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Il Piccolo 11-06-2002

«Un risultato davvero incredibile: è stato come arrivare al fotofinish, spalla a spalla sul filo di lana, al termine di una maratona»

E Pettarin, sconfitto, se ne torna a casa tutto solo

«Ma io sapevo di non poter contare su un travaso di voti da parte della lista Scarano»

Arriva in Municipio con la borsa dell'ufficio in mano, ha trascorso l'intera mattinata alla sua scrivania in Cassa di Risparmio. Il computer del Comune ha appena emesso il suo verdetto: ha perso, per 28 voti. Guido Germano Pettarin cerca un sorriso, ma quanta fatica. «Incredibile: è come arrivare al fotofinish al termine di una maratona. Lì, spalla a spalla sul filo di lana. Incredibile davvero». C'è la moglie Elena in tuta (la attende una riunione di atletica in Campagnuzza) poi trova l'amico Enrico Agostinis e insieme a loro raggiunge un bar per bere un caffè. Lo stato maggiore del Centrodestra non si vede, solo qualche suo candidato entra a stringergli la mano.

«Commentare i dati? Al momento è quanto meno imprudente, sono ancora cifre ufficiose». Preferisce prendere tempo, Pettarin. Ma non può certo esimersi da una prima valutazione: «Chiunque venga poi proclamato ufficialmente sindaco, le parti dovranno poi collaborare per non mettere in forse l'appuntamento con la storia che attende questa città». Si parla, si cerca di analizzare il voto e il discorso non può non scivolare sulla Lista Scarano: l'apparentamento è stato bocciato dalle urne. «Chiunque avesse pensato a un travaso di voti, era comunque fuori strada: i voti sono espressione delle persone e ogni persona ha una propria testa. Grazie a Dio, abbiamo un sistema democratico che lascia alla gente la responsabilità di scegliere con responsabilità a chi dare il voto. Si deve porre la massima attenzione all'elettorato e alle sue scelte. Sta proprio nella sua consapevolezza il dato più significativo di questo voto».

Un cambiamento così, però, è anche una svolta dopo otto anni di guida da parte di Gaetano Valenti. «I tempi cambiano - commenta Pettarin -: la gente guarda con attenzione e di conseguenza decide di cambiare la propria posizione oppure di confermarla». In questo caso, però, ha deciso di cambiare. E allora si beve il suo caffè, il candidato sindaco del Centrodestra, e prova a leggere in positivo questa sua avventura che comunque, sottolinea, lo lascia personalmente molto più ricco: «Sì, io non sono un politico, vengo dalla società civile, e l'aver comunque avuto la fiducia del cinquanta per cento della città mi lascia una grande soddisfazione. Sinceramente mi aspettavo un testa a testa con Vittorio Brancati, ma in questo modo...».

Intanto in piazza sta arrivando Vittorio Brancati. Lui, è tutto solo là, sotto il portico del bar. Continua a rispondere al telefonino, poi prende la sua borsa e se ne va. Tutto solo, come era arrivato.

Guido Barella