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Il Piccolo 30-12-2001

Il presidente degli industriali udinesi, Adalberto Valduga, traccia un bilancio non brillantissimo del 2001, e individua nuove forme di finanziamento

«Mancano soldi? Privatizziamo Autovie Venete»

«Anche finanziarie come Finest, Friulia e Mediocredito possono aiutare le imprese a crescere»

UDINE - L'economia regionale rallenta,anche se le esportazioni fanno registrare dati che vanno dal +8% dell'intera Regione al +6,4% della Provincia di Udine. Per l'Assindustria udinese,dunque,occorre,che la Regione investa per attrarre sul nostro territorio industrie che fanno riferimento a settori che attualmente non sono presenti. L'economia regionale va riposizionata e gli 80 miliardi destinati all'industria inseriti nel bilancio appena approvato, e uniti ai capitali a disposizione delle varie finanziarie regionali,possono già fare molto. Eppure, altri soldi per dare impulso al nostro sistema produttivo da parte della regione si potrebbero trovare.

Come? Attraverso la "smobilizzazione delle attività non produttive".Quali? Secondo,Adalberto Valduga, presidente degli industriali della Provincia di Udine,ad esempio, uno dei cosiddetti gioielli di famiglia della Giunta regionale:Autovie Venete."Dal momento che lo Stato non ci ha pensato due volte a procedere alla privatizzazione della Società Autostrade - ha detto l'ingegner Valduga nel corso del consuntivo di fine anno a palazzo Torriani - credo che la stessa Regione possa ugualmente procedere alla privatizzazione di Autovie Venete, società concessionaria di Autostrade. Se la Regione infatti ha la necessità di ottenere capitali, ecco che lo stesso controllo di Autovie può non essere prioritario." Chiunque abbia in futuro il controllo di Autovie, tuttavia, per gli industriali friulani non dovrà perdere di vista un obiettivo prioritario per la crescita economica del Friuli Venezia Giulia: lo sviluppo delle infrastrutture e dei trasporti.

Per il resto, più ombre che luci sull'industria friulana in questo 2001, anche se il sole potrebbe tornare a splendere prima del previsto,forse già alla fine del primo semestre dell'anno che ci apprestiamo ad accogliere. Parte da questo dato il consuntivo di fine anno dell'Assindustria udinese. L'effetto 11 settembre, secondo gli industriali friulani, infatti, ha solo contribuito ad acuire una crisi che era già evidente nei mesi precedenti,e che in Friuli ha voluto dire trend negativo, ad esempio, per i comparti del legno,della carta e della meccanica. Unici a poter permettersi un po' più di spumante a Capodanno saranno gli imprenditori del settore edile. "Per il resto - ha detto ancora Valduga - in attesa della ripresa dell'economia mondiale, in Friuli si sta esaurendo la spinta progettuale post-terremoto e ora bisogna ripartire con una nuova progettualità grazie ad una forte intesa tra pubblico e privato, capace dimettere da parte litigiosità e incomprensioni e di avviare quelle riforme in grado di rilanciare l'economia regionale."

Le imprese regionali, secondo gli industriali friulani,sono troppo piccole e devono essere aiutate a crescere di dimensioni per poter investire sul futuro,sulla ricerca. "Dovrà essere riposizionato ­ ha aggiunto a questo proposito Valduga ­ il ruolo delle finanziarie regionali affinché possano aiutare più concretamente le imprese a crescere." Quale,dunque,il ruolo di Finest e Friulia, ma anche di Mediocredito? "Le caratteristiche di ogni finanziaria - ha chiarito Valduga - vanno salvaguardate. Finest,ad esempio,sta avendo il merito di aiutare le imprese ad allargare il proprio raggio di azione verso est e di sostenere forme di delocalizzazione; Friulia,invece, anche grazie al buon operato dell'attuale consiglio di amministrazione, è uno strumento indispensabile per far crescere le dimensioni delle imprese. Non vedo, invece, un gran futuro per Friulia come merchand-bank poiché un tale progetto ha bisogno di un'area di operatività ben più ampia del nord-est"

Quanto a Mediocredito,anche qui gli industriali udinesi sembrano avere le idee chiare: la quota in uscita dal Ministero del Tesoro dovrà essere gestita dal sistema finanziario già esistente e divisa tra privati e varie categorie imprenditoriali "così da consentire una ricapitalizzazione del capitale sociale". "Alla Regione - ha detto Valduga - dovrà rimanere una quota di riferimento, ma non il controllo della Banca, così da conciliare un'operatività di tipo privatistico ed un controllo pubblico." Rimane poi il nodo delle infrastrutture,vero e proprio freno allo sviluppo dell'economia regionale."Stiamo sollecitando, anche grazie alla collaborazione del Veneto, la revisione della legge sulle aree di confine - ha detto Valduga - per essere non più una regione di confine ma una regione cerniera, al centro dei traffico di un Europa allargata."

Per questo gli industriali friulani si impegneranno,non disdegnando, però,un occhio al territorio. Così,giudicando positivamente l'ingresso con una quota dell'Assindustria udinese nella società municipalizzata udinese Amga,ora Estgas,(parere opposto invece sulla partecipazione in Adriacom) il presidente Valduga si è espresso in modo positivo sull'operato della giunta Ceccotti; un parere questo che non passerà certo inosservato a chi sta già cominciando a pianificare il futuro amministrativo di Udine.

Antonio Simeoli