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Il Messaggero Veneto 07-05-2002

Il presidente del comitato per il referendum replica ad Asquini: la specialità della nostra Regione non c'entra niente

Malattia: firme contro una legge elettorale anomala

PORDENONE - «Ho letto le dichiarazioni di Roberto Asquini, consigliere regionale di Forza Italia, riportate domenica dal vostro giornale. Secondo lui, la legge elettorale regionale sarebbe espressione della specialità del Friuli-Venezia Giulia e la raccolta delle firme per il referendum un attacco alla specialità. Se la specialità del Friuli-Venezia Giulia dovesse essere intesa in questo modo c'è davvero di che essere preoccupati». È quanto ha dichiarato ieri il presidente del comitato del no per il referendum sulla legge elettorale, avvocato Bruno Malattia.

«Una sola cosa è certa - ha precisato -: la legge elettorale approvata è, sì, speciale, ma è una specialità o, meglio, un'anomalia che umilia i cittadini della nostra regione». Secondo Malattia «se il referendum non avrà successo essi avrebbero buon titolo per ritenersi, rispetto agli altri elettori italiani, figli di un "dio minore" o per essere giustamente considerati tali (non so che cosa sia peggio). Il "dio minore", nel caso, sembra essersi preso cura, più che dei diritti degli elettori, degli interessi di gruppi e settori limitati che, con il paravento della specialità e giovandosi anche di una legge elettorale apposita, vorrebbero continuare a gestire la nostra regione sfruttando le differenze (vere o presunte) che la caratterizzano».

«Per Asquini, però - osserva Malattia -, non è così, dal momento che la legge elettorale troverebbe il suo equilibrio nel fatto che ha "preso voti a sinistra e a destra". È vero. In sede di votazione si è stretto uno strano connubio tra Rifondazione comunista e Casa delle libertà, ma ciò semmai evidenzia un'ulteriore anomalia».

«Solo una "speciale", almeno in questo, Casa delle libertà, poteva offrire a Rifondazione comunista, che ha saputo sfruttarlo intelligentemente, un regalo del genere. Sull'altro versante, in questa nostra marca di confine, esponenti di parti che hanno fatto del presidenzialismo al loro bandiera, si sono ridotti (o forse sono stati indotti...) a ruolo di cocchieri di politiche e obiettivi propri dei loro avversari tradizionali e più estremi».

«Che si siano comportati in modo tanto strano non per compiacere la Lega, ma per contrastare una possibile candidatura di Illy non lo credo - sottolinea ancora Malattia - anche se il leitmotiv di molti esponenti di Forza Italia potrebbe farlo sospettare. A questo coro si aggiunge anche Asquini, sostenendo che con l'abrogazione della legge elettorale si vorrebbe appiattire «la specialità regionale e il Friuli alle posizioni "triestiniste" - proprio così - di Illy».

«Più che un argomento - sono ancora parole di Malattia -, questa mi sembra l'inconscia confessione di un timore per il prestigio di cui gode Illy. Per altro aspetto si ricorre a una fin troppo abusata abitudine di mettere friulani contro triestini, udinesi contro pordenonesi e viceversa. Ci sarà comunque tutto il tempo per approfondire le varie questioni che la legge elettorale pone, dopo che avremo completato la raccolta delle firme e il referendum imporrà un confronto diretto con gli elettori. Saranno loro, alla fine, a valutare quali siano le ragioni migliori. Personalmente sono convinto che, invece che basarsi sulle divisioni o rinfocolarle, convenga valorizzare la straordinaria ricchezza offerta dalle diversità e dalle specificità della regione in un disegno unitario e armonico di apertura al nuovo e agli altri.

La logica dei campanilismi e una divisione tribale, all'interno dei partiti, degli ambiti istituzionali, consentono scenari ormai insopportabili. Ciascun cittadino di questa regione deve essere e restare giustamente orgoglioso della propria storia e delle proprie tradizioni. Conquistandosi, grazie a uno strumento di democrazia come il referendum, il diritto di eleggere direttamente il suo presidente, egli potrà in più spazzare finalmente logiche da prima repubblica e instaurare un circuito virtuoso, imperniato sulla trasparenza e sulla responsabilità e garantito da un programma e da una persona scelta per le sue capacità e la sua integrità, libera da condizionamenti e da manovre di retrobottega alle quali impietosamente ci è stato ancora dato di assistere in questi anni».