Il Piccolo 13-01-2002
Antonione freddo con la Croazia: «Il trattato di amicizia? Deciderà Berlusconi»
TRIESTE - L'entrata della Slovenia nell'Ue? «Un'opportunità vantaggiosa soprattutto per una regione di confine come il Friuli Venezia Giulia e per Trieste in particolare». Il futuro del trattato di amicizia tra Italia e Croazia? «Nelle nuove funzioni di ministro degli Esteri, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, deve ancora esaminare la questione». Dalle parole rilasciate ieri a margine del convegno «L'Europa che vogliono i cittadini" il sottosegretario Roberto Antonione dà il nullaosta del governo italiano alla Repubblica slovena, frenando invece per quella croata. Un'amicizia con la Slovenia ribadita dai relatori dell'iniziativa, organizzata dalla Federazione popolari europei (Ppe), che passa proprio per il Friuli Venezia Giulia: «Una regione diversa dalle altre - ha sostenuto presidente del Comitato delle Regioni dell'Ue, il belga Jos Chabert - per la sua multietnicità, multiculturalità e il multilinguismo. Un microcosmo dell'Europa che, vista la vicinanza con le frontiere, svolge un ruolo d'avanguardia e di laboratorio per l'integrazione culturale e linguistica».
«Un confine crocevia che oggi è un punto d'incontro e non più di conflitto», ha rincarato il sottosegretario sloveno Genorio, pronto a parlare della Slovenia come di un Paese già pronto all'adesione. Percorso che, secondo il capo delegazione di Fi al Parlamento europeo, Antonio Tajani, è già testimoniato dal progetto del Corridoio 5 e da «un sempre maggiore coinvolgimento dei Paesi dell'Est, che dovrà interessare anche la Russia di Putin». Allargamento e consolidamento del Vecchio continente che, oltre alla Costituzione europea, dovrà passare attraverso il fondamentale contributo delle Regioni. «Bruxelles è distante dai cittadini europei - ha rilevato Chabert - e il nostro compito, grazie ai sei membri del Comitato delle Regioni, dovrà essere quello di esercitare un legame diretto tra la gente e le istituzioni. In tempi di mondializzazione, toccherà alle Regioni dare quell'identità mancante».
Tre i livelli (Unione, Stati membri e Regioni) indicati da Renzo Tondo, dove i cittadini chiedono «pace, mobilità, diritti civili, trasparenza e non vogliono anonimato» ha aggiunto il rappresentante della Carinzia Wurmitzer. Al centro della discussione il tipo di partecipazione in Europa che, per il presidente della Regione Valencia, lo spagnolo Eduardo Zaplana Haernandez-Soro, non sarà facile: «In Spagna esistono realtà, come la Catalogna, che sono in disaccordo con il lavoro del Consiglio delle Regioni - ha detto Soro - e cercano un'altra via. L'unica strada è quella di andare avanti tutti assieme, per un'Europa non solo economica ma che sia costume e progetto comune».
Quella delle identità è stato un concetto ripreso anche nell'intervento del presidente del Veneto, Giancarlo Galan, mentre è toccato a Roberto Antonione trarre le conclusioni: «Parlando di euroscettici e euroconvinti - ha detto il sottosegretario agli Esteri - si semplifica troppo. È cambiato il mondo, il concetto di Stato nazionale e gli interrogativi sono tanti. Solo in Italia, però, c'è qualcuno che, non avendo digerito il risultato elettorale, crea inutili e dannose polemiche».
Pietro Comelli