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Il Piccolo 30-03-2002

Ancora un rinvio al Consiglio dei ministri: salta l'indicazione governativa sui quattro componenti mancanti della Paritetica. Si mobilita la società civile

Sloveni senza tutela, appello a Ciampi

Nella lettera, firmata pure dall'ex senatore Camerini, criticato l'approccio etnico alla vicenda

TRIESTE - Oggi, domani, forse mai. La formazione del Comitato paritetico per la minoranza slovena è diventata più che mai un affare di Stato. È il governo Berlusconi, infatti, a essere tuttora inadempiente, visto che per definire nella sua totalità l'organismo mancano le quattro indicazioni di sua pertinenza. L'ultima riunione del Consiglio dei ministri, l'altro ieri, non ha messo ancora all'ordine del giorno tale atteso adempimento. Da Roma è rimbalzata fino in regione solo l'apparente sollecitazione del ministro Giovanardi, che si è rivolto al collega La Loggia e a Gianni Letta per fare in modo che la questione venga presa in esame nella prima riunione utile dopo lo «stop» pasquale.

Un silenzio che inquieta non solo l'opposizione e la minoranza, ma anche la società civile, che ha deciso di farsi parte attiva inviando una lettera direttamente al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Nel testo, sottoscritto da esponenti politici (l'ex senatore Camerini, Stefania Japoce dei Ds e il consigliere comunale dell'Ulivo Silvano Magnelli) ma anche da Paolo Segatti, Roberto De Denaro, Gianfranco Hofer, Marco Coslovich e Fabio Nieder, viene stigmatizzata la mancata attuazione della legge di tutela, in seguito, viene specificato, «ad alcune decisioni che mostrano la volontà di trasformare il processo di attuazione della legge in una logorante guerra di posizione che ci riporta al passato».

Secondo i firmatari, i ritardi nell'applicazione della legge 38 «generano insicurezza e instabilità» e la colpa va chiaramente attribuita a un centrodestra «che propone una visione dei rapporti tra italiani e sloveni di tipo etnico, come se ritenesse che la nostra vita democratica per funzionare abbia bisogno che gli italiani e gli sloveni facciano parte di due comunità separate da un fossato invalicabile, in un senso e nell'altro». Una maniera di pensare, insomma, «superata dal senso comune affermatosi in Europa, dove sempre più si affermano identità miste e plurime», oltre a proporre un'idea etnica d'Italia «che è stata una delle premesse nel secolo passato per la scomparsa della presenza italiana in Istria e Dalmazia e non riflette la quotidianità dei rapporti tra uomini e donne a Trieste». Di qui la richiesta a Ciampi per far applicare il testo, «così da rispettare il Parlamento che l'approvò e la nostra dignità di cittadini».

Da Roma, intanto, arrivano segnali contrastanti. Sintomatici, comunque, di una certa divisione nel governo sulle indicazioni per il Comitato. Attizzata, pare, da Menia (An), con la sua interrogazione contro quel Bogo Samsa che, forte dell'appoggio del sottosegretario Antonione e del presidente regionale Tondo, si vedeva già eletto. Qualcuno arriva a dire che Samsa abbia già ricevuto, al riguardo, telefonate imbarazzate dai due. Tra i «si dice», sembra che il colloquio con Giovanardi possa aver ritagliato uno spazio tra i quattro per Boris Gombac (Sgps). Storie di inizio primavera?

f.b.