Il Piccolo 04-10-2001
Mandato ai funzionari: dovranno scrivere un testo che sia rispettoso di tutte le prescrizioni dello statuto. Altra riunione il 15 ottobre
Gravi perplessità dei legali della Regione sulla bozza proposta dalla maggioranza
TRIESTE - Riforma elettorale regionale, punto e a capo. Si è tenuta ieri in presenza degli esperti la prima riunione del neocostituito comitato ristretto, rappresentativo di tutti i gruppi consiliari, cui è stato affidato l’incarico di elaborare una nuova legge elettorale che possa raccogliere i maggiori consensi; ed ecco la bozza in discussione – quella proposta dal leghista Beppino Zoppolato sulla base delle intese di massima intervenute in seno alla maggioranza di Centrodestra – ha destato dubbi e perplessità nei funzionari degli uffici legali della giunta e del Consiglio, i quali si sono riservati l’espressione delle opportune osservazioni chiedendo tempo fino al 15 ottobre per la consegna di una propria memoria.
Così quel testo su cui si sono a lungo accapigliati gli stessi partiti di maggioranza e che già aveva sollevato seri dubbi – al punto di indurre l’ ultimo vertice di Centrodestra a rimettersi alla consulenza tecnico-giuridica del ministero degli Interni – è stato praticamente accantonato. I confronti ripartiranno dunque da quello che verrà messo a punto dagli esperti dell’amministrazione regionale. E sarà un testo – è stato anticipato ieri alla luce delle prescrizioni dello stesso statuto – completo di una parte relativa alla forma-governo.
Nuovi punti critici – dopo quelli politici sull’elezione del presidente e sul seggio da garantire alla minoranza slovena – si sono aggiunti ieri, sul piano propriamente tecnico, per quanto riguarda l’approccio delle nuove norme con quella imposta transitoriamente dal Parlamento (per l’applicazione anche qui del sistema elettorale in atto nelle altre regioni italiane se il Friuli-Venezia Giulia non legifererà diversamente). Infatti una legge regionale non può modificare parti dello statuto, ma senza tali modifiche scatterebbe la norma transitoria, che invece modifica sostanzialmente certi punti statutari.
Senza dimenticare che la norma prevede poi l’incompatibilità di tutti i sindaci e assessori comunali – e non limitatamente a quelli dei Comuni sopra i 10 mila abitanti – con la carica di consigliere regionale. E che essa, nel confermare che il numero dei consiglieri è pari a uno ogni 20 mila abitanti, prevede – se operativa – un listino di candidati dal quale la coalizione vincente ne attingerebbe dodici, così sforando il tetto di 60 consiglieri. La maggioranza, i cui rappresentanti sono rimasti ieri silenziosi, non ha ancora chiarito se intende mettere mano, anziché a una legge limitata al sistema di voto, a una riforma organica, comprendente anche la forma-governo, i poteri del presidente, della giunta e del Consiglio, nonché la disciplina dei referendum confermativi.
Per cui all’interno della stessa maggioranza c’è chi si interroga se la norma transitoria non sia preferibile a una legge pasticciata. E a loro volta i Ds, se da un lato propugnano l’ elezione diretta del presidente, dall’altro chiedono di smussarne lo strapotere con l’aumento dei poteri d’indagine e di controllo del Consiglio.
g.p.