Il Piccolo 11-10-2001
Primi commenti sui progetti illustrati dal sindaco per il futuro
Paoletti: «Uno sviluppo armonico senza monovocazioni»
Dall'inviato BRUXELLES «Condivido l'idea di Dipiazza sullo sviluppo del Porto Vecchio, e mi va bene l'idea dell'architetto Botta di un'Expo galleggiante. Ma faccio una proposta: Trieste Futura regali il progetto De Solà-Morales al Comune. Un dono alla città che così non dovrà spendere altri soldi in ingaggi di nuovi architetti, né attendere altro tempo per partire e fare finalmente qualcosa».
Nessuna polemica: il presidente della Camera di commercio Antonio Paoletti, giunto a Bruxelles per inaugurare i nuovi uffici camerali vicini alla sede del Parlamento europeo, non ne ha lontanamente voglia. Anche se la sua posizione ‹ comune del resto a tutta la giunta camerale ‹ è chiara: per Trieste non devono esserci preclusioni sullo sviluppo economico, né monovocazioni. Lo dice Paoletti, lo ribadiscono tutti i componenti della delegazione del «motore economico di Trieste» presenti a Bruxelles. «Non sono d'accordo sull'elenco di categorie economiche più o meno importanti, dice il presidente: un'industria pulita, altamente tecnologica è importante così come tutti gli altri settori, in uno sviluppo armonico». Uno sviluppo armonico, equilibrato: mai come ieri a Bruxelles dai rappresentanti delle varie categorie è emersa una così forte sintonia di posizioni, un'unitarietà di obiettivi. «È un rischio per la città parlare di monovocazioni economiche ‹ dice il vicepresidente degli Industriali Stefano De Monte ‹: se l'unico settore trainante va in crisi, trascina nel fosso l'intera città».
«Un maggiore sviluppo turistico mi trova pienamente d'accordo» aggiunge Fulvio Bronzi, presidente della Confartigianato, «ma non basta: una monovocazione non regge. Una buona sintesi, in grado di fare da volano, potrebbe essere la riqualificazione del Porto Vecchio con la presenza di imprenditori del settore nautico da diporto e ricettivo. Tutto questo darebbe una mano allo sviluppo dell'artigianato e delle piccole medie imprese». Posizioni su cui si ritrova anche il presidente dell'Ures (Unione economica regionale slovena), Marino Pecenik: «L'unico rischio è che tutti questi continui annunci e progetti disorientino la gente: bisogna partire». Dello stesso avviso Manlio Romanelli, presidente dei giovani imprenditori di Confindustria e vicepresidente di Friulia: «Non creiamo falsi miti, Trieste non ha le caratteristiche né la storia di Montecarlo. Dobbiamo pensare a uno sviluppo graduale su tutti i fronti con progetti che possano fare da volano. L'Expo è un'operazione industriale che, se studiata bene, potrebbe dare una grossa spinta».
Anche da Ottorino Millo, vicepresidente di Confcommercio e presidente nazionale della Federazione benzinai, arriva il no alla monovocazione economica: «A Trieste servono ancora i servizi necessari alle piccole e medie imprese, soprattutto a quelle ad alto contenuto tecnologico. Non siamo neppure riusciti a ottenere uno straccio di casinò in regione: quello sì diventerebbe un volano interessante». Da Trieste arriva intanto la voce del presidente degli Industriali Anna Illy: «Dipiazza dovrebbe definire il termine di "industria". Perché in alcune occasioni ha mostrato di non essere interessato all'area scientifica, in altre ha parlato con favore di realtà piccole e ad altissima tecnologia...» Il tutto proprio mentre Assindustria e Area di ricerca stanno rinsaldando i legami per garantire le necessarie integrazioni.
«Insomma - dice ancora Anna Illy - siamo molto preoccupati. Mancano le aree per allargare i nostri insediamenti, ma si favorisce il Porto... La cosa mette a disagio. E poi c'è la questione dei patti territoriali: se non vogliono darci le aree necessarie è inutile parlarne». Oggi è in programma in Confindustria la consulta dei presidenti: «E due parole con il Antonio D'Amato cercheremo di scambiarle», anticipa Anna Illy.
Giulio Garau