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Il Piccolo 29-12-2001

Tondo: «La maggioranza è compatta»

«La devolution non è in ritardo. Allo Stato chiederemo certezza sulle risorse»

TRIESTE - Maggioranza regionale sull'orlo di una crisi di nervi a causa delle bizze dei leghisti? Macché. Ritardi nell'applicazione della «devolution» in favore degli enti locali? Neanche per idea. Difficoltà di rapporti con il governo centrale? No, però andrà definita quanto prima la questione dei cosiddetti «decimi», ovvero la quota di gettito fiscale che rimane in Friuli-Venezia Giulia, oggi insufficiente. Renzo Tondo, presidente della giunta regionale, approfitta della tradizionale conferenza stampa di fine anno per lanciare un messaggio distensivo, oggettivamente esagerato nei contenuti tranquillizzanti (quasi che le contrapposizioni e gli scontri tra alleati della Casa delle libertà non esistessero affatto), ma proprio per questo pregno di significato. Una sorta di «insomma, lasciateci lavorare» rivolto a chi «disturba» continuamente il manovratore. «Siamo in carica da sei mesi e mai come adesso nell'ultimo decennio - ha esordito Tondo - in Regione c'è stata stabilità di governo».

Difficile dargli torto, almeno prendendo in considerazione i numeri: quei 38 «sì» raccolti in Consiglio per la recente approvazione del bilancio 2002, frutto dei voti degli appartenenti alla Cdl più quelli portati in dote da parte del Cpr e dello Sdi, indicano in effetti una maggioranza bulgara. Difficile valutare però quanto solida, stante anche le continue punzecchiature soprattutto all'operato del presidente provenienti un po' da certi ambienti di Alleanza nazionale, un po' (anzi, soprattutto) dalla segreteria politica regionale del Carroccio. Critiche che Tondo ieri ha rispedito al mittente: «Sono ingiuste, anche alla luce di quanto questa giunta è riuscita a fare in soli sei mesi». Tra le «perle» della sua amministrazione, Tondo infila per prima proprio la Finanziaria 2002: licenziata il 21 dicembre (mentre una quindicina di altre Regioni italiane sono andate all'esercizio provvisorio) senza alcuna sommossa, né dell'opposizione, né dei sindacati, né degli enti locali, a differenza di quanto invece verificatosi gli anni precedenti. Altro cavallo di battaglia: la Sanità. Tondo ha difeso appassionatamente sia quanto previsto in proposito dal bilancio, sia le linee di riorganizzazione deliberate dalla giunta. «Ci hanno accusato - ha detto - di aver provveduto solo alla copertura del disavanzo del settore. Non è vero: accanto c'è anche quel piano della Sanità che, se non è proprio un piano a medio termine, poco ci manca».

E poi, via successi elencando: i provvedimenti in materia di assistenza e politiche sociali, la riforma del turismo, lo sportello unico per l'internazionalizzazione delle imprese, i passi a favore dell'innovazione tecnologica e della ricerca («Vero terreno di sfida - ha sostenuto Tondo - per lo sviluppo futuro del Friuli-Venezia Giulia»), i risultati ottenuti a livello romano nel capitolo delle nuove infrastrutture, il sostegno ai giovani, la predisposizione delle fondamenta per giungere alla devoluzione alle autonomie locali di importanti deleghe che ora fanno capo alla Regione. «Anche in quest'ultimo caso - ha ricordato il presidente - ci hanno contestato una volontà d'immobilismo inesistente. La verità è che ci sono passaggi che non possono essere affrontati con superficialità; e l'approfondimento responsabile richiede un po' di tempo».

Infine, la nota dolente: i soldi che lo Stato «elemosina» alla Regione. «Non vogliamo più essere considerati questuanti - ha spiegato Tondo - e non pretendiamo una lira di più di quanto ci spetta. Però chiediamo di avere la certezza dell'ammontare delle risorse attribuiteci. Per questo nei prossimi mesi sarà importante seguire la riattivazione della commissione paritetica Stato-Regione, a cui sarà demandata la trattativa sui decimi».

Alberto Bollis