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Il Piccolo 23-11-2001

Secondo Picula l'accordo è stato siglato

Italia-Croazia: il «giallo» del Trattato di amicizia divide Roma e Zagabria

TRIESTE - Italia e Croazia seprate in casa Ince? Se lo chiedete ai protagonisti della politica estera dei due Paesi vi sentirete rispondere con energia di no. Ma i fatti inducono a tutt'altri pensieri. Sì, perché ieri a Trieste, in occasione del vertice dei capi di governo dell'Iniziativa centroeuropea, gli occhi erano tutti puntati sugli «itinerari» politico-diplomatici delle delegazioni croata e italiana. Nella memoria il calmoroso «strappo» dopo il conferimento della medaglia d'oro al valor militare all'ultima amministrazione italiana di Zara da parte del Quirinale e la rapida «ricucitura» relativa alla ripresa del negoziato sul Trattato bilaterale di cooperazione e amicizia che, come vedremo, viene valutata da due scuole di pensiero non proprio coincidenti.

Mercoledì scorso il sottosegretario agli Esteri, Roberto Antonione non aveva dubbi: «Non c'è alcun incontro bilaterale in agenda tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il premier croato Ivica Racan», aveva affermato. Ma ieri il livello di attenzione non è diminuito. Anzi. In prefettura, infatti, all'ora di pranzo, le strade del ministro degli Esteri italiano, Renato Ruggiero e del suo «collega» croato, Tonino Picula vengono inevitabilmente a coincidere. Nessun incontro ufficiale, ma i due sono stati visti per alcuni minuti appartati colloquiare a quattr'occhi. Difficile credere che abbiano parlato del tempo atmosferico o del menù.

Nel pomeriggio il titolare della Farnesina interrogato dai giornalisti affronta la questione. «Non ci sono stati incontri bilaterali», afferma Ruggiero e non ci sono «grandi ostacoli», prosegue, che si frappongano alla firma del Trattato bilaterale di cooperazione. La posizione dell'Italia sulla questione è «assolutamente stabile». La firma dell'accordo, spiega il ministro, «non è stata congelata». «Ribadisco che per il governo italiano gli accordi che sono stati fin qui sottoscritti vanno rispettati». «Se però - precisa Ruggiero - al di fuori di questi accordi ci sono dei casi che non conoscevamo, questi vanno esaminati». Ma questo, per il ministro, «non deve assolutamente mettere in forse gli accordi firmati». Poi Ruggiero ci tiene a precisare che «questa è la posizione del governo italiano». E puntualizza come il comunicato finale dopo l'incontro avuto alla Farnesina con le associazioni degli esuli «è stato emesso da palazzo Chigi».

Mistero risolto? Non proprio. Perché alcuni minuti più tardi il ministro degli Esteri croato, Picula, spiega che «il Trattato di amicizia è già stato parafato (siglato dai suoi estensori ndr.), cosa questa mai confermata dall'Italia. Anzi, quel testo, secondo Picula, ha ottenuto in linea di massima anche il placet del governo croato che spera si giunga quanto prima alla firma. Il capo della diplomazia croata, poi, si augura che Ruggiero possa tornare a Zagabria per concludere la missione che l'11 settembre scorso, proprio nella capitale croata, era stata interrotta dal tragico incalzare degli eventi americani. E l'incontro avuto con Ruggiero a Zagabria il 9 ottobre scorso in margine alla visita del capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi in cui i due ministri avevano discusso sia del Trattato bilaterale, sia del tema dei beni abbandonati? E la clausola di non discriminazione che Roma aveva chiesto a Zagabria di mettere in pratica nel processo di privatizzazzione tuttora in gestazione al «Sabor» e che faceva rientrare in gioco anche gli esuli?

Domande che, forse, potrebbero trovare una risposta oggi, se Berlusconi riuscirà a infilare nella sua fitta agenda di appuntamenti anche un incontro con il premier Racan così come è stato chiesto nelle ultime ore dalla delegazione croata. O, forse, troveranno un chiarimento a margine dell'incontro dei capi di governo dell'Iniziativa quadrilaterale (Italia, Croazia, Slovenia e Ungheria). O forse continueranno a rimanere nel limbo delle dichiarazioni e delle contro-dichiarazioni in attesa degli sviluppi del lavoro della commissione di giuristi, esperti di diritto internazionale che, istituita dalla Farensina dopo l'incontro con gli esuli, dovrà riesaminare la questione dei beni abbandonati.

m. manz.