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LISTA VAMPA
Il programma di Stefano Santarossa




PRIVATIZZARE PER INVESTIRE E RILANCIARE LO SVILUPPO


Le 'vecchie' società municipalizzate, come l'AMIU per la raccolta dei rifiuti, sono rimaste 'vecchie' società di proprietà pubblica. Non hanno costituito il volano di investimenti nella città, non hanno prodotto partnership industriali con ricadute positive sul sistema economico locale. In questo campo, l'azione amministrativa a Pordenone sconta ritardi enormi. Si continua a cadere in due equivoci essenziali: a ritenere, in modo scontato e ormai clamorosamente falso, che solo la proprietà (o il controllo) pubblico costituisca uno strumento di governo di settori nevralgici per la 'politica dei servizi' e a pensare che la dismissione delle proprietà comunali, sia una forma di 'dilapidazione' del patrimonio pubblico e non di attivazione e rilancio del sistema economico locale. La conseguenza di questi ritardi è stato l'inevitabile ricorso all'indebitamento per finanziare politica degli investimenti e la rinuncia ad ogni disegno strategico per il rilancio economico nei soli settori in cui il Comune ha carte concrete da giocare. Gli enti locali devono affidare al privato alcuni servizi creando così una sana concorrenza "rottamando" i carrozzoni pubblici.

SUL TEATRO VERDI


Ecco i numeri dei lavori per il Teatro Verdi:

* 570 milioni spesi per il primo progetto
* 120 milioni spesi per il secondo progetto
* 15 anni di incapacità degli amministratori (da Alvaro Cardin a Pasini) di prendere una decisione sul teatro più importante della città.
* 2 sono gli anni da quando le sale del teatro sono chiuse e inutilizzate.

PROPOSTA: REFERENDUM PER COINVOLGERE I CITTADINI NELLE DECISIONI POLITICHE


La consultazione referendaria sulle principali questioni cittadine è il cardine di una democrazia comunale partecipata ed è il banco di prova per ogni partito che si definisca democratico. Soprattutto quando le opzioni implicano opinioni controverse o tentennamenti trasversali alle diverse forze politiche.

LIBERTA' DI FEDE E LAICITA' DEL COMUNE


L'espressione della fede religiosa è un diritto fondamentale della persona, sia che si professi la religione più diffusa, sia che si professino religioni meno diffuse.
Il comune deve riconoscere le diverse espressioni religiose e contrastare i potenziali fenomeni di intolleranza, promuovendo periodici momenti di incontro tra i rappresentanti delle diverse comunità religiose.
Favorire l'edificazione di luoghi di culto appropriati.
Mantenere e celebrare le tradizioni comunali religiose cattoliche legate alla storia cittadina, nella consapevolezza che non esiste più una Religione di Stato e nel rispetto laico delle convinzioni religiose, e non religiose, di tutti i cittadini.
Garantire la partecipazione dei rappresentati della Città alle principali ricorrenze annuali di tutte le comunità religiose cittadine.

SICUREZZA COME MINORI RISCHI PER TUTTI


La "sicurezza" è parola di moda, che domina il gergo politico. Per noi significa prevenire ed attenuare i rischi e creare condizioni di tranquillità e di vivibilità per tutti. Per sentirsi sicuro il cittadino deve prima di tutto percepire di esserlo nei propri diritti. Non è un caso che a sentirsi più insicuri siano soprattutto i settori più deboli della popolazione, come gli anziani o le persone più isolate e meno inserite nel contesto collettivo. L'obiettivo è garantire a tutti il diritto a vivere la città nel minore rischio possibile e questo non può certo dipendere solo dall'impegno degli 'operatori della sicurezza', o dal calibro delle pallottole in dotazione, ma deve essere parte di un disegno strategico.
Per esempio una politica innovativa sulle droghe per ridurre la microcriminalità (ma anche la macro) e la dispersione delle risorse repressive ed investigative. Ma anche rimuovere le condizioni di emarginazione degli immigrati, poiché il tasso di reati degli immigrati regolari è addirittura inferiore a quello della popolazione residente. Pure le attività legate alla prostituzione, sia femminile sia maschile, devono essere affrontate con soluzioni di tolleranza per tutelare la parte più debole (la persona che si prostituisce), per rispettare una libera scelta (quando esista) e per tenere in considerazione le esigenze dei cittadini che non vogliono essere coinvolti.

DISABILI: LIBERTA' E RESPONSABILITA' NELL'ASSISTENZA PERSONALE


  Circa il 7% della popolazione presenta delle disabilità più o meno gravi. Di queste una parte è completamente dipendente e senza un'adeguata assistenza è destinata a non sopravvivere. La sopravvivenza viene assicurata principalmente da tre strumenti: la famiglia, per chi ne ha una, varie forme di assistenza organizzate da enti locali e Asl e l'accoglienza in strutture.
Proponiamo che anche a Pordenone si possano sperimentare, seguendo l'esempio di altre città anche italiane, programmi di assistenza personale autogestita dai disabili: con lo stesso denaro speso dal settore pubblico il disabile potrebbe organizzarsi da solo l'assistenza secondo le sue esigenze, procurandosi gli assistenti, contrattando con loro orari e mansioni.
Attualmente il sistema assistenziale burocratizzato nega al disabile ogni capacità decisionale nell'organizzazione dei servizi, sottraendo e disperdendo risorse a beneficio di interessi diversi da quelli per i quali sono stati stanziati i fondi.
Si tratta di dare corso alla legge 162/98 per garantire il diritto ad una vita indipendente mediante progetti finanziati dallo Stato ma gestiti direttamente dal singolo cittadino e non dal burocrate dell'Azienda Sanitaria locale.Molte persone potrebbero così conquistare spazi di libertà nella loro vita quotidiana.
E' evidente che è un cambio di rotta rispetto alla gestione dell'assistenza promossa dalla classe politica locale che si ricorda del problema solo in campagna elettorale promettendo finanziamenti alle solite associazioni, ma senza un progetto che consenta al disabile il pieno godimento dei diritti civili e umani garantiti dalla nostra Costituzione.