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Il Piccolo 09-01-2002

Dura replica del presidente di Luka Koper alla polemica scatenata da Maresca con un'intervista rilasciata al «Delo»

Korelic: «Se non siamo graditi, addio»

«Abbiamo trovato l'appoggio di Antonione e Franzutti, perché l'Ap ci accusa?»

«Non vogliamo restare a Trieste se non siamo graditi, prima di tutto dall' Autorità portuale. Siamo decisi a rispettare tutte le leggi, le regole della concorrenza, e l'Autorità stessa, ma non nel senso che prima ci legano le mani e poi ci obbligano a nuotare. L'Autorità portuale deve aiutare l' iniziativa privata, non limitarla».

Parole dure, da cui traspare una chiara amarezza, quelle del presidente di Luka Koper, Bruno Korelic, che si è rivolto al «Piccolo» dopo che il quotidiano di Lubiana «Delo», vicino al governo sloveno, ieri ha pubblicato una lunga intervista al presidente dell'Authority triestina intitolata «Luka Koper si comporta come se fosse proprietaria del Molo Settimo». Quattro colonne intere, nella pagina riservata alle notizie più importanti, in cui Maresca spiega le ragioni che hanno indotto l'Autorità portuale ad aprire un'indagine sui comportamenti di Luka Koper e della controllata Tict, che da quasi un anno gestisce il terminal contenitori.

Prima di respingere le accuse, con documentate motivazioni, Korelic lancia un avvertimento: «Se in futuro ci daranno ancora fastidio senza fornire argomenti validi, credo che non avremo più niente da fare a Trieste e andremo avanti con i nostri progetti a Capodistria. Mi spiace molto - e l' amarezza si percepisce tutta - anche perchè ho trovato l'appoggio dei politici, prima il presidente della Regione Antonione e adesso l'assessore Franzutti, ma non capisco perchè Maresca scatena una polemica pubblica all' interno della Slovenia dicendo cose non vere e non argomentate. Devono decidere loro: o collaborazione o concorrenza totale. Noi siamo pronti a entrambe».

Il feeling fra Maresca e Korelic avevano cominciato a guastarsi subito dopo l'accordo di collaborazione fra i due porti, firmato alla fine dello scorso agosto dai due presidenti, ma non dai sindaci Dipiazza e Pucer, dopo lo «stop» dato al primo da Forza Italia. La causa di un ulteriore raffreddamento la spiega lo stesso Korelic. «E' avvenuto - racconta - quando Maresca voleva a tutti i costi che Psa-Sinport ed Evergreen entrassero nella Tict. Non era possibile perchè c'è un contratto fra i partner della Tict. Prima dovevamo parlare con gli altri soci. L'Autorità portuale non può decidere chi devono essere i nostri partner. Credo che se vogliono far entrare Psa-Sinport ed Evergreen nella Tict - aggiunge con rammarico - il modo lo troveranno. Tutta questa storia è nata per farci perdere la pazienza e cacciarci». Korelic è comunque ben deciso a dimostrare, dati alla mano, l'infondatezza delle accuse. «Il nostro obbligo era di bloccare la costruzione del terminal container a Capodistria - spiega - e concentrare l'attività a Trieste.

Abbiamo mantenuto questo impegno, ma ci vuole qualche anno per realizzare una struttura capace di fornire un servizio a livello internazionale». E sull'accusa della crescita del traffico container a Capodistria, a fronte di un calo a Trieste, snocciola alcuni dati: nel 2001 Capodistria ha movimentato 93.187 teu (6.508 in più del 2000), mentre a Trieste in dodici mesi sono transitati 199.170 teu (4.243 in meno rispetto al 2000). «La crescita di Capodistria - spiega Korelic - è fatta di traffico dalla Slovenia, dalla Croazia e dall'Ungheria, mentre i transiti di container dai mercati tedesco, austriaco e italiano sono scesi rispettivamente del 15, del 5 e del 68%. Nel 2001 - prosegue - a Trieste Evergreen ha portato 22.500 teu in meno rispetto al 2000. La maggior parte dei quali sono passati per Venezia, perchè le tariffe ferroviarie dal mercato italiano sono inferiori di 80 mila lire per contenitore rispetto a Trieste. Sul calo dei traffici al Molo Settimo ha anche inciso la chiusura della linea con Hong Kong, che se avesse continuato avrebbe portato 40 mila teu».

Korelic respinge poi le accuse di ingerenze nella politica portuale di Trieste e di «ignoranza» delle regole di mercato. «Non c'è nessun argomento per dimostrare ciò - afferma - perchè abbiamo seguito e rispettato nei minimi dettagli l'atto di concessione. Ci hanno detto che Luka Koper dev' essere il socio di riferimento nella Tict, ma l'Autorità portuale non ci ha mai aiutato per registrare il consiglio di amministrazione e l' amministratore delegato alla Camera di commercio. Non possiamo quindi agire come socio di riferimento: non abbiamo il 51%, non abbiamo la maggioranza nel cda e non possiamo nominare un amministratore delegato. I nostri poteri non sono quelli che ci spettano in base all'atto di concessione».

Ingerenza nella politica portuale. «Maresca non ha gradito il nostro colloquio con l'assessore Franzutti - sottolinea Korelic -. Abbiamo sempre detto che ci sta bene l'ingresso della Regione nella Tict. A Maresca poi non è piaciuto l'arrivo della Cosco. Nell'atto di concessione, però, noi siamo obbligati ad essere un terminal aperto a tutti gli armatori». Infine le tariffe ferroviarie, con l'accusa alle Ferrovie slovene di favorire Capodistria rispetto a Trieste nel collegamento con Villaco. «I treni blocco sono gestiti dall'Intercontainer di Basilea, le Ferrovie slovene non c'entrano - spiega Korelic -. Il servizio da Villaco è iniziato il 9 settembre, e finora ci sono stati tre treni blocco per Capodistria, con complessivi 75 teu... Ciò mentre nel 2001 al Molo Settimo l'Intercontainer ha portato 16 mila teu. Confrontando poi i prezzi di Intercontainer e aggiungendo una tassa sulle movimentazioni al Molo Settimo, il costo totale Villaco-Capodistria è superiore di 25 euro a quello Villaco-Trieste».

Dati tecnici a parte, il presidente di Luka Koper afferma senza mezzi termini che le accuse dell'Authority triestina non possono portare a prospettive di collaborazione fra i due porti. «Ci attendiamo che l'Autorità ci venga incontro sui costi, per essere concorrenziali con Venezia. Invece di aiutarci ci danno bastonate tramite la stampa, senza parlare di insinuazioni sul mio conto e sui nostri manager».

gi. pa.