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Il Piccolo 20-03-2002

Ieri sera la cena «aperta a tutti» che ha idealmente replicato alla riunione esclusiva targata Forza Italia svoltasi dodici giorni fa al castello di Miramare

A Udine la risposta a Nesis: «Noi non facciamo lobby»

Attorno al «padano» Bossi gli industriali delle quattro province, il presidente Tondo (Fi) e l'assessore Dressi (An)

UDINE - Una cena «ecumenica» con Bossi a base di risottino di frutti di mare, branzino con il vino bianco, bavarese alla frutta. Il dialogo fra industriali e governo, in Friuli Venezia Giulia, ormai si svolge fra tovaglie ricamate e prelibati piatti per buongustai. L'effetto Nesis ha colpito ancora. Dopo la cena di Miramare a Trieste con il premier Berlusconi, dove una sessantina di industriali del Nordest hanno siglato un patto per dar vita a quella che è stata definita una «lobby» fra affari e politica, ieri sera a Udine, nella foresteria dell'Assindustria, il mondo degli affari regionale ha incontrato il ministro delle Riforme Istituzionali, Umberto Bossi. Presenti il presidente della Regione, il forzista Renzo Tondo, e il sindaco di Udine, Sergio Cecotti.

«Mi trovavo a passare qui per caso», ha scherzato il leader della Lega, scortato dal presidente degli industriali, Andrea Pittini, e dal vicepresidente della giunta regionale, Alessandra Guerra. Il clima è quello di una rilassata serata conviviale: «Noi non siamo una lobby». E Nesis? Resta un oggetto misterioso.

Dopo le polemiche esplose nell'atmosfera blindata di Miramare, a causa di alcune importanti esclusioni (come gli esponenti dell'Assindustria triestina), il presidente degli industriali friulani, Adalberto Valduga, sottolinea il significato «istituzionale» dell'incontro, naturalmente senza esclusioni. Accanto al padrone di casa c'è anche Anna Illy, non invitata a Miramare, che si mantiene però piuttosto defilata: «Osservo quello che succede». Bossi, con cravatta e foulard verde, è subito corteggiato dalla nomenklatura leghista, dal capogruppo della Lega in Consiglio regionale, Claudio Violino, al segretario regionale della Lega Nord, Beppino Zoppolato. Gli industriali friulani, già una settimana fa, avevano consegnato al ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli, un «dossier» sui problemi ambientali della regione. Tutto quindi sembra correre sui binari di un dialogo sperimentato con le istituzioni e con il governo. Questa volta, al posto del premier, c'è il ministro Bossi.

Appesa a una parete della rustica foresteria di Palazzo Torriani c'è la riproduzione di un brigantino («Old Ironside», 1803), che sembra evocare storie di disperazione e di clandestini sui mari. Bossi, seduto fra Guerra e Valduga, risponde alle inevitabili domande sul nodo della carenza di manodopera a Nordest: «I flussi si possono integrare. Ma ci vogliono patti chiari e amicizia lunga. Quelli che vengono a lavorare in Italia devono avere il contratto di lavoro in mano, altrimenti noi non gli diamo il permesso di soggiorno». «Sì - ribatte Valduga - ma oggi in Italia non entrano neppure quelli che il permesso lo hanno ottenuto».

L'imprenditore Roberto Snaidero, che ha partecipato anche alla cena di Trieste, si schermisce: «Il Nordest ha bisogno di essere rappresentato. Nesis è formato da un gruppo di imprenditori che vogliono risolvere i problemi del territorio. Definire questa associazione una lobby è fuori luogo». L'assessore regionale Dressi di An sfodera un caustico sorriso: «Miramare? Quella era una cena di partito con Berlusconi». La cena di ieri sera non sembra così avere eliminato le tensioni dopo il summit nel castello triestino. Anche se ieri, a Palazzo Torriani, si è celebrata una sorta di tregua con l'ombra di Nesis ancora incombente. Fra gli altri c'erano Giovanni Fantoni e Gabriele Drigo, il presidente dell'Unindustria di Pordenone, Piero Della Valentina, e industriali come Marco De Eccher, Grazianio Luci, Piersilverio Nassimbeni, Renzo Toffolutti, il presidente di Autovie Venete, Dario Melò.

Piercarlo Fiumanò