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 Il Piccolo 12-06-2002

Due ricerche condotte per il Cnel

Gli immigrati sono necessari alle imprese del Nordest ma ci vuole più integrazione

ROMA - Il 48% degli extracomunitari che lavorano regolarmente nel Nordest possiede un diploma superiore: il 17,3% ha la licenza media, il 13,4% una laurea e il 12% una formazione professionale. Titoli di studio che tuttavia non sono utili per accedere al mercato del lavoro nell'area più ricca di Europa; un'area che cerca personale da assumere, ma che nel 66% dei casi non lo trova. L'identikit dell'immigrato e quella dell'imprenditore nelle province di Trento, Verona, Vicenza, Treviso, Pordenone e Udine arrivano da due ricerche condotte per il Cnel e presentate ieri a Roma alla presenza, del sottosegretario al lavoro Maurizio Sacconi.

Il Nordest, contrariamente al Sud che rappresenta la garanzia della sopravvivenza, appare agli immigrati un evidente miglioramento della qualità della vita. «Non è un problema trovare un lavoro regolare», dichiarano i lavoratori, «anche se spesso a tempo determinato e non adeguato a capacità e ad attese economiche. Mentre secondo il 72% dei datori di lavoro l'inserimento degli immigrati nelle imprese è positivo (vige la legge che «è integrato chi lavora») molto complesso invece è il percorso integrativo con i residenti. «È difficile potersi integrare con uno stipendio di 1.600.000 mila lire», ha detto Sacconi, secondo il quale il fattore economico incide profondamente sulla mancata coesione sociale lì dove la presenza degli immigrati arriva al 10% sulla popolazione locale.

Tra le priorità ricordate dal sottosegretario c'è innanzitutto quella di «poter gestire i flussi» non solo a livello quantitativo ma soprattutto qualitativo attraverso un percorso legislativo fatto di diritti e di ordine. Assai utili in questo senso, ha ricordato il sottosegretario, si stanno dimostrando gli enti bilaterali che, con le Regioni e le varie associazioni di volontariato, danno buoni risultati. Alloggio e lingua sono i due principali ostacoli sentiti non solo dai lavoratori, ma anche dagli imprenditori stessi che, secondo l'altra ricerca, costituiscono i due fattori che incidono maggiormente sulla qualità del lavoro svolto. Da notare come la dimensione dell'azienda determini la metodologia di selezione: quelle con più di 50 dipendenti ricorrono alle imprese interinali, mentre le più piccole all'intermediazione fiduciaria. Si spiega così la correlazione tra settori ed etnie, per cui in agricoltura, edilizia e servizi alle persone ci lavorano gli immigrati dell'Est, nell'agroalimentare i maghrebini, nel meccanico, chimico e nel legno gli africani, mentre nel pellame e nell'alberghiero gli asiatici.

Sabina Licci