Home | Documenti | Foto | Risultati elettorali | Link | Novità | Rassegna stampa | Comunicati stampa


RADICALI ITALIANI PARTITO RADICALE RADIO RADICALE NESSUNO TOCCHI CAINO Coordinamento Radicale Antiproibizionista NON C'E' PACE SENZA GIUSTIZIA POLITICAL RESOURCES ASSOCIAZIONE RADICALE ESPERANTO

Il Piccolo 05-05-2002

Il sindaco boccia la duplicazione dei riti per la Liberazione. «Forse il Comune è stato troppo presuntuoso»

Dipiazza: «Sul 25 Aprile abbiamo sbagliato»

Ma l'assessore Menia non cambia idea: «L'anno prossimo? Rifarei lo stesso»

TRIESTE «Ciampi ha ragione. Sul 25 Aprile abbiamo sbagliato. Proponendolo come data simbolo per tutti i caduti per la libertà, forse il comune di Trieste è stato troppo presuntuoso». Il sindaco Roberto Dipiazza fa marcia indietro sulle cerimonie della discordia, in Risiera e alla Foiba di Basovizza, in occasione della Festa della Liberazione. Una decisione che la scorsa settimana aveva fatto diventare la celebrazione triestina un caso nazionale. Di avviso opposto l'assessore alla Cultura Roberto Menia (An), che riproporrebbe tale e quale anche l'anno prossimo la duplice celebrazione che tante polemiche ha innescato.

Ieri però l'inatteso dietrofront del sindaco di Forza Italia, che prefigura, politicamente parlando, una spaccatura all'interno della Casa delle Libertà. E' il Presidente della Repubblica a dare il là, dapprima nella sede del «Piccolo», e successivamente alla Festa dell'Esercito, dove parla personalmente con Dipiazza in una sala della Prefettura. Ciampi, che «bacchetta» il Comune, è categorico: il 25 Aprile è la Festa della Liberazione dal nazifascismo, e quindi va celebrata alla Risiera di San Sabba. Altrettanto atroci sono gli eccidi delle Foibe, aggiunge, che tuttavia vanno ricordati separatamente, e in un contesto diverso. «Sono due violenze - spiega il Capo dello Stato - ognuna nel suo contesto storico, distinte. Una, lotta al nazifascismo, e l'altra, lotta etnica che si era scatenata per cercare di deitalianizzare questa zona, e che ha dato luogo a tutte quelle uccisioni».

Sulle prime, il sindaco appare abbottonato. «Sono tesi che io ovviamente condivido - afferma Dipiazza - tuttavia, visto il prestigio del Presidente della Repubblica, penso che non debba rilasciare dichiarazioni. Sono comunque molto soddisfatto di quello che mi ha detto». Poi, diventa più loquace. «Le ferite qui a Trieste - sottolinea il primo cittadino - sono tuttora aperte. Pensavo, dopo 57 anni, che si potesse giungere a una commemorazione unica. Non è stato possibile». Di questi fatti avvenuti oltre mezzo secolo fa, bisognerà ancora «discutere, discutere, discutere». E in futuro? «Il prossimo anno - risponde - il 25 Aprile rimarrà la data nella quale celebrare la Liberazione, mentre l'11 maggio quella per ricordare le vittime delle foibe». Dipiazza ipotizza quindi un ritorno al passato, con una festa per ricordare gli eccidi compiuti dai titini distinta dall'anniversario della Liberazione. Quale la data più gettonata? Si parla del 12 giugno, giorno in cui se ne andarono nel '45 i titini. Ma gli esuli giuliano-dalmati hanno già individuato il 10 febbraio 1947, data del Trattato di pace, il momento più gradito. E proprio il sindaco sembra concordare con i profughi quando afferma che «bisognerà discutere con gli storici anche di altri fatti, come dei 320 mila esuli dall'Istria», per poter giungere «a rimarginare le ferite storiche che oggi hanno ancora i nervi scoperti».

Diversa l'interpretazione che viene data da Menia alle parole del Capo dello Stato. Rivolgendosi alla sinistra, l'assessore di Alleanza nazionale ritiene innanzitutto «disgustoso e inaccettabile che ci sia ancora chi faccia una distinzione fra morti di serie A e morti di serie B. Perché forse i morti della Risiera sono più buoni di quelli delle Foibe?». «Si è fatta - precisa - una polemica faziosa e bugiarda. Noi non volevamo dimezzare il 25 Aprile, bensì ampliarlo».

E la marcia indietro del «suo» sindaco? «Basta essere coerenti con i principi che si enunciano» si limita a osservare Menia. «Forse - ammette - le memorie non sono unificabili. Ma continuiamo a pensare che i caduti delle Foibe, come ha detto anche Ciampi, abbiano una dignità che deve avere il riconoscimento di una festa nazionale». «Siccome non esiste ancora una festa di questo tipo, credo sia giusto che vengano ricordati almeno a Trieste, dove erano e sono assimilabili ai caduti per la libertà». Anche il Centrosinistra commenta il monito di Ciampi. Per il consigliere regionale della Margherita Cristiano Degano si tratta di «parole chiare, significative e autorevoli, nelle quali ci identifichiamo completamente. Speriamo che le autorità locali riflettano adeguatamente e ne traggano le conseguenze».

Alessio Radossi