Il Piccolo 04-05-2002
Il consiglio dei ministri ha nominato gli ultimi quattro componenti del Comitato che sovrintenderà all'applicazione delle norme di salvaguardia della minoranza slovena
Entrano Perna, Pedicchio, Lenarduzzi e Race. Polemiche immediate, confermato il ricorso al Tar
TRIESTE - Fumata bianca. Il Consiglio dei ministri ha nominato ieri i quattro componenti di sua spettanza del Comitato paritetico per i problemi della minoranza slovena. Si tratta di Maurizio Lenarduzzi, consigliere del Ccd a Duino Aurisina, Maria Cristina Pedicchio, presidente dell'Erdisu triestino, Marcello Perna, ex magistrato, e Rado Race, avvocato e componente della direzione dell'Skgz. Rispetto alle previsioni della vigilia due conferme, quella della Pedicchio, amica personale del numero due di Forza Italia, il sottosegretario agli Esteri Roberto Antonione, e di Rado Race; e due sorprese, Lenarduzzi e Perna.
La nomina dei quattro consiglieri, «che - assicura il ministro Carlo Giovanardi - è passata via liscia, senza discussioni», permetterà finalmente al Comitato paritetico di mettersi al lavoro e di affrontare le numerose incombenze che la legge di tutela gli affida. Soddisfazione ovviamente da parte dei ministri Enrico La Loggia (Affari regionali) che ha proposto i nominativi, e appunto di Giovanardi (Rapporti con il Parlamento) che si era speso in questi mesi per trovare un compromesso che consentisse di far «partire» il Comitato. «Queste nomine hanno dimostrato - dichiara Giovanardi - che il governo non aveva nessuna intenzione di ritardare l'avvio di questo organismo».
Il riferimento è alle difficoltà incontrate dai vari candidati, bocciati da veti incrociati, come, ad esempio Bogo Samsa, «cassato» da An, che avevano fatto ritenere soprattutto in ambienti sloveni che si volesse impedire all'organismo di muovere i primi passi vanificando così la tanto agognata legge di tutela. L'ultimo rinvio comunque sembra sia dovuto a motivi tecnici, in quanto il ministero per le Regioni voleva un suo funzionario nel Comitato. Ma, era stato ribattuto, che ci fa un ministeriale romano in un organismo che deve conoscere a menadito una realtà locale? La soluzione è stata quella di inserire il ministeriale con funzioni di segreteria, trovando un esponente locale da inserire nel Comitato.
Se sui nomi dei componenti italiani non si segnalano, per ora, reazioni, su quello sloveno è subito polemica. «Ci cadono le braccia quando vediamo che il governo Berlusconi non sa distinguere gli anticomunisti dai comunisti titini - commenta Boris Gombac dell'Sgps, l'organizzazione slovena vicina alla Casa delle libertà -. Race, contro il quale non c'è nulla di personale, è un membro dell'Skgz. È il suo cassiere. È un rappresentante di quel malgoverno che ha messo in ginocchio la minoranza slovena». Gombac è un fiume in piena: «Chi consiglia Berlusconi? Quali sono i suoi referenti a livello locale? Tra Samsa e Race non c'è nessuna differenza. E poi Race ha fatto parte dell'ultimo consiglio di amministrazione della Trzaska Banka. Che ci racconti qualcosa sul fallimento!».
Pacata soddisfazione dall'altra parte: Igor Gabrovec, presidente del comitato triestino e coordinatore regionale dell'Skgz precisa che Race non era il loro candidato ufficiale, ma che la sua nomina premia la «sua professionalità e la sua conoscenza del mondo sloveno» e che quindi è gradita alla sua organizzazione. Però l'Skgz non demorde sulla nomina di Jole Namor «fatta fuori» da Alex Pintar dell'Sgps tra i membri nominati dalla giunta regionale. «Il ricorso al Tar lo faremo - promette Gabrovec - però solo dopo l'insediamento del Comitato proprio per non impedire che cominci a lavorare».
Pierluigi Sabatti