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Il Messaggero Veneto 28-12-2001

Archiviato il progetto di elezione diretta, il coordinatore regionale di Fi lancia il candidato

Romoli: il nostro uomo è Tondo

Il deputato: la campagna elettorale è già partita. Illy? È una tigre di carta

di MICHELE MELONI TESSITORI

GORIZIA - Aveva rotto la calura agostana con un'affermazione che era stata una doccia fredda solo per qualcuno: «In Friuli-Venezia Giulia non avremo l'elezione diretta, bensì l'indicazione del presidente della giunta». Adesso che si entra nell'ultimo anno e poco più di legislatura regionale, il coordinatore azzurro Ettore Romoli incassa i risultati di quella previsione azzeccata - «ma era dettata da null'altro che il buonsenso» - e azzarda un'altra "fuga in avanti". «La Casa delle libertà - promette - non farà l'errore del centro-sinistra di cambiare il proprio premier, Amato, in campagna elettorale. Renzo Tondo è il nostro candidato naturale per la prova regionale del 2003. A maggior ragione se si pensa che il presidente indicato può diventare un modello per le regioni italiane che si devono dare uno statuto e si trovano nella condizione di dover fare un po' marcia indietro, nel senso di contenere la preponderanza dei governatori».

Onorevole, la prima indicazione del presidente, dunque, è sua?

Anche se Tondo è stato prudente, invitando gli elettori a giudicarlo tra un anno, credo non ci possano essere dubbi sul fatto che resta il nostro candidato naturale. Lui ritiene di avere impostato una serie di politiche innovative per il territorio e vuol essere giudicato nel momento in cui queste iniziative troveranno attuazione.

Non teme che la mancata elezione diretta dimezzerà la forza del governatore del Friuli-Venezia Giulia?

Guardi, nelle altre regione italiane si sta presentando il problema contrario, perché l'esperienza concreta suggerisce di tornare un po' indietro per contenerne la forza. Oggi è maturata la consapevolezza che si deve contemperare la governabilità, che è irrinunciabile, con la rappresentanza del consiglio. Altrimenti, con il metodo ipotizzato in sede di norma transitoria, quest'ultimo si ridurrebbe a mero ratificatore di decisioni presidenziali.

Meglio un governatore indicato?

Diciamo che forse ci si era spinti troppo avanti ipotizzando che anche la rinuncia volontaria o la morte o il grave impedimento del presidente imponessero lo scioglimento del consiglio. Quella soluzione può andare bene a livello di autonomie locali, di Comuni e di Province, ma ritengo che per un organo legislativo dell'importanza delle regioni, soprattutto di quelle a statuto speciale, si debba trovare un calmiere.

Il senatore di An Collino non la manderà giù.

Diciamo che ha coltivato una visione eccessivamente presidenzialistica. Ha anche dato l'insufficienza alla maggioranza. Ho la sensazione che a volte l'amico Collino abbia il complesso della piccola fiammiferaia. Cioè tema di restare solo al buio. Così a volte prende posizioni che sono in netto contrasto anche con i vertici regionali del suo partito.

Collino è in errore?

No, una cosa giusta la dice: che bisognerebbe vedersi a livello regionale con maggiore frequenza per tarare le strategie politiche in vista delle elezioni del 2003. Ma non fino al punto di "autoflagellarsi", come ha sottolineato anche il consigliere di An Baritussio. Per la verità, dal fronte Lega arrivano nuovi segnali di malessere. Sono sinceramente amico di Zoppolato, ma credo che esternare ogni giorno mettendo in difficoltà il presidente della giunta e i suoi stessi assessori sia un metodo sbagliato. Non dà visibilità a lui, se non negativa, e dà la sensazione all'opinione pubblica di una maggioranza raffazzonata e litigiosa, che è quello che comunque il nostro elettorato non vuole. Mi auguro vivamente che Zoppolato, che pure ha delle ragioni, voglia discuterne all'interno della coalizione e non ogni giorno sulla stampa.

Lei parla come se la campagna elettorale fosse già cominciata.

Ma è già cominciata e con notevole anticipo. Per questo dico che non possiamo andare avanti con il tormentone "Tondo sì, Tondo no". Anche perché chi governa dovrà sciogliere il grosso nodo della sanità? Quello è il problema di tutte le regioni italiane, del governo e forse della maggioranza dei governi europei. L'aumento della vita media, la scoperta di nuovi farmaci, la tecnologia che ogni giorno impone investimenti mostruosi, abbinati a certi vizi per cui la difesa di un ospedale locale diventa una barricata campanilistica, sono un problema per tutti. Da noi si è fatto il giusto e se il quadro politico fosse stato più bipartisan si sarebbe potuto compiere scelte ancora più coraggiose.

Anche dentro Forza Italia?

Posso dire con orgoglio che per gli azzurri del Friuli-Venezia Giulia è finita la fase adolescenziale. Oggi il nostro partito è più stabile e sereno. La nomina a coordinatore nazionale di Antonione ha contribuito ad accrescere la coesione interna. Sarà così anche a Pordenone, dove ci accingiamo a celebrare il congresso provinciale che sono convinto si concluderà con una soluzione unitaria.

Sul fronte opposto è vero che si profila l'accoppiata Illy-Cecotti?

Bisognerebbe chiederlo agli interessati, ma anch'io, come tutti coloro che si interessano di politica, ho delle sensazioni. D'altronde, è un vecchio sogno che Illy ha carezzato già nel '98.

Ma Illy, senza elezione diretta, ha escluso di raccogliere la sfida.

Credo stia facendo i suoi calcoli, come è giusto. Non sarà un formalismo elettorale a fermarlo, se ritiene di poter vincere.

E Cecotti?

È stato indiscutibilmente eletto da una coalizione contrapposta al Polo, ma facendo parte di un partito della Casa delle libertà dovrà fare quella famosa scelta che gli chiediamo da tempo.

Di obbedire alla Cdl?

Di rientrare in un progetto politico che lo veda ancora come nostro candidato alle elezioni per il Comune.

Risponderà?

L'equivoco dovrà essere sciolto.

Ma lei se li vede Cecotti e Illy contrapposti, per dire, a Tondo e alla Guerra?

Illy è una tigre di carta: abbiamo visto che a Trieste ha ottenuto un risultato positivo con l'elezione alla Camera dei deputati, ma un mese dopo la lista che si richiamava alla sua esperienza amministrativa ha subito un traumatico ridimensionamento. Oggi non si sa quanto valga Illy a Trieste e soprattutto nel resto della regione.

Lei è deputato a Roma: contratterà nuovi decimi?

Quello che siamo riusciti a fare come parlamentari della Cdl in questa Finanziaria credo dimostri l'attenzione che il governo ha nei nostri confronti. Probabilmente negli ultimi decenni non era stata mai riversata sulla nostra regione una massa così ingente di risorse, peraltro giustificata da una situazione di obiettiva discriminazione rispetto alle altre regioni, peraltro dovuta alla nostra uscita dal servizio sanitario nazionale. Una decisione che, oggi credo sia chiaro a tutti, fu improvvida e penalizzante.

Ma non la prese Cecotti?

Sì, in quel momento era lui il presidente della Regione.

Quanto ai decimi?

Il governo ha già dato. Ora si tratterà di tradurre le risorse erogate in decimi che stabilizzeranno definitivamente la situazione anche della sanità regionale. Una manovra che spero sarà abbinata a una serie indispensabile di risparmi. Dunque si tratta solo di un aspetto tecnico: quello della riformulazione dei decimi. Come tutte le ipotesi necessita di una costante attenzione affinché si realizzi.