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Il Piccolo 22-03-2002

Mentre giunge un altro stop all'attesa indicazione del governo, alcuni esponenti dell'Sgps sono stati ricevuti dal ministro Giovanardi

Sloveni: «paritetico» fermo. E la spaccatura s'allarga

Gombac: «Chi pensa a ricorrere al Tar ricorda il marito che fa i dispetti alla moglie...»

TRIESTE - Il governo non decide, ma gli sloveni della minoranza già si spaccano. Separati, anche se in percentuali da definire, sulla composizione dell'ormai quasi leggendario comitato paritetico, che dovrebbe garantire l' applicazione della legge di tutela. Rissosi sui fondi, pochi, da spartire e sulle poltrone da assegnare. Impossibilitati a maturare una linea comune, sia a livello politico che per quanto concerne l'associazionismo. In una parola, deboli.

Non suona strano, dunque, che uno dei protagonisti dell'attuale «strappo» interno, Boris Gombac dell'Sgps, sia stato accolto ieri a Roma con un virtuale tappeto rosso (o azzurro, se preferite). Anche se, parola dei colleghi dell'Skgz e dell'Sso e dato assodato delle polemiche delle passate settimane, nella galassia slovena non dovrebbe rappresentare più dell'1 per cento dei «pianeti», il ministro per i rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, lo ha ricevuto con tutti gli onori. Assieme, detto per inciso, a quell'Alex Pintar la cui indicazione, da parte della giunta regionale, nel «paritetico» ha messo le basi per la frattura definitiva in seno alla minoranza, oltre che a una serie di ricorsi al Tar (delle stesse Skgz e Sso) tutti da valutare. «Facciano, facciano pure - taglia corto Gombac - anche se il loro atteggiamento mi ricorda quello del marito tradito che vuol fare dispiacere alla moglie... Al loro ricorso, infatti, potranno solo che seguirne degli altri, con danni per la comunità slovena, che vedrà slittare ad libitum la creazione del comitato paritetico, rischiando, dopo 24 mesi, di passare la palla, e la gestione, al governo...».

La polemica di Gombac sembra globale. Investe, infatti, non solo le naturali divisioni insite nella comunità etnica, ma anche lo stesso concetto di rapporto con il Governo. «In Giovanardi - racconta - ho trovato un ministro competente, preparatissimo al punto che conosceva uno per uno i Comuni carsici... Mi ha confermato che il Governo non ha ancora preso alcuna decisione per quanto concerne l'indicazione dei quattro noni "finali" nel comitato paritetico, che gli spettano. E, per quanto mi concerne, gli ho sottoposto un documento che mi sembra importante».

Nel testo Gombac evidenzia alcune priorità: qualità e crescita della scuola slovena, la nomina di una persona capace di fare da anello di collegamento tra il governo e la minoranza slovena («E che sia di gradimento di tutti, non come accadeva con Katia Belillo, che ci metteva alla porta...»), la restituzione alla comunità delle case di cultura nazionalizzate a suo tempo e, soprattutto, nuovi criteri per la ripartizione dei fondi, anche e soprattutto alla luce della legge 16. «Giovanardi - racconta Gombac - ce lo ha confermato: quei soldi non possono andare a società per azioni, srl, persino cooperative a responsabilità limitata. Il "Primorski dnevnik" (il quotidiano triestino in lingua slovena ndr), ad esempio, non ci rientra, casomai può puntare su una legge ad hoc...». Al di là di ogni considerazione, il governo sembra dunque fare affidamento sulla minoranza della minoranza. Gli effetti li conosceremo molto presto.

Furio Baldassi