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Il Messaggero Veneto 27-11-2001

Il gruppo di Buttrio invitato dalle banche d'affari londinesi ad assumere il controllo dell'impresa siderurgica di Linz

Danieli rileva la Voestalpine Vai

Acquisita la società austriaca (15% del mercato) l'azienda di Benedetti sarà prima nel mondo

di EUGENIO SEGALLA

UDINE - «Siamo al giro di boa su un campo di regata in fondo al quale arriveremo soltanto in due». E il terzo concorrente? «Si perderà per strada». Si perderà per strada alla stessa maniera di quanti hanno fatto perdere le loro tracce negli ultimi anni. Così parlava, in giugno, Giampietro Benedetti, amministratore delegato e direttore generale della Danieli: intendeva dire che i primi attori dell'ingegneria metallurgica - la tedesca Sms Demag, Danieli e l'austriaca Voestalpine, che insieme controllano più del 50% del mercato mondiale - si sarebbero presto o tardi ridotti a un binomio, e che dell'eletta compagnia avrebbe fatto comunque parte l'azienda friulana. Ma chi, degli altri due «global players», ammainerà bandiera? Un insieme di indizi, una pluralità di indicazioni fanno convergere i «sospetti» sulla Voestalpine Industrieanlagenbau (Vai), segnalata da più parti come la piú probabile candidata a mettersi sul mercato. Ci sarebbe anzi di più.

L'invito da Londra

Da Londra la sezione «corporate» di una primaria banca europea avrebbe suggerito a Danieli di considerare possibile e vantaggiosa l'acquisizione di questo concorrente con il quale, in passato, ha condiviso lunghi tratti di strada comune; per esempio, nelle commesse russe chiavi in mano. A Buttrio, però, ci si guarda bene dal confermare queste indiscrezioni. Benedetti dirotta il discorso lontano; e la banca, che difficilmente si sarebbe mossa autonomamente, fa il pesce in barile.

Che non si tratti di astratte congetture lo provano dei dati di fatto. Il primo è lo stato di salute della multinazionale friulana che sta affrontando la depressione del mercato siderurgico da una posizione di forza, creata con la diversificazione del prodotto, con acquisizioni di nicchia (esemplare l'acquisto della tedesca Froehling) e con una politica aggressiva nella ricerca. Queste qualità le hanno fatto guadagnare una solida reputazione e patenti di eccellenza da più parti.

L'ok di Deutsche Bank

L'ultima le è stata rilascata dalla tedesca Deutsche Bank, che ha promosso Danieli a pieni voti indicandola anzi - per la saldezza della sua struttura finanziaria, evidenziata dalla progressione quinquennale delle vendite per addetto - prima della classe. «Best in class», appunto, è la lusinghiera annotazione in margine a un rapporto sullo stato dell'arte dell'ingegneria siderurgica a Buttrio. «Best in class» rispetto a tutti i concorrenti; non soltanto ai giganti, ma anche alla frotta dei pigmei, giapponesi compresi. Questa pagella è stata, in ordine di tempo, l'ultimo suggello a una primogenitura conquistata sul campo: un'accorta strategia produttiva, modulata su più fronti, l'ha infatti proiettata ai vertici delle graduatorie. Oggi Danieli detiene il 65% del mercato mondiale dei "lunghi" e il 30% di quello dei "piani", un traguardo inimmaginabile una manciata di anni fa. Inoltre queste dinamiche prospettano ulteriori attese di sviluppo, le stesse che hanno convinto gli analisti londinesi a piazzare Danieli in "pole position" sulla scacchiera delle acquisizioni; ma dalla parte di chi le fa e non di chi le subisce, proprio per la capacità di pilotarle senza condizionamenti e a proprio esclusivo vantaggio. La flessione del titolo (su un flottante pari al 24% del capitale) non é ritenuta affatto di impedimento a un'espansione giudicata dagli esperti del settore coerente con le potenzialità dell'azienda friulana. Ecco perché una Danieli in salute e una Voestalpine in difficoltà sono due tasselli speculari che, combaciando, potrebbero trovare l'intesa a celebrare un matrimonio di interesse.

