Il Piccolo 21-04-2002
Il Centrodestra si mobilita per difendere un provvedimento che continua a dividere gli alleati
Tondo attacca «l'avversario» Illy: «Chissà cosa pensa dell'articolo 18 e delle riforme»
Intanto, come ha rilevato con una battuta anche il vicesindaco di Trieste, Codarin, quelli di An non si fanno vedere, confermando il loro imbarazzo sul testo
TRIESTE - La stessa sala della Stazione marittima, utilizzata solo due settimane fa dal Centrosinistra per lanciare il referendum, questa volta utilizzata per rivendicare con forza la validità della legge elettorale. Dopo gli applausi per le tesi presidenzialiste di Riccardo Illy, un identico numero di persone ha premiato Renzo Tondo: i due probabili protagonisti delle prossime elezioni regionali.
Un intervento, quello del presidente del Friuli Venezia Giulia, tenuto a conclusione del convegno «La legge elettorale regionale e la demagogia dell'Ulivo», organizzato dal gruppo di Forza Italia-Ccd. Tutto l'establishment si è mobilitato per «denunciare la mistificazione del Centrosinistra», non solo in tema di legge elettorale. «Basta, non siete voi i padroni di questo paese», ha tuonato Tondo, riferendosi all'opposizione. «In questi giorni una dichiarazione di Berlusconi su tre giornalisti palesemente di parte, ha suscitato un vespaio di polemiche - ha spiegato - e in Friuli Venezia Giulia la situazione è ancora peggiore. Veniamo dipinti come un gruppo di partiti capaci solo di spartirsi il potere, pensano di darci lezioni di democrazia e cercano di far passare il messaggio che non vogliamo far votare la gente. Abbiamo invece varato una legge facendo valere la nostra autonomia, migliorando un sistema elettorale (Tatarellum) che se applicato qui da noi rischia di dividere la regione. Ma a questo Centrosinistra, pur di tornare al potere, va bene tutto».
Dubbi sulla reale capacità di mobilitazione dell'Ulivo («noto già segni di stanchezza nella raccolta di firme»), una battuta nel caso non dovesse arrivare al numero necessario per indire il referendum («non occorrerebbe nemmeno votare, il loro candidato si ritirerebbe, basterebbe un decreto») e poi l'attacco all'avversario Illy e ai partiti che lo sostengono. «Chissà cosa pensa dell'articolo 18 e sulle riforme - ha rilevato ancora Tondo - e dell'Ulivo, partito della conservazione, in cui il vero leader è Cofferati». Una contrapposizione con il candidato in pectore del Centrosinistra portato anche negli altri interventi, coordinati dal consigliere Bruno Marini (Ccd), a cominciare dal forzista Giulio Staffieri («Non abbiamo bisogno di un governatore monocratico») e Renzo Codarin, vicesindaco di Trieste, intervenuto in rappresentanza dell'amministrazione comunale.
«Quello del presidenzialismo, al posto dell'indicazione presente sulla scheda, è un falso problema e spero che nessuna cada in questo trabocchetto», ha spiegato Codarin, molto probabilmente riferendosi agli alleati di An (non presenti), mentre l'assessore ai Trasporti, Franco Franzutti, si è soffermato sulle migliorie della legge rispetto al Tatarellum. «Serve un meccanismo che riduca la frammentazione e garantisca la governabilità: nel caso vincessero i no, invece, entrerebbe in vigore un sistema che prevede addirittura il listino di 12 consiglieri collegati al presidente. Un'elezione automatica - ha rilevato Franzutti - che raggrupperà i rappresentanti di tutti i partitini, pronti poi a dividersi. È necessaria invece una legge che mantenga unito il territorio, considerando poi che Trieste, se dovessero essere depositati i dati del censimento prima del voto, scenderebbe da 13 a 12 consiglieri». Una questione territoriale difficile, sottolineata anche dal consigliere Edoardo Sasco (Ccd).
Pietro Comelli