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Il Piccolo 09-12-2001

Un'indagine commissionata dalla Cgil alla Peopleswg sul ruolo del sindacato evidenzia un'inaspettata sensibilità sull'argomento di due cittadini su tre

A Pordenone piace lo Stato sociale, non le privatizzazioni

PORDENONE - "Lo stato sociale va difeso e non destrutturato, no all'apertura ai "privati": la pensano così due cittadini su tre della provincia di Pordenone, e soprattutto i soggetti con più di 35 anni, che sono lavoratori dipendenti e assunti a tempo indeterminato, impiegati nell'industria e nei servizi alla persona, addetti di aziende con più di 50 dipendenti, e che si collocano, politicamente, a centro sinistra e sinistra. Diversamente schierati, e quindi aperti ai cambiamenti, anche se rischiosi, sono soprattutto uomini, persone con meno di 24 anni, che risiedono in città, o studenti e politicamente vicini al centro destra.

Ancora: l'elevata mobilità del lavoro coincide con minori tutele, è opinione condivisa dal 55% degli intervistati; la funzione del sindacato è utile per il 50%, ma il suo ruolo dev'essere più tecnico e meno politico: tra le ragioni della mancata iscrizione viene indicata, ed è il primo motivo in assoluto, la sua eccessiva politicizzazione. Sono alcuni dei risultati emersi dall'indagine commissionata dalla Cgil della provincia di Pordenone alla Peopleswg sul tema "Il ruolo del sindacato". «Un'indagine - spiega il segretario provinciale, Mauro Cignola - che abbiamo voluto realizzare per verificare le attese delle persone che vivono nel territorio e la percezione che hanno nei confronti dell'organizzazione». Quel che è emerso, e che andrà approfondito, sarà utile ad «affinare i metodi di intervento e quindi calibrare l'operato della Cgil».

Una provincia, il Friuli Occidentale, in cui viene fortemente avvertita l'esigenza di difendere lo stato sociale, dato che l'indagine attesta ad un livello superiore rispetto alla media nazionale. Rispetto al lavoro, fermo restando che la precarietà viene percepita come rischiosa e poco tutelata, al primo posto i pordenonesi pongono la retribuzione, al secondo la stabilità, al terzo i rapporti con i colleghi, e, di seguito, la sicurezza ambientale e la possibilità di svolgere un lavoro interessante. Il grado di soddisfazione rispetto all'occupazione è molto collegato all'autonomia decisionale e all'interesse delle mansioni svolte.

Al sindacato si chiede soprattutto di tutelare il posto di lavoro, di rinnovare i contratti e solo in terza posizione c'è la difesa dello stato sociale. Dovrebbe dispiegare energie soprattutto nel facilitare l'inserimento nel mondo del lavoro di chi cerca il primo impiego, occuparsi della sicurezza nei luoghi di lavoro, nel favorire il reinserimento di chi il lavoro lo ha perso.

La critica arriva dalle risposte alla domanda «perché un lavoratore non si iscrive al sindacato?». «Perché i sindacati sono troppo politicizzati» è l'affermazione che va, nettamente, per la maggiore. La seconda di elevato gradimento è «perché i sindacati sono poco adeguati al mondo del lavoro di oggi». Un giudizio che trova conferme nel quesito successivo, quello sul come venga vista la Cgil provinciale. I due terzi degli intervistati la ritengono troppo politicizzata, il 50% ritiene che attui politiche contrattuali inadeguate; allo stesso tempo i due terzi la trovano ben organizzata e a contatto con gli iscritti ed efficace nell'affrontare i problemi. Le medesime domande tra gli iscritti alla Cgil migliorano il dato ed il grado di soddisfazione è discreto. Nella "pagella" nella quale si assegnano i voti all'organizzazione, 38 sono le insufficienze, 53 i voti da 6 a 8, e 7 assegnano il punteggio massimo.

e.d.g.