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Il Messaggero Veneto 15-01-2002

Ulivo e Rc: meglio il Tatarellum

L'opposizione si rinsalda: garantire le forze minori

TRIESTE - In parallelo con la Casa delle libertà, anche l'opposizione ha tenuto un suo vertice, trovando un accordo sulla totale ostilità al premio di maggioranza. Se rimangono la garanzia dei 36 consiglieri su 60. Ulivo e Rifondazione si batteranno perché si arrivi al Tatarellum, ovvero la legge in vigore nelle Regioni a statuto ordinario, giudicata, sian pure con qualche distinguo, un male minore. «Noi siamo per l'elezione diretta del presidente, e presenteremo emendamenti in tal senso.

Ma anche quanti non sono d'accordo, ritengono il problema secondario rispetto a un premio spropositato», dice il diessino Renzo Travanut. «Da quanto si legge e si sente dire in giro, visto che a oggi una proposta chiara non c'è, Polo e Lega, convinti di vincere, pensano di cucirsi addosso una riforma fortemente penalizzatrice del diritto di rappresentanza politica. Riteniamo inaccettabili sia un premio superiore ai 33 consiglieri, sia l'assenza di norme a garanzia degli sloveni e delle donne. Su questa base, è inutile pensare ad accordi bipartisan».

«Abbiamo individuato una posizione comune: la legge che il Friuli-Venezia Giulia dovrebbe darsi non può essere nel suo impianto peggiorativa del Tatarellum. Altrimenti è meglio questa», aggiunge Giorgio Baiutti (Sdi). «La maggioranza in realtà guarda alla possibilità di prendersi, con il 40% dei voti, un premio di 39 consiglieri: i 36 più i tre del listino. Quando Formigoni, in Lombardia, con oltre il 60% dei consensi, ha lasciato il 40% dei seggi alle opposizioni».

Analogo ragionamento è svolto dalla Margherita: «Vogliamo verificare se la Cdl intende davvero modificare le storture del Tatarellum, che ignora il problema della rappresentanza slovena, e prevede un listino sino a 12 candidati, a nostro avviso non democratico. Si tratta di problemi più importanti dell'impostazione presidenzialistica», dice Franco Brussa. «Se la volontà migliorativa c'è, possiamo confrontarci. Ma il primo passo dev'essere l'abbassamento al 55%. Altrimenti preferiamo la norma transitoria».

Bruna Zorzini, del Pdci è più analitica: «Rifiutiamo l'evoluzione del bipolarismo nel bipartitismo, che toglie rappresentatività alle forze minori, ma anche al territorio, basti pensare agli autonomisti, e riteniamo che la soglia dello sbarramento vada applicata solo ai partiti che corrono da soli. Ancora, per garantire una rappresentanza alla componente etnica slovena, proporremo un nuovo assetto delle circoscrizioni, introducendone una "di frontiera", oppure il meccanismo dello scavalcamento, adottato per le europee al fine di garantire la Svp».

«In quanto alle pari opportunità, si potrebbe pensare a porre l'obbligo, per il premio di maggioranza, di un recupero esclusivamente femminile, come avviene in altri Pesi europei, ovvero anche le liste a candidati alterni per sesso» conclude la Zorzini. «Vero che ci sono stati pareri di incostituzionalità, però, secondo gli studi di un coordinamento femminile nazionale, una scelta del genere andrebbe nella direzione della carta dei diritti di Bruxelles. E, giuridicamente, anche le riforme degli statuti regionali avrebbero valore costituzionale».

L.S.