| Home | Documenti | Foto | Risultati elettorali | Forum FVG | Posta | Link |



Il Messaggero Veneto 15-01-2002

L'assessore al lavoro ufficializza una richiesta al governo sugli extracomunitari

«Quote regionali per immigrati»

Venier Romano: il ministro Maroni costringe le aziende a delocalizzare

PORDENONE - L'Italia chiude le porte all'immigrazione. Il ministro del welfare, Roberto Maroni, ribadisce ancora una volta che «fino a che non sarà approvata la nuova legge sull'immigrazione, non proporrò l'ingresso nel nostro Paese di un solo extracomunitario». E non solo: prima di autorizzare nuovi ingressi, Maroni chiede agli imprenditori di avviare al lavoro 220 mila extracomunitari iscritti al collocamento. Dal Friuli-Venezia Giulia, Giorgio Venier Romano, assessore regionale al lavoro, giudica le decisioni del ministro «sicuramente negative. Qui - spiega l'assessore - non esiste disoccupazione, se non una parte di tipo intellettuale e quella femminile, che non si risolvono certamente bloccando i flussi. Se si avverasse quel che sostiene il ministro - aggiunge Venier Romano - non solo non daremo risposte al fabbisogno di manodopera espresso dalle imprese, ma le spingeremmo verso la delocalizzazione, con un inevitabile impoverimento della regione e con il rischio che il fenomeno si ampli creando difficoltà ai lavoratori della nostra regione».

Attende l'approvazione della legge sull'immigrazione, e vincolare a questa il decreto-flussi «si riverbererà negativamente sull'intero tessuto produttivo del Friuli-Venezia Giulia, e se consideriamo anche le richieste di stagionali, soprattutto dai due settori del turismo e dell'agricoltura, che resterebbero inevase - spiega l'assessore - la connotazione del fenomeno sarà, a mio avviso, drammatica».

I ritardi nell'attribuzione delle quote già in passato avevano creato significativi problemi alle imprese «e per queste ragioni - ricorda Venier Romano - ancora nella primavera scorsa il presidente Tondo ed io avevano chiesto la regionalizzazione delle quote d'ingresso: per poter incidere sulla snellezza delle procedure di attribuzione alle imprese, ma anche alle famiglie». Non dimentica l'assessore al lavoro che alla domanda di assistenza domiciliare, agli anziani, ai portatori di handicap, rispondono soprattutto donne immigrate.

Se in altre regioni esistono liste di disoccupazione «non possiamo certamente essere noi a farcene carico - è la considerazione di Giorgio Venier Romano - se non tentando di richiamare lavoratori. Un tentativo in questa direzione è stato compiuto lo scorso anno, ma con risultati modestissimi». Da qui la decisione di «chiedere insistentemente al Governo di riconsiderare la propria posizione - annuncia l'assessore -, di accelerare i tempo per la definizione dell'accordo sul transfrontalierato e, non solo per motivi economici o occupazionali, di spingere sul processo di reingresso dei figli e dei nipoti dei nostri emigranti dall'Argentina, anche se queste ultime iniziative non sono sufficienti a rispondere alla domanda espressa dalle imprese».

E la domanda di manodopera da parte del mondo produttivo è considerevole, la stima è di 6.000 lavoratori per il 2002. «Lo scorso anno - ricorda l' assessore - la richiesta che avevamo formulato al governo era di 8.560 quote, fra stagionali e lavoratori a tempo determinato e indeterminato. Ne abbiamo ottenuti circa la metà, con il risultato di continuare a registrare migliaia di richieste inevase. La battuta d'arresto del Governo incide quindi in maniera grave su una situazione già di per sè preoccupante» in un' area a piena occupazione.

La convenzione sui lavoratori transfrontralieri, che Italia e Slovenia sono chiamati a firmare, potrebbe positivamente incidere su questo complesso scenario. Prevede infatti che i lavoratori transfrontalieri non rientrino nei flussi di ingresso nazionali e beneficino del medesimo trattamento riservato ai lavoratori italiani. E' un accordo-pilota che «dev'essere destinato ad estendersi a tutte le regioni del Nord Est e ai Paesi dell'area dell'Europa centro-orientale in via di adesione all'Unione Europea. Può costituire una risposta importante - rimarca Venier Romano - ai settori produttivi, ai servizi sanitari e assistenziali, e costituisce un vantaggio per tutti gli attori. Io non dimenticherei che un lavoratore che varca il confine al mattino e rientra nel proprio Paese d'origine alla sera, non esprime gli stessi bisogni di tipo sociale e formativo di un qualsiasi immigrato». Inoltre l'accordo consentirebbe anche la regolarizzazione di rapporti di lavoro che oggi sfuggono alle casse del fisco e della previdenza.

La convenzione è già stata consegnata al Governo Sloveno e l'assessore attende a breve l'approvazione "politica" da parte di Lubjana.

Elena Del Giudice