IL GAZZETTINO 28-03-2001
Vittorio Veneto
Emma Bonino viene apposta da Roma, fin qui a Vittorio Veneto, per sostenere il candidato locale Marco Zardetto e John Fischetti, candidato a Pordenone, due disabili impegnati a difendere la libertà di ricerca e di utilizzo degli embrioni «sovrannumerari» per «dare una speranza» agli affetti da malattie genetiche. Fuori dell'Hotel Terme c'è un banchetto della Lista Emma Bonino e una militante che fa miracoli per ottenere firme dai passanti. Ma non tira una buona aria. Pochi si fermano, pochissimi firmano.
«Bonino ? No grazie».
«Noi obbediamo alla legge elettorale - spiega l'onorevole Bonino - una legge di vero accanimento burocratico, che pone difficoltà assurde, come per esempio il dover allegare il certificato elettorale di chi ha firmato per la presentazione della lista. La legge consente ormai di autocertificare quasi tutto, e il buon senso vorrebbe che dopo aver identificato una persona, il fatto che sia iscritta alle liste elettorali dovrebbe essere autocertificabile senza rischi».
- Dopotutto non è illogico che la legge riservi la presentazione di una lista ai partiti che dimostrino di avere un seguito.
«Io sono d'accordo che un partito debba dimostrare che esiste, in un dato collegio, se vuol presentare una lista. Però sono contro la burocrazia stupida, contro i certificati, contro le difficoltà a procurarsi le figure che possono certificare l'identità dei firmatari. E poi, tutti sullo stesso piano. Perché tutti sanno che nessun grande partito ha rispettato queste norme. Sono ancora lì a litigare per le liste. Faranno come alle regionali, le chiuderanno a tre ore dalla scadenza, e miracolo! in tre ore raccoglieranno i milioni di firme necessarie, le certificheranno, otterranno da mille comuni i certificati elettorali. Ma chi credono di prendere in giro? Dopo le regionali abbiamo fatto 83 esposti, e ben poche procure hanno finora preso in esame la cosa, ma quelle che l'hanno fatto hanno verificato cose turche. Le elezioni in Molise sono state annullate, in Campania hanno chiamato a testimoniare 2000 attivisti. Insomma è nota a tutti, partiti e stampa, questa illegalità diffusa e massiccia. Ma se ci sono delle regole, perché debbono applicarle i radicali e gli altri no?».
- Onorevole Bonino , i radicali tornano ai temi classici.
«Sì, ed è un bene. Puntiamo tutto sulla libertà della scienza e della ricerca, sulla liceità dell'utilizzo degli embrioni sovrannumerari e della clonazione terapeutica. Un tema tabù, né Rutelli né Berlusconi parlano chiaro, lo fa solo Ruini, portatore di una posizione teocentrica. Io dico: libera Chiesa in libero Stato, basta con l'oscurantismo di Ruini, abbiamo diritto di decidere noi non il Vaticano, e molte persone affette da malattie genetiche attendono dalla ricerca una speranza».
- Non è oscurantismo ma pensiero diverso dal vostro. Se l'embrione è persona, non si può usarlo per la salute di altre persone.
«Rispetto l'opinione di tutti, ma chiedo che la Chiesa resti fuori degli affari dell'Italia. La ricerca e la clonazione terapeutica sono lecite in tutta l'Europa. Vietarle in Italia, per ossequio al Vaticano, significherebbe consentire che i ricchi vadano a operarsi all'estero, mentre i poveri restano in Italia con meno diritti degli altri cittadini europei».
- Cosa ne pensa della legge sul cosiddetto federalismo?
«Non c'è ancora una posizione dei radicali, ma posso dire cosa penso io. Penso che è una legge approvata solo per dimostrare che una maggioranza c'era. Per giustificarla, il centrosinistra spiega che sono piccoli passi verso il federalismo. Ma il federalismo è ben altro: e in fatto di riforme costituzionali, i piccoli passi, le leggi provvisorie, votate sulla promessa che saranno presto migliorate e integrate, sono un errore pericoloso. Anche perché le norme provvisorie, in Italia, reggono almeno mezzo secolo.
- Siete più vicini a Berlusconi o a Rutelli? Farete accordi locali con Polo o Ulivo, in qualche parte d'Italia?
«Non faremo alcun accordo. Siamo fuori della logica dei Poli. Rutelli, ormai, è chiaro, è il candidato di un'armata eterogenea, in disaccordo su tutto e d'accordo solo nell'attaccare Bossi e Haider. E Berlusconi, bè, è un continuatore, non un riformatore. È lui che ha permesso di continuare all'Italia dei trenta partiti».
- Lei non crede che il Polo farà davvero le riforme che promette, se vincerà le elezioni?
«Non ci credo per nulla: Berlusconi, quando ne ebbe la possibilità, per esempio sulla separazione delle carriere in magistratura, mandò la gente al mare, nonostante quello fosse uno dei suoi impegni elettorali. E farà altrettanto ora».
Alvise Fontanella