Tre leader nel mondo

Andiamo infatti per esclusione. La Sms Demag detiene la quota maggiore del mercato impiantistico, il 21-22%, contro il 15-16% di Voestalpine e il 14% di Danieli. Paradossalmente, è troppo grande per aspirare a diventarlo ancora di più; anche perché veleggia in un contesto non proprio tranquillo. Di recente ha avviato un programma di riduzione dei costi e del personale per complessive 620 unità, che l'autorevole Frankfurter Allgemeine giudica però insufficiente ad appianare le perdite previste quest'anno. In più ha altre zeppe al piede: problemi residuali da vecchi contratti e una struttura azionaria giudicata instabile (Man, che possiede il 50% dei diritti di voto, mediterebbe di abbandonare il campo). Non è dunque casuale che negli ultimi quattro anni abbia ridotto i volumi e che nello stesso periodo Danieli l'abbia sopravanzata nei più significativi indicatori di crescita.

Linz in piena crisi

Peggio è andata a Voestalpine (Vai), passata da 4500 dipendenti a 3500 nel volgere di poche stagioni. A fronte di un calo di ordini, le acquisizioni fatte si sono ritorte sui profitti, comprimendoli. E nonostante la ristrutturazione iniziata nel '99 , anno infausto per le vendite collassate di circa il 35%, sia le performances reddituali sia il tasso di utilizzo della capacità produttiva hanno scartato ogni aspettativa creando ulteriori motivi di preoccupazione. Contestualmente il portafoglio ordini si è, se non sgonfiato, ridotto; e la conseguente sotto-utilizzazione degli impianti si è riverberata sulla tastiera dei costi, aumentandoli, con un effetto domino sugli investimenti, riducendoli. Di queste difficoltà e della crisi dell'acciaio in generale ha risentito il titolo che - con un flottante del 50,3% di cui il 23% in mano a investitori statunitensi - ha perduto quest'anno circa il 50% sull'indice della Borsa austriaca. Qualcuno osserva al riguardo che una flessione così marcata può provocare disaffezione nei risparmiatori proprio mentre cresce nell'azienda il fabbisogno di liquidità. Da un altro punto di vista, potrebbe invece fare di Vai un bersaglio più accessibile. Lo confermano indirettamente recenti trattative tra la finanziaria Andlinger e i due maggiori azionisti, per la cessione di una significativa partecipazione di minoranza nella capogruppo VaTec; che però sono svaporate in fumose dichiarazioni. È la somma di queste considerazioni a indurre gli osservatori del mercato siderurgico a prevedere come probabile un prossimo sommovimento nel settore chiave dell'ingegneria impiantistica. E nessuno di loro fa mistero del fatto che la più indiziata a esserne protagonista "passiva", a venire cioè acquisita, sia proprio l'azienda austriaca; e che ad avere le spalle più robuste per acquistarla sia soprattutto (se non soltanto) la Danieli. Poco importa che fino a qualche anno fa la prima fosse un astro di prima grandezza nel firmamento della metallurgia, già fiore all'occhiello dell'ex conglomerato dell'acciaio di stato austriaco il cui erede - la Voestalpine Stahl (Stahl, appunto, sta per acciaio) - è noto in regione per avere inutilmente chiesto di costruire un'acciaieria prima a San Giorgio di Nogaro, e dopo sulla cassa di colmata del Lisert a Monfalcone, per almeno mille miliardi di investimento e 750 addetti.

La mossa a Buttrio

Sulla base di questi dati e di simili constatazioni, correnti nel circuito delle banche d'affari, da Londra sarebbe arrivata a Buttrio una "sales pitch", ovvero l'invito esplicito ad acquistare la Voestalpine Vai. Danieli - come visto - non conferma e non smentisce la richiesta, limitandosi ad ammettere il "report" lusinghiero sulla sua struttura finanziaria. Nel frattempo, dal quartier generale di Linz rimbalzano voci su un management sempre più orientato a cercare un salvagente esterno, per risolvere (tramite la vendita tout court o una "joint venture") le difficoltà finanziarie del colosso impiantistico austriaco. Se tutti questi tasselli si incastreranno nel puzzle immaginato oggi dagli analisti londinesi, la stella Danieli potrebbe brillare domani anche su Linz.