Il Gazzettino 10-10-2001
di SERGIO CECOTTI (*)
Anche stavolta, le previsioni si sono avverate. Come avevo dichiarato venerdì scorso al Gazzettino che mi aveva interpellato, il senso del referendum è emerso solo nelle valutazioni del giorno dopo. Come dicono gli svizzeri, che di referendum se ne intendono, la gente può votare sì o no, ma poco cambia: a decidere sono altri. Avevo preconizzato che se l'elettorato si fosse espresso in maniera netta o di qua o di là, qualche furbone romano di destra o di sinistra avrebbe approfittato per portare all'estremo le indicazioni dell'esito referendario.
Detto fatto. Sui quotidiani nazionali di oggi (segnatamente il "Corriere della Sera") si leggono le dichiarazioni di Francesco Rutelli in merito a ciò che dovrà essere della riforma federale: il voto referendario, secondo lui, "chiude definitivamente il capitolo della secessione o devolution". L'arcifurbone l'abbiamo presto individuato: e Rutelli è pure romano, quindi corrisponde al 100 per cento all'identikit tracciato prima del voto.
L'arcifurbone ha dichiarato che il popolo ormai si è pronunciato e la questione federale è ormai un capitolo definitivamente chiuso. Al di là delle valutazioni delle riforme proposte dall'Ulivo, non possiamo assolutamente ritenere chiusa la questione perché la strada da fare per arrivare a un compiuto federalismo è ancora lunga. Siamo contenti tuttavia di avere correttamente individuato il trucco che si nascondeva dietro questo referendum. Votare sì o votare no sarebbe stato comunque un voto a favore dello status quo.
Noi ci auguriamo che ora il Parlamento, al di là dei diversi ruoli che rivestono la maggioranza e l'opposizione, metta finalmente mano a una riforma compiuta della Costituzione e in questo contesto anche dello statuto del Friuli Venezia Giulia. Vigileremo in questo senso, poiché il movimento per una riforma istituzionale che ridistribuisca poteri e competenze non solo dallo Stato alle Regioni ma da queste ultime agli enti locali è maturo e non si fa gabbare dai vecchi trucchi degli Arcifurboni di turno, di destra o di sinistra che siano. Difatti, se avesse vinto di larga misura il no, dal fronte della maggioranza certo qualcuno avrebbe approfittato per sostenere che il federalismo non è una priorità.
Per questo, Rutelli o non Rutelli, a Roma devono sapere che la questione della trasformazione in senso federale dello Stato rimane totalmente ed assolutamente aperta.
(*) sindaco di Udine