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Il Messaggero Veneto 30-11-2001

«Licenziamenti, legge ingiusta»

Il segretario generale della Cisl, Sante Marzotto, difende l'articolo 18

TRIESTE - «E' una battaglia di civiltà e stia attento il cavalier Pittini perché sono poche le cose che riescono a far indignare le persone. Scelte che vanno a ledere i diritti degli individui, e soprattutto dei giovani, sono una di queste cose». Fermo, determinato, convinto della validità degli argomenti a sostegno del "no" all'abolizione dell'articolo 18, questione che dopo mesi è riuscita a compattare il sindacato, Sante Marzotto, segretario generale della Cisl del Friuli-Venezia Giulia smonta, pezzo dopo pezzo, le motivazioni del governo e boccia come "opportunista" la posizione di Confindustria.

«Ci dicono che solo pochi lavoratori saranno coinvolti. A prescindere che già una legge che discrimina, all'interno di una fabbrica, tra chi è stato assunto prima e chi dopo, è per definizione ingiusta, ci si dimentica che nelle intenzioni del governo non beneficeranno di quanto previsto da quell'articolo dello Statuto dei lavoratori tutti coloro che passeranno dal tempo determinato a quello indeterminato. In Friuli-Venezia Giulia - tuona il segretario generale - sono 70 mila l'anno! E sono giovani». Il 70 per cento degli avvii al lavoro che si registrano in regione sono infatti a termine, e questo «comporterà il paradosso che, in una stessa azienda, esisterebbe un doppio regime di tutela sulla base del quale, a seconda del periodo di assunzione, un dipendente potrebbe ricorrere al giudice per far valere i propri diritti e vedere riconosciute le proprie ragioni, e un altro no».

«Inaccettabile! L'obiettivo è chiaramente quello di indebolire la capacità di resistenza e il rispetto della generalità dei lavoratori, e questo - ribadisce Marzotto - è davvero molto grave. Chi vede violato un proprio diritto e sa che se lo rivendica corre il rischio di essere licenziato, avrà il coraggio di denunciare una simile situazione? Come sindacato non possiamo essere d'accordo sul fatto che, sul suolo italiano, ci siano cittadini non più subordinati alla legge».

E di fronte all'obiezione che comunque, nelle aziende al di sotto dei 15 dipendenti, la regola non vale, Marzotto replica che «sì, purtroppo è vero. Però se è un diritto legittimo, va esteso, altrimenti va tolto a tutti». Invita, il segretario regionale della Cisl, anche a fare chiarezza. «Il governo aveva presentato un programma di legislatura laddove si impegnava ad agire per il riassetto delle regole che presiedono al mercato del lavoro. Come Cisl ci siamo dichiarati d'accordo. E' vero: occorre mettere mano agli ammortizzatori sociali, ai meccanismi di ingresso e di uscita dal lavoro, alla formazione e alla riqualificazione. Ma l'articolo 18 non c'entra nulla con tutto questo: interviene nei licenziamenti per giusta causa, non è uno strumento di flessibilità. Nei casi di crisi aziendale ci sono altri strumenti, e non mi vengano a dire che in Friuli-Venezia Giulia un'azienda ha chiuso perché non poteva licenziare! Me lo dimostrino, se mai ci riusciranno».

E', quindi «una mera questione di potere. Le imprese vogliono avere le mani libere. Ma io rimango convinto che un lavoratore stipula un contratto con un'azienda e vende lavoro, non la persona. E' un principio sul quale non saremo mai d'accordo. Potremo subirlo, ma condividerlo... mai». Gli scioperi articolati sono, dunque, un segnale di pericolo, un invito al governo a ritirare quella proposta. In caso contrario «andremo avanti. Ci opporremo con determinazione e sarà difficile fare accordi dopo una decisione di questo genere. E se il presidente della Confindustria regionale confida in uno stop di 8 ore - conclude Marzotto - attenda un po', vedrà che ce la faremo. Se si tratta di fare un favore...».

Elena Del Giudice