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Il Piccolo 14-11-2001

Appello del Presidente Kucan.

La Slovenia vuole chiudere i conti con il suo passato

LUBIANA - La Slovenia vuole chiudere con il passato. Vuole saldare il suo debito con la storia. Quella difficile e per molti versi oggi «scomoda» che parla il linguaggio degli eccidi perpetrati nell'immediato dopoguerra dalle truppe titine che, dopo la lotta di liberazione dall'occupatore nazi-fascista, erano salite al potere nell'allora Jugoslavia. E per farlo a scendere in campo è in prima persona il Presidente della Repubblica, Milan Kucan. Il quale ha preso carta e calamaio è ha inviato, sullo scottante tema, una lettera aperta ai deputati che siedono nella Camera di Stato. Una missiva che assume ancor più valore se si pensa che a scriverla è l'ex leader della Lega dei comunisti della Slovenia.

La richiesta del Capo dello Stato sloveno è lineare. Nel nuovo spirito nazionale, democratico, pluralista e pienamente rispettoso dei diritti umani, che sta per traghettare il Paese alla piena adesione all'Unione europea, il Parlamento approvi all'unanimità il documento che «consegnerà la storia agli storici - scrive Kucan - e affiderà il futuro ai politici». La missiva è stata inviata al presidente della Camera di Stato, Boruth Pahor, a tutti i deputati e al primo ministro, Janez Drnovsek.

«Non possiamo porre rimedio a ciò che è avvenuto - scrive Kucan - ma possiamo stabilire che non sarà la politica a scrivere la storia». Insomma si cerca di portare a livello nazionale quanto, a livello bilaterale, è stato attuato nei rapporti tra Italia e Slovenia mediante i lavori e le conclusioni della commissione mista di storici che si sono occupati proprio dei delicati momenti del dopoguerra, con particolare riguardo alle tribolate regioni di confine. «La pietà per i morti ci impone - afferma il Presidente sloveno - che questi non vengano sfruttati per le dispute della politica». Kucan non parla delle foibe e delle deportazioni perpetrarte dai titini durante i 40 giorni dell'occupazione di Trieste, ma fa comunque chiaro riferimento ai «crimini» che sono avvenuti 50 anni or sono.

Il Presidente chiede che siano resi noti gli elenchi di tutte le vittime di quei teribili momenti. Che un monumento ricordi gli eccidi dei «domobranci» e dei «krizani» avvenuti per mano dei partigiani a Kocevska Reka e a Teharje, Chiede che un altro monumento ricordi, invece, tutte le vittime della seconda guerra mondiale e tutte quelle degli eccidi avvenuti nell'immediato dopoguerra. Ma c'è di più. Kucan vuole che sia fatta piena luce anche sulle responsabilità giuridiche e penali di quegli efferati atti contro l'umanità, di quelle «esecuzioni sommarie attuate al di fuori di qualsiasi processo o procedimento legale».

Insomma Kucan vuole che la Slovenia abbia il coraggio di un profondo «auto-da-fè» e per concretizzarlo nel documento da sottoporre all'approvazione del Parlamento ha chiamato a raccolta i più eminenti intellettuali sloveni.

m. manz.