciano, con la bonifica che procede parallela all'eliminazione delle strutture. A chiudere in tempi brevi sarà uno dei due altoforni. Il secondo, ha ricordato il sindaco Dipiazza, dovrà restare attivo per alcuni anni (in ballo c'è il soddisfacimento dei requisiti previsti dalla delibera Cip 6, che prevede aiuti finanziari per le aziende che producono energia con fonti rinnovabili: in estrema sintesi, l'Enel paga un prezzo più alto per l'energia fornitale da questi produttori). L'intervento più immediato riguarderà l'area su cui sorgono l'altro altoforno e l'acciaieria: quest'ultimo un elemento «ingombrante, la cui «eliminazione ‹ ha anticipato Goti ‹ è prevista a un anno e mezzo dal via operativo del piano di dismissione».

Nella bonifica saranno impegnati i dipendenti della Ferriera «che si libereranno», per usare l'espressione di Gotti: nessuno, è stato coralmente ribadito, resterà senza lavoro. Contestualmente alla bonifica partiranno le opere di banchinamento grazie alle quali disporre di ulteriori 30 mila metri quadri di terreno a mare. Quanto ai provvedimenti finalizzati alla diminuzione delle emissioni di polveri (provvedimenti sui quali si era soffermato con forza anche il ministro dell'Ambiente Altero Matteoli), l'asso nella manica di Goti consiste nel mettere in moto un meccanismo di controllo di qualità della produzione. Si tratta in pratica di far seguire al personale dello stabilimento dei corsi di formazione sulle procedure produttive ‹ dalla chiusura dei portali ai tempi di cottura del coke, ha esemplificato l'ingegnere ‹ che «se seguite produrranno un impatto ambientale veramente diverso da quello che si riscontra oggi». Fin qui i lumi forniti sulla dismissione dello stabilimento.

E ieri intanto il segretario provinciale Confsal Filippo Caputo ha precisato di essere d'accordo su una chiusura graduata, ma nel pieno rispetto della totalità dei posti di lavoro, oltre che dell'ambiente e degli investimenti effettuati dalla proprietà. Quanto al dopo-Ferriera, restano sul tavolo le tessere del puzzle. Sulla cui collocazione ‹ fermo restando che l'ipotesi accreditata al momento resta quella portuale ‹ non tutti sembrano avere le stesse idee. Uno scambio indiretto di battute si registra tra il presidente dell'Autorità portuale Maurizio Maresca e l'assessore regionale ai trasporti Franco Franzutti. Il nodo è la «piattaforma logistica» per la quale il gruppo di lavoro interistituzionale presieduto da Marina Monassi ha da poco indicato quale localizzazione più idonea quella della Ferriera. Piattaforma che, osserva Maresca, potrebbe realizzarsi anche grazie ai fondi previsti dalla legge obiettivo.

«Nella delibera Cipe e nella legge obiettivo si parla di piastra portuale al servizio del Corridoio 5», si arrabbia Franzutti: «Una struttura dunque che deve collegarsi a stazioni, gallerie e così via... Quella della Ferriera non mi pare l'area migliore. Maresca comunque mi pare parli di un'altra cosa, di un terminal contenitori da realizzarsi quando sappiamo bene che il molo VII lavora molto al di sotto delle sue possibilità... La verità è che qui tutti fanno tante chiacchiere sul nulla, ma mancano i progetti. Io ho lavorato: se ora c'è la capacità politica di cambiare definizione all'opera da fare, mi adeguerò ai risultati dell'azione politica...»

«Nella legge obiettivo si parla di piattaforma logistica e basta, non è espresso alcun collegamento con il Corridoio 5», ribatte Maresca: «Do atto alla Regione e a Franzutti di aver lavorato molto, ma adesso credo debbano essere le amministrazioni locali a dire dove la piattaforma vada ubicata. E poi, via, il Corridoio 5 lo si fa in trent'anni, la piattaforma in tre. I nostri concorrenti, i porti di Rotterdam e Amburgo, stanno investendo in modo enorme. E noi, assieme a Comune, Provincia e Lloyd Triestino ‹ cioè Evergreen ‹ stiamo immaginando un'azione concertata in cui il Lloyd si impegna a portare a Trieste i traffici di bassa Germania, Austria e Centroest europeo. Ma in cambio ‹ lo ha ripetuto il presidente Pierluigi Maneschi l'altro giorno ‹ chiede un'infrastruttura moderna. Quella che non abbiamo, e che può essere creata. Il punto è: con i fondi della legge obiettivo possiamo partire a brevissima scadenza; altrimenti i tempi si faranno lunghissimi».

p.b