Home | Documenti | Foto | Risultati elettorali | Link | Novità | Rassegna stampa | Comunicati stampa


RADICALI ITALIANI PARTITO RADICALE RADIO RADICALE NESSUNO TOCCHI CAINO Coordinamento Radicale Antiproibizionista NON C'E' PACE SENZA GIUSTIZIA POLITICAL RESOURCES ASSOCIAZIONE RADICALE ESPERANTO

Il Piccolo 20-06-2002

I partiti del Centrodestra cercano di ritrovare serenità e lucidità dopo il «dietrofront» sul testo e le conseguenti polemiche

Legge elettorale, maggioranza a consulto

Oggi vertice tra i segretari di Fi, An e Lega, domani «stati generali» azzurri

La giunta regionale incontrerà a Udine i parlamentari della Casa delle libertà. Intanto il Carroccio rimpiange la mancata presidenza di Alessandra Guerra

TRIESTE - Un fitto carnet di impegni iniziando (possibilmente) dalla serata di oggi con un primo faccia a faccia tra i tre coordinatori regionali di Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega Nord, rispettivamente Ettore Romoli, Roberto Menia e Beppino Zoppolato. A seguire, domani mattina con un summit a Udine tra la giunta del Friuli Venezia Giulia e i deputati e senatori eletti in Friuli Venezia Giulia per parlare di bilancio, di infrastrutture, di trasporti e, evidentemente, anche di altro, come la legge elettorale, ad esempio.

Infine, sempre domani ma in serata (inizio alle 20.30) è previsto anche un incontro-dibattito a Tricesimo, al ristorante «Belvedere», convocato da Ferruccio Saro e al quale parteciperanno anche Renzo Tondo e Ettore Romoli, per discutere di elezioni regionali: «Analisi della situazione ed individuazione della strategia vincente» recita il titolo dell'appuntamento. Data la presenza dei parlamentari, degli assessori e dei consiglieri regionali eletti in Friuli, la riunione si preannuncia come una sorta di «stati generali» del movimento azzurro udinese.

Il nocciolo è, e rimane, l'impasse, la situazione di difficoltà che la Casa delle libertà sta vivendo in questa regione determinata dalla scollatura su quella legge elettorale ieri sostenuta da tutti e oggi figlia di nessuno, che si vuole assolutamente rivedere alla luce della sconfitta patita a Gorizia, alla luce delle firme raccolte dai comitati referendari, alla luce dei timori che la campagna per un'elezione diretta del presidente si trasformi in una debacle della Cdl nella primavera del 2003, quando i cittadini del Friuli Venezia Giulia saranno chiamati alle urne per il rinnovo dell'amministrazione regionale. Una situazione complessa per tutti gli alleati, iniziando ovviamente da Forza Italia. Tondo ha ottenuto il mandato dal suo gruppo consiliare per chiedere un incontro con Silvio Berlusconi, leader indiscusso del partito.

La domanda che ora resta nell'aria e che tutti si fanno è: bypassando oppure coinvolgendo il coordinatore nazionale, già presidente della giunta e oggi sottosegretario agli esteri, Roberto Antonione?

Più o meno velatamente molti, in casa Fi, hanno chiesto e chiedono una «presenza» più attenta di Antonione in Friuli Venezia Giulia. Più o meno garbatamente ne sottolineano l'eccessiva distanza a fronte di una comunque sempre ingombrante presenza, che può rendere più facile o più arduo dirimere la questione. Qual è la «strategia vincente» che Forza Italia dovrà adottare per uscire da questo stato di cose? Quali sono i margini di manovra con gli alleati, in particolare la Lega? L'accordo con i Ds per modificare il Tatarellum è una strada percorribile? Il «listino», previsto dalla legge in vigore per le regioni a statuto ordinario, ovvero i nomi dei magnifici 12 consiglieri eletti in caso di vittoria della coalizione senza sforzo alcuno, può essere eliminato? E se così non fosse, chi designa? Se in casa azzurra non si ride, nemmeno all'interno del Carroccio il clima è dei migliori. Anzi.

Di «fibrillazione» parla infatti Claudio Violino, che conferma come la dirigenza del movimento «sta valutando il da farsi. Il cambio di rotta di Fi e An sulla legge elettorale è un elemento da tenere in considerazione» e che potrebbe, al limite, anche influire sulla tenuta della maggioranza. Ma le radici di questo stato di agitazione sono lontane nel tempo, risalgono, secondo Violino, a un anno e mezzo fa, a quando, cioè, ci fu il rimpasto di giunta e il passaggio del testimone tra Antonione, in partenza per il Parlamento, e Tondo. «Aver giocato su una giunta di minor spessore - rimarca il capogruppo in Consiglio del Carroccio - ha gettato le basi per la situazione attuale». Per Violino allora il presidente della giunta avrebbe dovuto essere colui, o colei, «che aveva ottenuto il maggior numero di voti», ovvero Alessandra Guerra.

Quest'ultimo è stato «un anno perso, se non addirittura dannoso», un giudizio pesantemente negativo che se venisse confermato dalla maggioranza del partito potrebbe davvero ipotecare la tenuta della giunta.

e.d.g.