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Il Messaggero Veneto 31-01-2002

In un incontro con una delegazione ungherese proposta la promozione congiunta dei due vini

«Il Friuli non perderà il Tocai»

Bertossi (Cciaa): il nome e il prodotto non sono confondibili con quelli magiari

NIMIS - Il Tocai alla fine resterà in Friuli. E sarà un risultato che si potrà raggiungere attraverso le più classiche delle vie politico-diplomatiche. Insomma, la politica prevarrà sulla soluzione giudiziaria: le due ipotesi hanno corso finora in modo parallelo e quella che si sta svolgendo sul Tocai è una sfida che vede impegnati contemporaneamente su due fronti politici, imprenditori e rappresentanti delle istituzioni italiane e ungheresi. Ma su un dato gli esponenti della nostra regione sono concordi. il Tocai alla fine resterà in Friuli. Dopo l'incontro di ieri, alla Roncaia di Nimis, un rendez-vous politico-enologico, al quale hanno partecipato, oltre a Ervin Demeter, ministro della sicurezza della Repubblica d'Ungheria, il presidente della giunta regionale Renzo Tondo, il commissario dell' Ersa Bruno Pinat e il presidente della Camera di commercio di Udine Enrico Bertossi, pare che la strada politica abbia acquistato qualche chances in più rispetto alla possibilità che la regione ricorra alla Corte di giustizia.

Quasi ecumenico, il presidente della Regione Renzo Tondo, all'insegna del "volemose bene", ha allargato gli orizzonti, anzi i confini, della discussione, inquadrando il problema in un contesto più ampio, sottolineando che i rapporti di collaborazione fra i Paesi servono proprio a cercare di risolvere politicamente le questioni di questo genere. Perfettamente in sintonia il presidente della Cciaa (sponsor dell'evento insieme a Ersa e Comune di Nimis) Enrico Bertossi, grand comis degli eventi di promozione, che al termine dell'incontro ha espresso la convinzione che sarà la soluzione "morbida" a prevalere.

«L'arma migliore, in questi casi - ha affermato sornione - è quella di coinvolgere il "nemico", facendogli conoscere bene la realtà con la quale deve confrontarsi e facendogli vedere le diverse, possibili vie d'uscita. Tocai friulano e Tokaji ungherese sono vini diametralmente opposti e quindi non concorrenziali. Bene, promuoviamoli insieme allora. Noi in Ungheria e gli ungheresi in Italia. Oggi ho formulato la proposta e l'idea è piaciuta». Diplomazia a tutto campo dunque, sorrisi non di circostanza e forte disponibilità alla trattativa, sono i segnali, di buon auspicio, che arrivano da Nimis, insieme a una reale e palpabile disponibilità dimostrata dai produttori ungheresi, preludio a un prossimo ammorbidimento delle posizioni.

Ottimista su una possibile soluzione non giudiziaria, anche Bruno Pinat, il quale però ci tiene a ribadire che «questa rimane comunque una strada che seguiremo se necessario, perché l'interesse dei nostri produttori deve essere tutelato». «Ora la questione ha un'anima politica - ribadisce - e questo senza dubbio conta. Molti passi in avanti sono stati fatti, alcuni nodi sono stati già chiariti e i rapporti con la "controparte", devo ammetterlo, sono improntati alla massima serenità, ma noi, come abbiamo sostenuto fin dall'inizio, siamo intenzionati a ricorrere alla Corte di Giustizia europea se a trattative per l'ingresso dell'Ungheria nell'Ue concluse, la denominazione tocai dovesse continuare a rimanere un appannaggio ungherese». La scadenza temporale, a questo punto è il 30 aprile, data entro la quale si chiuderanno i negoziati di adesione, appunto.

Raffaella Mestroni