Il Messaggero Veneto 20-02-2002
Sondaggio Swg su sistema elettorale e orientamento dell'elettorato in Friuli-Venezia Giulia
Cdl al 52,6% (Fi al 32), centro-sinistra al 30,6 e Ds secondo partito con il 13,7
TRIESTE - Gli elettori del Friuli-Venezia Giulia vogliono scegliere direttamente il presidente della giunta regionale: è il risultato del sondaggio condotto dalla Swg di Trieste (per conto di un committente di area del centro-sinistra) che darebbe ragione a quanti continuano a sostenere la causa dell'elezione diretta del capo dell'esecutivo, al posto di una semplice indicazione. Lo studio è divulgato in una fase cruciale per le istituzioni della regione: proprio in questi giorni infatti il consiglio sta discutendo la nuova legge elettorale, che non prevede la possibilità per i cittadini scegliere direttamente il presidente della giunta regionale, così come invece accade nelle regioni a statuto ordinario. Un metodo che, invece, perlomeno stando al sondaggio, sarebbe più che gradito anche qui: di fronte all'alternativa fra elezione diretta, "come si fa per i sindaci", o voto per le sole coalizioni di partiti "eventualmente indicando il nome del presidente", il 75 per cento degli intervistati si è detto d'accordo con l'elezione diretta. Si tratta di una percentuale che rimane costante in tutte le province regionali, con una punta del 77 per cento a Pordenone e un minimo del 73 per cento a Udine, dati fra l'altro resi ancor più attendibili dal bassissimo numero di persone che non hanno voluto rispondere.
Il dato non cambia guardando le disaggregazioni per area politica: in questo caso quelli maggiormente presidenzialisti sono gli elettori di destra e centro destra, favorevoli all'elezione diretta per il 79 per cento, così come quelli dell'area di centro, mentre se si guarda a coloro che si dichiarano di sinistra o di centro sinistra, la percentuale scende un po, attestandosi al 67 per cento. Coloro che hanno preferito non collocarsi politicamente, sono favorevoli all'elezione diretta per il 78 per cento. La questione ricoprirebbe fra l'altro anche una grande considerazione fra i cittadini della regione: il 53 per cento definisce "importante" la differenza fra le due proposte, il 26 la definisce "molto importante", solo il 20 per cento la ritiene "poco" o "per niente" importante. In questo caso le differenze per provincia sono leggermente più marcate: se riuniamo i dati di coloro che danno molto peso al metodo elettorale si va dall'81 per cento registrato in provincia di Pordenone, al 76 della provincia di Gorizia, con Udine all'80 per cento e Trieste al 78.
Un interesse che non cambia se guardiamo ai risultati per aggregazione politiche: qui il dato più alto, con l'81 per cento degli intervistati che definiscono "importante o molto importante" la differenza fra i due metodi elettorali, spetta ai non collocati politicamente, ma siamo sempre in presenza di scarti non superiori ai quattro punti. La preferenza per il presidenzialismo vincerebbe, secondo il sondaggio, anche in un ipotetico referendum. Il 54 per voterebbe a favore del presidenzialismo, ma non manca anche una fetta considerevole di persone, il 35 per cento, che hanno già dichiarato di non voler partecipare ad una consultazione di questo genere. La provincia in cui la percentuale di voti a favore del presidenzialismo sarebbe maggiore è quella di Gorizia, con il 66 per cento, quella più bassa è a Pordenone con il 51, a Trieste è stato registrato il 56 e a Udine il 52. Il "si" all'elezione diretta vincerebbe, con percentuali che vanno dal 52 per cento del centro sinistra al 58 del centro destra, anche in tutte le aree politiche.
Il corpo elettorale della regione ha risposto positivamente anche a una domanda più tecnica, riguardo un aspetto strettamente legato all'elezione diretta del presidente della giunta regionale, vale a dire la necessità di ritornare alle urne in caso di dimissioni del capo dell'esecutivo eletto direttamente: la risposta ha escluso la possibilità per il consiglio di nominare una nuova giunta dopo una crisi di governo o le dimissioni del presidente. La percentuale però in questo caso è stata molto più risicata, visto che solo il 54 per cento ha indicato la necessità di andare a nuove elezioni, mentre il 46 per cento ritiene opportuno che la coalizione di maggioranza possa nominare un nuovo capo dell'esecutivo. I dati non cambiano di molto se si guarda alle singole province, e neppure rispetto ai dati raggruppati per aree politiche con la sola eccezione degli elettori dell'area di centro, contrari al ritorno alle urne. In regione sembra anche ormai tramontato il campanilismo: in media il 73 per cento del campione ritiene "una questione senza importanza" il fatto che il presidente sia un friulano doc, e se il risultato di Trieste e Gorizia appare abbastanza scontato, con il 90 e l'80 per cento, quello che balza agli occhi è il responso di Udine e provincia, dove la percentuale di coloro che ritengono la questione senza importanza è del 68 per cento, addirittura maggiore rispetto alla provincia di Pordenone, che ha fatto segnare il 64.
Lo stesso campione ha anche risposto a una previsione di voto: se si votasse oggi la coalizione vincente in Friuli-Venezia Giulia sarebbe ancora quella di centro destra, che ha ottenuto il 52,6 per cento di preferenze (contro il 51,3 delle ultime politiche), seguita dal centro sinistra con il 30,6 per cento (in flessione rispetto alle politiche dove aveva ottenuto il 34,3).
Per quanto riguarda i partiti politici il maggior numero di preferenze è andato a Forza Italia con il 32,1 contro il 28,1 delle politiche, seguita da An con il 13,7, un punto in più rispetto al dato di confronto. Distanti gli altri partiti: la Margherita non conferma il 21,8 per cento della politiche, scendendo all'11,7, mentre i Ds appaiono in ripresa con nel 13,7 contro il 9 cento delle consultazioni nazionali. Seguono Rifondazione Comunista con il 5,1, la Lega Nord con il 5,6, i Verdi con il 3,4, la lista Bonino con il 3 per cento, e poi le altre forze politiche.
Alessandro Martegani