Il Messaggero Veneto 20-09-2001
TRIESTE - (L.S.) Seggio garantito agli sloveni? Per An non se ne parla nemmeno. Sulla legge elettorale, all'improvviso, si deve affrontare un altro problema: la messa in discussione di un dato che sembrava assodato, ovvero la rappresentanza certa della minoranza. Però forse la questione semplifica l'iter piuttosto che complicarlo, perché il peso di questa nuova pietra scagliata contro la riforma, viene di fatto a dar peso a quell'asse preferenziale destra-sinistra di cui si chiacchiera nei corridoi. E' noto infatti che i Ds, invece della lista separata, preferirebbero mantenere lo statu quo, grazie al quali potrebbero continuare a ricevere un apporto di voti sloveni. «Politicamente noi abbiamo sempre avuto delle riserve.
Ma ci rimettevamo all'avallo della segreteria regionale, che non c'è. Proprio ieri l'onorevole Roberto Menia ha detto che una misura del genere, senza censimento, è fuori discussione», spiega Adriano Ritossa, capogruppo di An. «In quanto al "favore" ai Ds, la nostra è una posizione di principio, e le conseguenze non ci interessano». Ritossa continua bacchettando un po' Ferruccio Saro sull'ipotesi di doppia preferenza lanciata ieri assieme all'elezione automatica in consiglio del presidente designato: «E' antistorica, c'è già stato un pronunciamento popolare in merito». Segnali in codice? Gioco delle parti? Irrigidimenti funzionali a giustificare una soluzione compromissoria, in nome dell'urgenza e del superiore interesse regionale? Se le tensioni sono vere o di facciata, lo si scoprirà in seguito. Intanto il ballon d'essai di Saro fa discutere.
«Non so, come la mette lui mi pare impraticabile. Credo ci siano problemi di costituzionalità», commenta, forse un po' spiazzato, il commissario leghista Beppino Zoppolato. E se il forzista Roberto Asquini continua a mostrarsi ottimista: («Molte cose sono ormai acquisite. La doppia preferenza mi lascia perplesso, ma ritengo che Saro intendesse bloccarne una sul presidente designato»), il capogruppo Cpr Isidoro Gottardo non ci sta: «Saro tenta una mediazione, ma credo sia meglio scegliere un modello preciso: gli ibridi possono essere un pasticcio impugnabile anche per legittimità o incostituzionalità. In quanto al seggio garantito agli sloveni, è un impegno programmatico di Antonione ribadito da Tondo. Il veto mi pare far rispuntare l'asse tra An e Ds». Ancora più diffidente l'opposizione.
«Saro capisce che i conigli usciti sinora dai vari cappelli sono dei mostriciattoli», nota il capogruppo ds Alessandro Tesini. «Pure credo che il suo automatismo non convinca gli elettori. Se è vero, tanto vale fare l'elezione diretta, altrimenti è un trucco». Analogo il parere dello Sdi Giorgio Baiutti: «Saro sta tentando un difficile esercizio di equilibrismo, ma non si capisce la differenza tra il nome stampigliato e obbligato e l'elezione diretta. E' qualcosa che ha l'aspetto di una gabola». E il capogruppo Ppi-Margherita Gianfranco Moretton: «A questo punto le possibilità sono due: o la maggioranza non ha assolutamente le idee chiare oppure, cosa piú probabile, non c'è la volontà di arrivare in tempo utile all'approvazione di una nuova legge elettorale, perché si preferisce andare al voto con il sistema delle Regioni a statuto ordinario».