Il Piccolo 29-10-2001
Un iter più veloce per i Paesi balcanici
ZAGABRIA - L’accordo che oggi la Croazia firmerà con l’Unione europea (sottoscriveranno il documento il premier Ivica Racan e il commissario alle Relazioni esterne Chris Patten) non è lo stesso che ha firmato nel 1996 la Slovenia. Si tratta sempre del primo passo che prelude alla successiva adesione, ma lo strumento che l’Ue ha «creato» per i Paesi ex jugoslavi e balcanici è qualche cosa di diverso rispetto ai normali iter comunitari. La formula dell’associazione e di stabilizzazione è nata alla fine del 2000 proprio come strumento predisposto da Bruxelles per cercare di avere un ruolo istituzionale leader nel dopoguerra jugoslavo ed è più rapida del percorso «normale».
Il primo Paese a beneficiare di questa formula è stata la Macedonia che ha sottoscritto l’accordo il 24 novembre del 2000, proprio a Zagabria, città scelta dall’Unione per lo storico summit Europa-Balcani, dove, per la prima volta, è entrato sul palcoscenico continentale il nuovo presidente jugoslavo Vojislav Kostunica. Fu a Zagabria che i Quindici decisero il primo cospicuo intervento finanziario nell’ambito del cosiddetto Patto di stabilizzazione. Fu allora che Bruxelles ufficializzò lo strumento dell’accordo di associazione e stabilizzazione.
A partire da oggi la Croazia entra nella cosiddetta seconda fase. Zagabria avrà ora sei anni di tempo per dare vita alla non facile opera di armonizzazione dei propri standard normativi e istituzionali al cosiddetto «aquis» comunitario. D’ora in poi le relazioni tra Bruxelles e Zagabria saranno più fitte con periodoci punti sullo stato di avanzamento della Croazia lungo il sentiero che conduce all’adesione. D’ora in poi la Croazia inizia a godere di tutta una serie di privilegi che vengono concessi ai Paesi aspiranti all’adesione.
L’ingresso ufficiale di Zagabria nell’agone europeo assume poi una valenza strategica, in quanto, Bruxelles considera l’esempio croato un modello che in futuro si potrebbe proporre anche alla Jugoslavia del dopo Milosevic. Importanti ripercussioni si avranno anche per il Friuli-Venezia Giulia, finora confine esterno di Schengen. L’avvicinamento croato all’Ue, infatti, prevede anche una cooperazione più serrata tra le polizie dei Paesi comunitari vicini e la Croazia diventa così una pedina sempre più importante nell’azione che mira ad arginare il flusso nell’Ue dell’immigrazione clandestina.
m.manz.