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Il Piccolo 23-06-2002

I Radicali sono per la «non conferma» e chiedono il modello americano. Serpi (Alleanza sociale): «Non lascerò all'Ulivo il monopolio di questa battaglia»

Referendum, anche i «piccoli» dicono no alla legge elettorale

TRIESTE - Il dibattito politico non accenna a diminuire, anzi si rafforza attorno alla raccolta firme a supporto del referendum di «non conferma» della legge elettorale. Se il Centrodestra prende le distanze dal testo votato in aula e il Centrosinistra rivendica l'anima referendaria, anche i movimenti minori si mobilitano. È il caso dei Radicali, pronti a lanciare la proposta di una nuova legge elettorale per il Friuli Venezia Giulia che sia maggioritaria e presidenzialista.

Tesi avanzate durante l'assemblea precongressuale del partito, tenutasi ieri mattina in un albergo triestino, alla presenza del deputato europeo Marco Cappato, il segretario nazionale Daniele Capezzone e il presidente del Comitato per una radicale riforma presidenzialista, Stefano Santarossa. «In questa regione e non solo - spiega Capezzone - tira una brutta aria. L'intenzione è di svuotare i poteri dei governatori, affinché siano le segreterie di partito a comandare. Vogliamo che questo referendum si faccia, ma da solo non può bastare: serve una proposta di legge che vada verso un vero bipolarismo, con due soli partiti, come avviene negli Stati Uniti. Il Friuli Venezia Giulia ha la possibilità di diventare un laboratorio politico per tutta l'Italia».

Concetti ribaditi davanti al capogruppo dei Democratici di sinistra in Regione, Alessandro Tesini, presente in veste di cortesia e riconoscenza per le firme raccolte dai radicali. «Su questa battaglia referendaria c'è stata una convergenza comune - rileva il rappresentante della Quercia - che mi auguro possa continuare anche in futuro. Su molte cose siamo distanti, ma la cultura laica e civile dei radicali difficilmente si coniuga con il Centrodestra». Un amo lanciato per la scadenza elettorale del 2003, che inizia con il denominatore comune del referendum fatto proprio anche dall'ex leghista Roberto Visentin, presente all'assemblea radicale: «Questa legge va abolita - sostiene il rappresentante del movimento Mitteleuropeo - ma bisogna stare attenti che poi non ne arrivi una ancora peggiore. Entrambi gli schieramenti si stanno accordando, a questo punto l'unica soluzione è il presidenzialismo, accompagnato però dai collegi uninominali anche per le regionali».

Arriva invece da destra il sostegno, con un contributo nel raccogliere le firme, al referendum di Francesco Serpi. Eletto nelle fila di An, poi uscito e oggi esponente di Alleanza sociale, il consigliere regionale rivendica il presidenzialismo e il voto contrario al testo in aula. «Interpretiamo da destra il referendum - rileva - perché non si può lasciare all'Ulivo il monopolio in questa battaglia. Il Centrodestra ha prima votato un testo, poi si è incaponito nel difenderlo e ora l'ha scaricato quando da tempo, al proprio interno, più di qualcuno storceva il naso come il senatore Collino (An). Il presidenzialismo è sempre stato un cavallo di battaglia della destra, che deve rivedere le sue posizioni e tornare alle tematiche sociali». Serpi auspica l'elezione diretta del presidente («per evitare il consociativismo partitico») e uno sbarramento non imposto all'interno delle coalizioni, come avviene nel Tatarellum, affinché venga concessa una rappresentanza anche ai piccoli partiti («altrimenti ce ne saranno solo quattro»).

Intanto ieri a Ronchi, in occasione del primo congresso regionale dei Comunisti italiani, il segretario nazionale Oliviero Diliberto ha indicato nella persona di Riccardo Illy il candidato anche del PdCi alle elezioni 2003 per il rinnovo del Consiglio regionale. Diliberto ha anche confermato l'intenzione del proprio partito a rimanere nel Centrosinistra, mentre ha ribadito la necessità del referendum per la modifica delle legge elettorale nel Friuli-Venezia Giulia. «Le firme sono state raccolte - ha detto Diliberto - ed ora è tempo di andare a cancellare una legge ingiusta e che non ha più senso di esistere».

Pietro Comelli