Il Messaggero Veneto 31-08-2001
La cartilagine sarà coltivata in vitro dopo essere stata prelevata dal paziente sottoposto a intervento chirurgico
Policlinico, via ai trapianti di cellule
L'équipe di Ambesi tra sei mesi avvierà la nuova terapia per la cura dei traumi al ginocchio
di GIACOMINA PELLIZZARI
Il Policlinico universitario di Udine è pronto a dare il via all'utilizzo delle cellule umane per curare le conseguenze di certi traumi nelle persone sane. Tempo sei mesi, al massimo un anno, e nei padiglioni della struttura universitaria i medici effettueranno i primi trapianti delle cellule, coltivate in vitro, dopo averle prelevate dal soggetto sottoposto alla cura.
«I protocolli clinici per partire con i trapianti delle cellule sono in fase di studio, stiamo verificando la loro fattibilità, nei prossimi mesi discuteremo tutti i dettagli» conferma il professore di Patologia molecolare della facoltà di Medicina e chirurgia dell'Ateneo friulano Francesco Curcio, membro dell'équipe del professor Francesco Saverio Ambesi Impiombato coordinatore del progetto di ricerca sui trapianti di cellule, nel ricordare che l'avvio della nuova attività clinica coinvolgerà non solo il reparto dell'Ortopedia del Policlinico universitario, ma anche alcuni reparti dell'Azienda ospedaliera. Tutto dipenderà dai tipi cellulari utilizzati.
«Per ora ci interessa iniziare questa attività con tipi cellulari noti» spiega il professor Curcio, nel ribadire che l'intenzione resta quella di iniziare con protocolli terapeutici già consolidati se non altro per costruire una vera e propria esperienza clinica.
Il professor Curcio, infatti, ci tiene a sottolineare l'importanza della presenza del Policlinico nel settore dei trapianti di cellule anche perché, a suo avviso, si tratta di una terapia che in futuro si svilupperà notevolmente. A Udine, come negli altri centri italiani che adottano queste tecniche, il trapianto della cartilagine sarà attuato solo su soggetti sani che hanno subito un trauma al ginocchio. Precisato che la cartilagine non si rigenera da sola, il docente della facoltà di Medicina e chirurgia dell'Università degli studi di Udine sottolinea che un trapianto richiede dai dieci ai quindici milioni di cellule riproducibili in vitro nel giro di circa tre settimane. Non è escluso che in futuro la stessa tecnica venga estesa ad altri tipi cellulari coltivabili in vitro partendo dalle cellule umane.
Tra questi i trapianti di cute utilizzabili per curare i grandi ustionati. «Prima di ampliare i trapianti cellulari dobbiamo verificare le reali necessità sanitarie del Friuli» aggiunge il professor Curcio, nel ricordare che l'autotrapianto, caratterizzato dal prelievo delle cellule dallo stesso soggetto in cui saranno trapiantate dopo averle coltivate in vitro, limita i problemi di rigetto che emergono quando il ricevente è diverso dal donatore.
«La nostra peculiarità sta nel fatto che in passato all'interno del Policlinico universitario abbiamo messo a punto tecniche di coltura che interessano diversi tipi di cellule come le tiroidee» conclude il professor Curcio, prima di evidenziare i dati incoraggianti che arrivano dall'uso delle terapie cellulari non ultima quella incentrata sulle cellule staminali nella cura degli infarti che alla lunga limiteranno anche i trapianti di organi.