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Il Piccolo 27-01-2002

L'irrigidimento del Carroccio non ha impedito agli altri alleati, che temono il referendum, di trattare con l'opposizione

Legge elettorale, Lega Nord isolata

Aperture su seggio agli sloveni, quota femminile, sbarramento e persino presidenza

TRIESTE - Lega contro tutti? Di sicuro il Carroccio non esiterebbe a sostenere in aula a muso duro la versione della riforma elettorale concordata fra i partiti della maggioranza e votata dalla competente commissione consiliare. Ma Forza Italia, Ccd e gli ex popolari del Cpr si sono dichiarati - nello stesso momento in cui approvavano il testo concordato - senz'altro disponibili ad accogliere in aula varie modifiche. Compresa la stessa elezione diretta del presidente, come qualche «centrista» ha poi prospettato agli alleati leghisti, ottenendo un indignato rifiuto (laddove ad An un'accentuazione presidenzialista del sistema elettorale non spiacerebbe per niente).

Ed ecco - non fosse che per captare il massimo di benevolenze in aula ed evitare quello scontro frontale con le opposizioni che le porterebbe a chiedere di corsa un referendum abrogativo - da alcuni settori del Centrodestra è stato già assicurato a vari gruppi avversari il favorevole accoglimento di alcune proposte. «Per il coordinatore regionale di Forza Italia (Romoli ndr) - ironizza Carlo Pegorer, segretario dei Ds - la sicumera di alcuni giorni fa si sta sciogliendo come neve al sole» Se la prende invece con i leghisti, «che la devono finire con una politica ricattatoria e di bottega» il socialista Alessandro Gilleri. E via con un attacco anche a Saro, «che rappresenta unicamente Forza Italia e non certo la tradizione del socialismo autonomista nella regione».

Nei corridoi, intanto, si tratta. Per quanto riguarda ad esempio la possibilità di garantire una rappresentanza alla minoranza slovena, si è fatta decisamente strada la proposta dei popolari della Margherita. L'impegno della maggioranza (ma An scalpita) è quello di inserire in legge - anziché rinviare la questione, data la sua implicazione statutaria, al Parlamento - una norma che favorisca appunto l'assegnazione di un seggio a un rappresentante degli sloveni. Dal Centrosinistra era stato avanzato a tal fine un ventaglio di soluzioni, ma verrebbe infine preferito quello della Margherita, che consiste nella possibilità che una lista slovena si apparenti con un altro partito sì da ottenere l'ultimo seggio guadagnato da quest'ultima.

Sarebbe un ritorno alle regole del 1992, quando l'Unione slovena ottenne un consigliere grazie all'apparentamento con la Dc, ma - polemizza il Pdci con Bruna Zorzini Spetic - ciò «non risolverebbe in maniera globale e definitiva il problema della giusta rappresentanza». Altra questione rimessa all'aula è quella del riequilibrio della rappresentanza femminile, con l' impegno della maggioranza di introdurre una norma che favorisca una partecipazione paritaria di maschi e femmine alla competizione elettorale, e ciò con l'affermazione del principio che i gruppi che abbiano dato più spazi alle donne in campagna elettorale fruiscano di adeguati rimborsi e di maggiori risorse in proporzione alle elette. Il contributo aggiuntivo ai gruppi è stato transitoriamente considerato intorno al mezzo milione di lire per ciascuna eletta, laddove Ds e Pdci chiedevano almeno tre milioni mensili. La soglia di sbarramento, intanto, indicata nel 5 per cento, potrebbe scendere al 4,5 o addirittura al 4 per cento; e il premio di maggioranza potrebbe venire infine limitato, come richiesto in particolare dalla Margherita, a un 55 per cento equivalente a 33 consiglieri, anziché 36 o più, su un totale di sessanta.