Home | Documenti | Foto | Risultati elettorali | Link | Novità | Rassegna stampa | Comunicati stampa



Il Piccolo 31-03-2002

Alt dal Nordest sull'articolo 18

Ma il bello è che anche i giganti del Nordest, come ad esempio la corazzata United Benetton, pretendono per voce di Gilberto un maggiore "equilibrio", virtù che negli ultimi cruciali mesi è mancata innanzitutto a Confindustria. Sulla stessa linea di energico ricupero di moderazione interna,anche Rossi Luciani (leader degli industriali veneti) e Innocenzo Cipolletta (per la Marzotto).E Gianfranco Zoppas, per nove anni alla guida degli industriali del Friuli-Venezia Giulia, ha spiegato al Corriere perché la trincea non paga.

Non solo. Anticipando di un bel po' Umberto Agnelli, l'ex presidente degli industriali veneti Mario Carraro, padovano come Rossi Luciani, aveva già da tempo parlato di "falso problema".Oggi aggiunge:"Berlusconi non può fare la Thatcher per la banalissima ragione che l'Inghilterra non assomiglia in niente all'Italia". Valentino Ziche, presidente della portentosa associazione confindustriale di Vicenza, basilica del capitalismo diffuso, confessa perplessità sulla strategia di D'Amato. E ci credo. Vicenza esibisce una sfilza di record italiani, nordestini o veneti in fatto di export rispetto al Prodotto interno lordo, di percentuale di valore aggiunto, di quota di lavoratori stranieri e di servizi: figuriamoci se, con questo ennesimo boom in atto, ha voglia di giocarsi a muso duro anche una sola fettina di pace sociale in azienda.

L'Istat segnala non a caso la forte ripresa nazionale degli scioperi tra gennaio e febbraio. Quasi quattro milioni di ore non lavorate, l'87 per cento delle quali per protesta "politica": leggi scontro fra sindacato e Governo&Confindustria. Per paradosso, proprio le aziende pagheranno da sole tutti i costi della stress sindacale generalizzato anche se pochissime sono interessate all'art. 18: nel Nordest allargato all'Emilia, le aziende tra i 15 e i 20 dipendenti sono esigua minoranza. Insomma, se il governo andasse alla guerra tirando dritto per la sua strada, come auspicava fin dall'inizio D'Amato, sarebbero poi gli imprenditori d'ogni ordine e grado, più che il Governo, ad avvertire il contraccolpo più duro. Il primo biennio di Antonio D'Amato al vertice di Confindustria scade a maggio. Fu eletto praticamente dal Nordest, con il patrocinio di Luciano Benetton e di Nicola Tognana, in una fase in cui era veemente la voglia di decentrare i poteri forti del capitalismo rispetto a Casa Agnelli.

Ma oggi l'impresa nordestina, dalla piccola alla multinazionale, sente di essere presa in mezzo da uno scontro che la tiene oltretutto al margine; uno scontro politicizzato, radicalizzato e perfino personalizzato al centro, con scarsa aderenza alle priorità di un Nordest che assume, cerca lavoratori, delocalizza a Est e nel nostro Sud con un dinamismo che non può blindarsi a lungo sulla guerra del 18.Non sono un esegeta dei silenzi del vice-presidente di Confindustria, il trevigiano Nicola Tognana, ma mi pare di notare un defilarsi che non è da lui e che, forse, qualcosa sta a dire.

Altro che "disincanto" a Nordest! Ma quando mai? C'è invece preoccupazione, tensione, nervosismo, anche perché la funzione di laboratorio non protegge il territorio da forme di nichilismo rosso organizzato. Basti pensare che, su quattro città italiane dichiarate in queste ore a rischio terrorismo, due,cioè Venezia e Verona, sono venete mentre uno specialista come il procuratore della repubblica di Verona, Guido Papalia, conferma che le province di Udine e Pordenone sono "il cuore" terroristico dei Nuclei territoriali antimperialisti, sigla Nta.Il conflitto sociale è democraticamente alternativo al terrorismo ma il terrorismo infiltra il conflitto. Già il bipolarismo politico all'italiana è malato. Se salta anche il bipolarismo sociale, tra impresa e lavoro, arriverà tutto il peggio: quando il Nordest lo dimostrasse anche al suo eletto Antonio D'Amato, oltre che a governo e sindacato, darebbe prova di grande forza pragmatica. Mettere l'art 18 in coda a tutto, è oggi da ceto dirigente d'avanguardia.

Giorgio Lago