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Il Messaggero Veneto 21-06-2002

Il leader della Destra spiega la linea concordata con Romoli e Zoppolato. Summit il 15 luglio

Menia: la Regione segua i partiti

Il coordinatore di An: le segreterie intervengano per l'indirizzo politico

TRIESTE - Le segreterie politiche riprendano in mano le redini della maggioranza consiliare per evitare che, anche in prospettiva elettorale, la confusione e le spinte incontrollate si moltiplichino. Il senso dell'incontro tenuto ieri sera all'aeroporto di Ronchi tra Ettore Romol, Roberto Menia, e Beppino Zoppolato, responsabili per il Friuli-Venezia giula di Forza Italia, An e Lega, è soprattutto questo. Si è deciso di fissare al prossimo 15 luglio il summit di villa Curtis Vadis e di predisporre nell'occasione un documento da far firmare a tutti i consiglieri, come programma di fine legislatura e impegno preelettorale. Sarà un modo per rimettere in riga i riottosi, o comunque, per ridare una forte impostazione politica ai gruppi,come dice in questa intervista Roberto Menia.

In questo passaggio critico per la Cdl, la destra è in una posizione privilegiata: per disciplina di coalizione ha subito il discusso accordo con Scarano (ad onta del quale la Cdl ha perduto il comune di Gorizia) e accettato la legge elettorale prima esaltata e ora ripudiata da forzisti e leghisti. Se in An non ci sono "spicinii" di vetri infranti, né stridori di lame arrotate, il malessere nell'alleanza può far danno a tutti. Così, a monte delle analisi e degli accordi cui il centrodestra è chiamato dalle difficoltà del momento - sostiene il "federale" del Friuli-Venezia Giulia - è necessario che la politica si riappropri del proprio ruolo.

Menia, la situazione è abbastanza turbolenta da destare preoccupazione?

Quale situazione turbolenta? In An non ci sono problemi.

E nel centrodestra?

Beh, tra gli alleati qualcuno si è messo paura per l'approssimarsi delle elezioni. Non è che io sia un ottimista per natura, ma neanche mi fascio la testa prima che sia rotta. Mi risulta incomprensibile l'inquietudine seguita alle elezioni. Noi di An abbiamo riconfermato i nostri sindaci, Baritussio a furor di popolo, e Marin addirittura avendo contro Forza Italia; ma anche complessivamente la Cdl non è andata male.

Dimentica Gorizia.

Che fosse una piazza difficile, lo si sapeva: Antonione, andato lì per avere un collegio sicuro, ce l'ha fatta per un soffio. Romoli, coordinatore regionale forzista, si è fatto battere. Si poteva vincere o perdere: si è perso di 26 voti. Tutto qui.

Già, ma adesso sta per partire il referendum. E i sondaggi pronosticano una bocciatura della legge voluta dal centrodestra...

Perché, c'è qualcuno che se ne accorge appena adesso? Al momento della definizione della legge, questa eventualità era stata prospettata molte volte, e non solo da An. Sta andando come era più che probabile che andasse. Non capisco perché la prospettiva appaia terrificante solo oggi, perché non si sia riflettuto prima sull'opportunità di scegliere un'altra via.

Perché non vi siete impuntati, all'epoca?

Perché per farlo avremmo dovuto mandare a catafascio l'alleanza proprio nella regione che aveva costituito l'esperienza pilota, e sarebbe stato un errore. Adesso si scopre che i margini di manovra per il presidenzialismo ci sono, perché fanno paura i referendari e Illy.

A lei non fa paura?

Molto meno di un anno fa. E poi è stato sicuramente un personaggio forte nella realtà triestina, che però non è la realtà regionale. Non credo valga davvero tanto, nell'intero Friuli-Venezia Giulia.

Magari fanno anche paura i risultati del Nord, la consapevolezza di poter perdere. Tutti dicevano: l'ala protettrice di Berlusconi può far vincere chiunque...

E così è stato, in certi momenti. Per esempio nelle passate regionali, che il centrosinistra ha voluto politicizzare, anticipando quello che sarebbe stato il successo della Cdl al voto per il Parlamento. Nelle ultime amministrative la politicizzazione non c'è stata. Ritornerà in parte nel 2003, e questo dovrebbe tranquillizzare un po' i timorosi.

Torniamo allo stato di confusione, alle lotte interne...

E' normale che un rovescio elettorale produca cose del genere. Il fatto che la sconfitta sia avvenuta nella città del coordinatore regionale, probabilmente amplifica le cose. Poi si sa che qualcuno non gradisce Antonione...

Le elezioni trasformano le competizioni a squadre in corse individuali. Non c'è il rischio che le spinte personali si intensifichino?

C'è sicuramente. E proprio per questo credo sia opportuno che le segreterie politiche riprendano in mano le redini della situazione, a prescindere dal fatto che i timori che serpeggiano nel centrodestra siano più o meno reali. Su questo ho trovato d'accordo anche Romoli e Zoppolato, nella riflessione comune fatta all'aeroporto.

Dunque il messaggio è: le danze adesso le deve menare la politica?

Direi assolutamente di sì ed è un'impostazione comune. Di confusione in giro, ce n'è, sarebbe sciocco negarlo. E non si può lasciare che le cose vadano avanti cosí, nella speranza che si risolvano da sole. La situazione va affrontata e risolta politicamente, con un'intesa forte tra le segreterie regionali.

Luciano Santin