Il Messaggero Veneto 19-03-2002
Il presidente del Lazio: non mi candiderei. Radicali schierati per il sistema americano
ROMA - Con una legge elettorale come quella appena approvata in Friuli-Venezia Giulia, il governatore del Lazio Francesco Storace non si candiderebbe mai. E questo perché, «togliere al popolo il diritto a decidere mi sembra davvero un po' buffo». L'attacco dell'esponente di An commenta proprio l'inversione in senso anti-presidenzialista che, secondo molti, sembra emergere riguardo l'elezione diretta dei presidenti di Regione, dal Friuli-Venezia-Giulia, che ha varato una legge proposta dalla Cdl che prevede l'indicazione del presidente ma non l'elezione diretta. «Mi sono candidato - dice Storace - quando ho saputo quale era il tipo di meccanismo. Se fosse dipeso dai partiti non sarei mai stato presidente e probabilmente non mi sarei neanche candidato. Comunque, credo che questa sia una questione circoscritta a qualche ambiente.
Qui nella Regione Lazio sia la maggioranza sia la minoranza non vogliono questo, forse l'unica che proporrà questa modifica sarà Rifondazione comunista, ma non credo ci siano i margini per poterla accettare». «Io - aggiunge il governatore del Lazio - sono indisponibile ad accettarla. Il presidente della Regione lo può fare tranquillamente un altro. Dunque, se passa un emendamento del genere, auguri». Anche il presidente della regione Toscana, Claudio Martini, ha criticato la legge di riforma elettorale del Friuli-Venezia Giulia. «È un passo indietro, è la Prima Repubblica che tenta di tornare in prima fila», ha commentato Martini secondo il quale l'elezione diretta del presidente della Regione è una risorsa, non un impaccio o un impedimento. Intanto, i radicali si schierano contro il referendum promosso dall'Ulivo per abrogare la riforma elettorale appena votata dalla Casa delle libertà.
Ma, allo stesso tempo, contestano anche la soluzione appena approvata dal consiglio regionale e già progettano un referendum abrogativo «per introdurre - spiegano - il presidenzialismo all'americana». «Un merito - dice Gianfranco Leonarduzzi dei comitati radicali - per paradosso, la legge elettorale varata dal centro-destra ce l'ha, ed è quello di aver convertito al presidenzialismo forze politiche fino a ieri lontanissime». Secondo i radicali, «il comitatone pro referendum, quindi pro Tatarellum, nulla ha a che vedere con la legge elettorale, per il semplice motivo che quella emendata dal centro-destra non è peggiore del Tatarellum: ambedue sono castelli di sabbia che riconducono a interessi di bottega». L'unica soluzione, secondo i radicali, «resta quella all'americana - prosegue - perché il presidenzialismo o è serio o non è».