ll Gazzetino 26-02-2001
L'INTERVISTA
Marco Pannella quali indicazioni trae dal sondaggio dell'Istituto Poster?
«Il dato più eclatante mi sembra quello sull'altissima percentuale di cattolici che si astiene, e soprattutto si dichiara incerto o reticente - risponde il leader storico del Partito Radicale e oggi della Lista Bonino - Ci troviamo di fronte ad una fetta della popolazione nella quale il caso di coscienza coincide con il caso di scelta politica: penso dunque che dietro la reticenza ci sia un vero conflitto di coscienza».Tra i cattolici assidui che si sono pronunciati la preferenza per la Lista Bonino è dello stesso ordine di grandezza, sia pure un po' più bassa, di partiti come Forza Italia, i Ds, An.«È un bel risultato considerato che negli ultimi mesi i mass-media ci hanno praticamente espulso, cancellato - sottolinea il leader radicale - Una censura vistosa e documentata. Attraverso questo metodo si impedisce al Paese di scegliere tra i temi, non solo etici, che i radicali pongono all'opinione pubblica. È un fatto strumentale, voluto: hanno paura di pronunciarsi su questi stessi temi. In secondo luogo, ricorderei che in Veneto alle elezioni europee del 1999 fummo il secondo partito per partecipazione delle donne e delle donne praticanti. Il dato del sondaggio Poster è comunque per noi incoraggiante. Lo si confronti, ad esempio, con quello di Rifondazione comunista che risulta sostanzialmente respinta dall'elettorato cattolico. Anche perchè mi pare evidente che tra gli incerti e i reticenti ci sono molti potenziali elettori radicali».
Qual è oggi la capacità di orientamento e controllo di voti da parte delle gerarchie ecclesiastiche?
«Credo che Chiesa e il variegato mondo del volontariato possano influenzare al massimo un 15\% dei voti nell'elettorato di centro-sinistra: ma non certo per il carsima della religione quanto per le note ragioni assistenziali e/o clientelari. Dico al massimo 15\% perchè con ogni probabilità la percentuale è minore. Nell'area di centrodestra? Beh, lì credo siano maggiormente i cattolici a trainare le strutture ecclesiastiche di base che il contrario».
I cattolici che votano sono divisi quasi a metà tra Polo e Ulivo?
«Vero. Ma la maggior parte non si schiera. Il dato più rilevante è che proprio nel Veneto - dove in passato la partecipazione è sempre stata altissima - non sono gli agnostici, ma i credenti a dire di non essere più interessati dalle componenti cattoliche sia del centrodestra sia del centrosinistra. È un dato che rincuora noi radicali in questa fase di aspra polemica con il Vaticano».
Negli ultimi tempi siete tornati a porre con enfasi al centro dell'azione politica problemi che toccano la coscienza di ogni cittadino. Quale impatto prevedete sull'elettorato cattolico?
«Questo tipo d'attenzione è stata una costante nella storia del Partito Radicale: divorzio e aborto, obiezione di coscienza, fame nel mondo ecc.. Oggi l'evoluzione scientifico-tecnologica pone problemi e offre opportunità che devono essere governate e mi pare che la gente stia comprendendo la centralità di tutto ciò anche in relazione agli inevitabili mutamenti per l'etica civile e religiosa. Ecco perchè siamo così impegnati per assicurare la libertà di ricerca scientifica nel nostro Paese ed in particolare per garantire la ricerca sulla clonazione terapeutica, e l'uso degli embrioni soprannumerari per la sperimentazione con le cellule staminali oppure ci battiamo per l'introduzione della pillola "abortiva" Ru 486 (l'alternativa farmacologica all'aborto chirurgico)».
Torniamo alla domanda
«Sono convinto che la coscienza religiosa si trova oggi divisa e paradossalmente unita nel guardare a quelle parti dello schieramento politico che si pongono domande dello stesso tipo - di profondo senso etico - sia pure con risposte opposte. Siamo rimasti ormai solo noi radicali e, sull'altra sponda, i cattolici "fondamentalisti" a porci domande di questo tipo. Gli altri, sia i laici, sia coloro che guardano ai voti cattolici, sono muti e perciò assenti dal dibattito».
Ritiene che l'istanza morale, da sola, possa determinare la decisione di votare per questo o quel partito?
«Solo in un numero ristretto di casi - conclude Pannella - Per noi infatti il vero problema è riuscire a ricordare all'opinione pubblica che noi siamo anche e soprattutto una formazione di liberazione politico-economica del cittadino lavoratore e del cittadino imprenditore».
Paolo Francesconi