Il Piccolo 30-11-2001
Gli organizzatori della contestata serata annunciano che il nazista francese de la Maziere non sarà domani in città
Il quadro dello scrittore riprenderà il suo posto all'ingresso del Caffè San Marco
Il ritratto di Claudio Magris tornerà al suo posto al Caffè San Marco. Nei prossimi giorni, non appena lo scrittore rientrerà a Trieste da Roma, il gestore dello storico locale, Franco Filippi, lo inviterà per assistere alla ricollocazione del quadro, fatto togliere dallo stesso Magris all'indomani della notizia che il volontario della Ss, Christian de la Maziere, avrebbe cenato al San Marco al termine del convegno promosso dall'associazione Novecento. «Ci siamo sentiti al telefono e gli ho spiegato che non sapevo nulla di questa presenza», ha precisato Filippi. «Quando il professor Magris tornerà stapperemo una bottiglia di champagne e riappenderemo il ritratto».
Ma Christian de la Maziere, esponente della Waffen SS Charlemagne, non sarà a Trieste per l'ormai famoso incontro «Atmosfere in nero», in programma domani alla Marittima. «Non verrà, è vecchio e ammalato», ha fatto sapere Angelo Lippi, portavoce di «Novecento». La giornata di approfondimento sui tre intellettuali francesi, Céline, Brasillach, Drieu la Rochelle, che tra le due guerre aderirono alle idealità dell'estrema destra, non potrà dunque contare sull'ospite più inquietante e ingombrante. Una ritirata «diplomatica», sull'onda delle polemiche che hanno investito tutte le istituzioni e il mondo politico triestino, per finire addirittura in Parlamento con interrogazioni sdegnate al ministro dell'Interno Scajola? «Queste reazioni non c'entrano nulla», puntualizza Lippi. «Christian de la Maziere è ultraottuagenario e per di più non sta bene. Prima aveva dato la sua adesione, poi alcuni giorni fa ci ha telefonato per disdire l'impegno. Niente a che fare con la polemica: se non stesse male, lo andrei a prendere di persona».
Il convegno, in ogni caso, si terrà lo stesso. E si farà anche la cena per i relatori - tra gli altri, Giano Accame, Maurizio Cabona, Edoardo Fiore - nonostante il Caffè San Marco, luogo deputato al buffet, con tanto di accompagnamento di pianista francese, abbia prontamente preso le distanze dai contenuti del convegno, chiudendo letteralmente la porta in faccia ai promotori. «E così hanno fatto anche molti altri locali», ammette Lippi. Poi sdrammatizza: «Vedremo se qualcun altro ci darà ospitalità. Al limite, finiremo sotto il Comune...».
Due le questioni che all'esponente di «Novecento» non vanno giù. La prima: l'altolà alla presenza di Christian de la Maziere sarebbe nata da una ragione assolutamente pretestuosa. «Questo relatore - spiega - era stato da noi invitato perché conosceva bene Brassilach, poeta fucilato a 36 anni. De la Maziere è un uomo di cultura noto in tutta la Francia, un editorialista, accettato sia da destra che da sinistra. Ha fatto la guerra dalla parte sbagliata, questo è vero. Ma l'adesione alla "Charlemagne" fu un episodio della sua vita, e la divisione non era "nazista", bensì nazionalista e soprattutto anticomunista. Da nessuna parte poi c'era scritto che si sarebbe parlato di nazismo. Anche il premio Nobel Dario Fo fu paracadutista della Brigata nera... Vogliamo trattarlo ancora da fascista? E Albertazzi, Tognazzi, Walter Chiari? In fondo, la guerra è finita da sessant'anni». Seconda questione: il Comune, dice Lippi - come la Provincia e il Caffè San Marco - sapeva benissimo quali erano i nomi dei relatori invitati per «Atmosfere in nero». «Perché cascano dalle nuvole? Noi abbiamo seguito il normale iter delle richieste di patrocinio. Che motivo avremmo avuto di fare sotterfugi? Tanto più che non ci hanno dato una lira...».
