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Il Messaggero Veneto 26-10-2001

Rientrato Santarossa da Roma, la maggioranza prende oggi in esame la bozza del piano per ridurre il deficit

Sanità, la Regione cerca fondi

Sul tavolo l’ipotesi di reintrodurre i ticket o un unico centro di spesa per i farmaci

TRIESTE – La Regione cerca fondi per risolvere il problema della sanità. Rientrato l’assessore Santarossa da Roma, sarà questo il tema del summit convocato per oggi. Si avvicinano infatti i momenti delle grandi decisioni: di qui alla fine dell’anno la maggioranza sarà chiamata a indicare delle direzioni precise per limitare l’emorragia di fondi destinati al settore sanitario (piú di tremila miliardi), e soprattutto a riorganizzare il comparto per evitare gli sprechi, cercando di fornire un servizio efficiente. Anche per questo, su precisa richiesta del presiedente della giunta regionale Renzo Tondo, i consiglieri della maggioranza si ritroveranno oggi a Udine, per affrontare il primo problema nella lista degli impegni dell’amministrazione. Un vertice che probabilmente non emetterà un verdetto definitivo, ma che potrà dire qualcosa su dove e come intervenire, e magari anche sui tempi per la riorganizzazione.

Al primo posto ci sono i cosiddetti “doppioni”: l’eliminazione di strutture che si accavallano, con evidenti sprechi di risorse, è prevista da tempo dalla riforma sanitaria, così come un nuovo assetto per i piccoli ospedali. Meno probabile appare invece una rivoluzione nelle strutture di alta specialità e di ricerca. Si tratta di un processo che coinvolge anche i rapporti fra aziende sanitarie e le università, e su cui l’accordo è diffuso: quando si tratta di decidere quali strutture eliminare o limitare, e dove convertire, il discorso si fa molto però più spinoso. In vista c’è la riduzione delle aziende sanitarie, la possibilità di dare in appalto esterno servizi come ristorazione e lavanderia, in generale evitare di spendere più del necessario, riducendo le strutture, ma non i servizi.

Rimane ancora da trovare la chiave per far decollare i servizi territoriali, liberando gli ospedali da una serie di ricoveri inutili che gravano sulla spesa farmaceutica. L’idea della giunta è quella di ridurre la degenza ospedaliera alla sola cura delle fasi acute, e affidarsi non appena possibile a medici di base, assistenza domiciliare, e altre strutture territoriali, molto meno onerose per la macchina sanitaria. Tutti provvedimenti che dovrebbero rendere il settore più leggero, e facilmente gestibile. Sul piatto, a scadenza più lunga, dovrebbe anche arrivare il problema delle assicurazioni private, e dell’integrazione con il sistema sanitario pubblico. Tutti questi problemi vanno conciliati con l’imminente scadenza della finanziaria, e con l’esigenza di avviare una riforma strutturale della sanità: la riunione di oggi avvia un percorso, che dovrebbe formare le linee guida da presentare agli enti locali e alle asl, per arrivare in tempi brevi alla delibera della giunta che sancisca i termini della riqualificazione della sanità. Il tutto entro dicembre, tenendo conto del fatto che ormai i fondi provenienti da Roma sono limitati, e occorrerà camminare con le proprie gambe.

Un discorso a parte riguarda poi la spesa farmaceutica, a cui la giunta regionale in passato aveva posto molta attenzione, cercando anche di convincere certi i medici di base a limitare le medicine inutili: fra le ipotesi, un unico centro di spesa per i farmaci, la possibilità di acquistare medicine direttamente negli ospedali, ma anche l’opzione di reintroduzione dei ticket rimane valida, se pur inserita in un quadro più ampio di riorganizzazione del sistema. In questo campo proprio ieri è intervenuto anche il Parlamento: l’aula di Palazzo Madama ha modificato il maxi emendamento che recepiva l’accordo fra regioni e governo dell’8 agosto, proprio per quanto riguarda la gestione della distribuzione dei farmaci. Si tratta di un provvedimento che, secondo il presidente della Conferenza delle Regioni, Enzo Ghigo, rischierebbe di compromettere risparmi per un totale di 2000 miliardi in tutta Italia. Una notizia che, se confermata, metterebbe le regioni, Friuli-Venezia Giulia compreso, nelle non comoda necessità d’ intervenire, tagliando o trovando nuove risorse.

Alessandro Martegani