Il Piccolo 29-01-2002
«La Regione ha rifiutato il confronto con i professionisti. Ma noi non siamo disposti ad arrenderci»
TRIESTE - Deciso e corale «no» di tutti i medici della regione al piano di riordino della Sanità varato a dicembre. Un «no» di contenuto, di metodo e di sostanza, che i rappresentanti sindacali continueranno a dire ora provincia per provincia, incontrando i cittadini. Già ieri, per la prima volta uniti (tutte le specializzazioni e tutte le sigle sindacali, da sinistra a destra) hanno invocato un patto di alleanza con la gente: «Siamo sulla stessa barca, dobbiamo non far affondare la nave». Perché starebbe per affondare? Per molti motivi, ma soprattutto perché, secondo i medici, le azioni della Regione in campo sanitario stanno non solo prefigurando, ma davvero già introducendo un sistema privatistico che rompe il rapporto fiduciario col cittadino, intaccando i concetti di solidarietà ed equità sul quale si basa il servizio sanitario nazionale. Il modello americano è sulla porta, hanno detto i medici, e la porta è già aperta.
Era mezzogiorno quando il «summit» si è aperto con le parole soddisfatte del presidente dell'Ordine di Trieste, Giuseppe Parlato: «Mai vista tutta la categoria così compatta». Sergio Lupieri, segretario regionale della Fimmg, ha parlato a nome di tutte le sigle sindacali che raggruppano i medici di medicina generale, avvertendo all'inizio: «Non siamo disponibili a partecipare inerti alla perdita di un patrimonio di civiltà, questa Regione rifiuta di confrontarsi con i medici che conoscono la materia meglio di impiegati e politici: non è attrezzata per trattare una materia così delicata».
La vaghezza con cui si parla della medicina territoriale in questo documento, ha affermato ancora Lupieri, è il segnale più preoccupante: «Si creano le basi del disservizio, così da giustificare poi la creazione di società miste pubblico-privato, si vogliono introdurre ticket e più tasse senza aver prima sfruttato appieno le potenzialità del sistema». Opinione condivisa da Paolo Zanon, segretario regionale dei radiologi: «Per eliminare le liste d'attesa basta attingere alle leggi vigenti, pagando i medici extraorario. Invece si ricorre ai privati». Paolo Quondam, segretario dell'Anaao (ospedalieri): «Le Regioni rinunciano al controllo del mercato sanitario, i livelli di assistenza vengono resi sempre più bassi e si parla di "integrazione" coi privati, subito dopo con i privati si sostituirà il servizio pubblico». Escluse le ragioni economiche invocate dall'ente politico, hanno aggiunto i medici: «Negli Usa, dove milioni di persone sono senza diritto all'assistenza, per la Sanità si spende il 10 per cento del Pil, in Italia solo il 5. E qui arriveremo a una brutta copia appena del sistema americano». Zanon: «Per la spesa pubblica si è messo un limite invalicabile, per quella destinata ai privati si dice che è libera di salire».
Critica la situazione dell'Emergenza (il piano attuativo specifico è stato rimandato a marzo). Sergio Cercelletta, rappresentante degli anestesisti e rianimatori: «Gli ospedali di rete non hanno anestesisti di notte, attivare una équipe per un caso di emergenza è lungo e faticoso, lo si fa sempre meno. I casi urgenti vengono dirottati su Udine, Trieste, Pordenone. Un carico di lavoro che ha peggiorato il servizio. Queste riorganizzazioni - ha aggiunto - sono rischiose per i pazienti e per gli operatori». Dietro il pesante risentimento della categoria c'è anche il fatto che la Regione, lamentano i portavoce sindacali, non ha mai ascoltato i medici, nè risposto ai loro documenti (uno, specifico, era stato inviato il 12 dicembre).
Così la critica resta radicale. Anche sulle duplicazioni di reparti, dove sono previste unificazioni e gestioni comuni in dipartimento. «Ospedale e Università hanno compiti diversi, i "doppioni" non sono tali, non si può tagliare, bisogna trovare un sistema flessibile per un uso migliore delle strutture». Così anche gli Irccs vogliono una parificazione in tal senso: «Devono entrare nel circuito delle Aziende miste ospedali-università, altrimenti restano tagliati fuori perfino dall'aggiornamento tecnologico» (Sergio Parco, Cisl).
E a proposito di Aziende miste, c'è in cantiere anche una causa al Tar. Il piano regionale indicherebbe come avvenuta la convenzione che crea l'azienda integrata a Trieste, e invece il lavoro è tutto da fare. Cercelletta: «I medici che chiedono il confronto vengono ignorati e minacciati. La Regione deve dialogare con i tecnici della professione. Altrimenti questa riorganizzazione la farà contro di noi, senza di noi».
Gabriella Ziani