Su quest'ultimo punto, però, la smentita del sindaco Dipiazza e dell'assessore alla cultura Menia è netta. Carte alla mano. Nella richiesta di patrocinio al Comune, datata 3 ottobre 2001, il presidente di «Novecento» descrive i contenuti del convegno e illustra il curriculum dell'associazione: da nessuna parte, però, viene menzionato il nome di Christian de la Maziere, nè si fa cenno ai suoi trascorsi. «Il Comune è vergine - sbotta il sindaco Dipiazza - abbiamo avuto addirittura i complimenti del prefetto per come ci siano comportati. Faccio un esempio: io ho concesso uno spazio per la Barcolana, non è mica colpa mia se, all'interno di esso, il dj Andrea Pezzi si è rifiutato di fare un minuto di silenzio per l'attentato in America?». «La giunta - precisa la nota ufficiale emessa dal Comune - ha concesso il proprio patrocinio soltanto per il convegno organizzato alla Marittima e dedicato alle figure degli intellettuali francesi Céline, Brasillach e La Rochelle. La giunta si dissocia da ogni ulteriore successiva iniziativa e particolarmente dall'incontro serale con appartenenti a formazioni militari condannate dalla storia e dalla comunità civile, per il quale mai sarebbe stato concesso patrocinio alcuno, peraltro non richiesto».
Nonostante la presa di distanza, però, la polemica non accenna a sopirsi. Gli esponenti del Centrosinistra Fulvio Camerini ed Ettore Rosato, nonché il capogruppo della Lista Illy, Roberto Decarli, hanno scritto al prefetto Grimaldi, sollevando il problema della «potenziale occasione di turbamento dell'ordine pubblico» rappresentata dal convegno e chiedendo al rappresentante del governo di valutare l'opportunità di negare l'autorizzazione. Il Centrosinistra e Rifondazione hanno quindi chiesto a Comune e Provincia di revocare il patrocinio. A sua volta, il consigliere provinciale di Rc, Dennis Visioli, si rivolge al presidente di Palazzo Galatti, Fabio Scoccimarro, per chiedere su quale documentazione e con il parere favorevole di chi è stato concesso il patrocinio della Provincia e come mai non si siano prese posizioni ufficiali di «distinguo ed estraneità». Paolo Salucci, coordinatore della Margherita, si dichiara invece «sbigottito» che la capogruppo di An in Comune, Alessia Rosolen, «arrivi a difendere l'indifendibile con un'apologia di "quella certa idea di Europa" che fu costruita sulle divisione di SS. Altro che pimpante destra delle tre I, Internet-Inglese-Impresa - ironizza Salucci - qui a Trieste siamo di fronte a una lugubre destra della Svastica e della Mazza».
Questa mattina, infine, l'onorevole Roberto Damiani depositerà un'altra interrogazione al ministro dell'Interno Claudio Scajola, la seconda dopo quella firmata dall'ex presidente della Camera Luciano Violante insieme ai deputati Alessandro Maran e Pietro Ruzzante. Damiani enumera quattro fatti e chiede al ministro di verificare se «esistano nessi politici, ideologici o di altra natura» tra di loro. I fatti sono: l'intenzione, «rientrata all'ultimo momento», dell'allora sindaco di Muggia Dipiazza di onorare nella toponomastica cittadina uno dei massimi teorici dell'antisemitismo, Walter Giani; la recente collocazione, nella galleria dei sindaci del Comune di Trieste, del ritratto dell'avvocato Cesare Pagnini, «fervido seguace delle leggi razziali e presidente della commissione per l'epurazione degli avvocati ebrei»; «l'offensiva frase antiebraica, vergata recentemente di suo pugno e su documento ufficiale dall'attuale sindaco di Muggia, Lorenzo Gasperini, sino alla primavera scorsa braccio destro e successore designato di Dipiazza»; infine, la visita del governatore della Carinzia, Jörg Haider al Comune di Trieste e la successiva partecipazione di Dipiazza a una manifestazione di amicizia tra i popoli promossa dallo stesso Haider. Damiani, ovviamente, ipotizza un «filo nero» tra questi episodi e sollecita il ministro a verificare che non siano compiuti fatti contrari alla Costituzione.
Arianna Boria