Home | Documenti | Foto | Risultati elettorali | Link | Novità | Rassegna stampa | Comunicati stampa


RADICALI ITALIANI PARTITO RADICALE RADIO RADICALE NESSUNO TOCCHI CAINO Coordinamento Radicale Antiproibizionista NON C'E' PACE SENZA GIUSTIZIA POLITICAL RESOURCES ASSOCIAZIONE RADICALE ESPERANTO

Il Messaggero Veneto 14-06-2002

Il regista dei forzisti friulani replica ad Agrusti e rilancia la candidatura di Tondo nel 2003

Saro: rivedere la legge elettorale

Il deputato: nuovo testo prima del referendum. L'appello a Renzulli: torna con noi

di TOMMASO CERNO

UDINE - «La legge elettorale regionale si può modificare prima del referendum». Il coordinatore provinciale di Forza Italia, Ferruccio Saro, spiazza tutti e riapre inaspettatamente il capitolo della riforma approvata in Regione. Il deputato, infatti, si dice pronto a discutere di un nuovo testo della legge-voto prima della consultazione popolare voluta dall'Ulivo, per garantire il rispetto delle scelte dei cittadini ma anche dei rapporti tra il presidente, forze politiche e tutta la società regionale.

Bacchettate, invece, a Michelangelo Agrusti, che da Pordenone lo accusa di essere tra le cause della sconfitta al ballottaggio di Gorizia assieme ai vertici regionali del partito. Il deputato non ci sta e dà la sua ricetta per il 2003: la nuova Cdl, versione riveduta e corretta da Saro, avrà infatti porte aperte agli autonomisti e "ai tanti amici laici e cattolici persi per strada", primo tra tutti Aldo Gabriele Renzulli che Saro invita a un chiarimento politico.

Onorevole Saro, da Pordenone giungono strali contro la gestione dei Forza Italia e si chiede la testa dei vertici regionali. Come risponde al coordinatore Agrusti?

Non voglio entrare in polemica con Agrusti, io sono per la politica costruttiva e fatta di programmi.

Tutto qui?

No, non è tutto qui. Ero convinto che dopo la fine della prima repubblica, essendo passato del tempo, Agrusti avesse colto la lezione che veniva dalla storia delle vicende italiane e fosse cambiato. In questo senso ho anche speso qualche parola, che credo sia stata importante, per la sua nomina a coordinatore di Pordenone. Sembra invece che continui a ripercorrere gli stessi atteggiamenti che aveva dieci anni fa, tra cui la megalomania e la convinzione di possedere la verità assoluta, caratteristica che di solito è dei piccoli. L'altro fatto che mi amareggia è che Agrusti si è sempre mosso in politica nella speranza che le disgrazie altrui, che lui talvolta favorisce, lo possano fare emergere in qualche modo. E credevo anche questa gli fosse passata, ma non è così evidentemente.

Agrusti, però, supporta la sua tesi con i dati elettorali di Gorizia, che vedono la Cdl indebolita. Anche su numeri e percentuali, onorevole, si può obiettare?

In Friuli-Venezia Giulia Forza Italia e la Cdl hanno ottenuto in generale un buon risultato. Non fasciamoci la testa, dunque, prima di averla rotta. C'è un dato globale che dice che abbiamo perso, nel Nord Italia, alcuni ballottaggi per la litigiosità locale e per aver scelto candidati sbagliati. Ma soprattutto per la supponenza, che il nostro partito a volte ha, di credersi invincibile. Non lo siamo e il campanello d'allarme è suonato. L'importante è coglierlo in modo costruttivo, con molta umiltà e grande capacità di dialogo con la gente, eliminando ogni forma di arroganza.

Intende forse annunciare ai friulani che il berlusconismo è finito?

Dico che non si vince solo con San Berlusconi, ma con buone amministrazioni e radicamento sul territorio. A Gorizia avevamo il 60% di voti sulla carta e abbiamo perso perché ci siamo seduti. Prendiamo atto che probabilmente è terminata una fase storica, che vedeva contrapposti i partiti tradizionalmente più nazionalisti a quelli filo-sloveni, un retaggio che in gran parte risulta essere superato.

Dunque, persa Gorizia ora si deve ripartire. Agrusti dice però che la macchina di Forza Italia è ferma. Chi scende a spingere, onorevole?

Non è ferma. La Casa delle libertà è una macchina forte che, come tutte le macchine, va revisionata continuamente. Il nostro carburante deve essere la capacità di risposta concreta ai cittadini, per cui la spinta corrisponde, da qui al 2003, a garantire a Tondo il massimo appoggio per portare a termine il nostro programma.

Onorevole, tre cose da cambiare dentro Fi per vincere le regionali tra un anno. Non risponda Agrusti, ovviamente.

Uno: creare un partito più mobilitato e più motivato che partecipi alle decisioni, candidando tutti i nostri migliori uomini. Due: avviare una nuova fase della Cdl in Friuli-Venezia Giulia, così come da qui è partita l'alleanza che ha conquistato la fiducia degli italiani alle ultime politiche, e capire che siamo più forti quando non ci si adagia, quando c'è la voglia di cambiamento. Tre: attivare una serie di impegni assunti entro il 2003: devolution, sanità, innovazione, rapporti internazionali e infrastrutture.

Né Tondo, né Romoli godono di troppe simpatie oltre Tagliamento. Lei pensa che tra i cambiamenti qualcuno pretenderà anche qualche testa?

La fiducia a Romoli è fuori discussione. Chi oggi lo attacca in maniera strumentale forse dimentica che è un uomo indispensabile per mantenere gli equilibri all'interno di Forza Italia e con gli alleati della Casa delle libertà e che, se tutti abbiamo dei limiti, gli elementi equilibratori risultano ancora più importanti.

E il presidente Tondo, invece, resta il candidato da opporre all'Ulivo, probabilmente a Riccardo Illy?

Io appoggio la conferma di Tondo alla presidenza di questa Regione anche se il candidato, come è naturale, dovrà essere espresso da tutta la coalizione. Mi oppongo da subito a tutte le iniziative contro di lui, volte a creare le condizioni per la sua sostituzione con un manager della società civile. C'è un forte ritorno alla voglia e all'esigenza di politica ed eventuali azioni per favorire un disegno diverso vanno fermate.

Resta però lo spettro del referendum, onorevole, promosso per abrogare la legge elettorale e sostenere l'elezione diretta del governatore.

Il consiglio regionale ha fatto bene a fare questa legge. In Italia c'è una forte insoddisfazione per i super-governatori e molte Regioni per questo non funzionano, così come dimostrano alcune delle nostre sconfitte elettorali.

Per cui darete battaglia all'Ulivo per vincere il referendum?

Il referendum si può evitare, i tempi per una legge modificata ci sono. L'impianto della riforma attuale può essere ulteriormente migliorato, prima che si arrivi alla consultazione popolare e al tatarellum, una norma pessima che non risponde alle esigenze di autonomia del Friuli-Venezia Giulia.

Sta per caso dicendo che Fi è pronta a ridiscutere le regole del voto regionale del 2003 da subito. E cambiarle?

Vanno verificate le condizioni per farlo con tutte le forze politiche che hanno sostenuto la legge, l'importante è chiarirsi sugli obiettivi. Scegliere il presidente è giusto, ma è altrettanto giusto mantenere un legame saldo tra il governo, le forze politiche e la società regionale. Non si può più pensare a super-governatori, che si credono eletti da Dio e non dai cittadini, che non consultano le parti sociali, non dialogano con nessuno e, di fatto, rappresentano un sistema non democratico.

Intanto, però, al fianco dei sostenitori del no alla riforma elettorale si è aggiunto Renzulli col suo terzo polo. Che effetto le fa?

Non ci sono, nel sistema politico attuale, spazi per terzi poli che non siano sigle che raccolgono generico dissenso. Nostra priorità oggi è recuperare i rapporti con tanti amici di area laica e cattolica, primo tra tutti Aldo Gabriele Renzulli, per avviare un chiarimento e un percorso comune con l'obiettivo di innovare e riformare insieme la nostra regione.

E' un "mea culpa" oppure una scommessa politica, onorevole Saro?

Errori se ne sono fatti, ma chi si ferma è perduto. Da parte nostra c'è la volontà di un serio lavoro comune. Un grande sforzo che faremo anche verso l'area autonomista e le liste civiche che si sono costituite in molti comuni, con i quali intendiamo trovare ancora maggiori convergenze.