Il Piccolo 19-09-2001
TRIESTE - Legge elettorale, falsa partenza. Quando sembra che la riforma del sistema elettorale regionale possa entrare felicemente in porto, c'è sempre qualche impedimento che la risospinge in alto mare. Stavolta è successo questo: l'ennesimo vertice di maggioranza ha infine prodotto un'intesa di massima, ma quando si è trattato di tradurla nero su bianco è saltato tutto. È stato lo stesso presidente della competente commissione consiliare, il leghista Beppino Zoppolato, a produrre ieri il testo (trenta articoli condensati in una dozzina di pagine fitte fitte) predisposto con l'ausilio tecnico-giuridico dei funzionari della Direzione autonomie locali sulla base di un documento abbozzato dal forzista Roberto Asquini. Ma quando le opposizioni hanno chiesto se questa proposta, la terza, rispecchiasse finalmente la posizione dell'intera maggioranza, Zoppolato ha risposto senz'altro affermativamente ma ne è seguita una serie di divergenti distinguo.
A questo punto le opposizioni hanno ottenuto un supplemento di tempo per esaminare la nuova proposta e per sentire domani pomeriggio l'illustrazione che ne vorranno fare Forza Italia, An, la Lega e il Cpr. Dopodiché verrà vagliata l'opportunità di istituire un comitato ristretto per accelerare i lavori. La commissione tornerà poi a riunirsi martedì prossimo, anche per sentire, su proposta di Bruna Zorzini (Pdci), le realtà slovene sul seggio da garantire alla minoranza e la commissione pari opportunità sull'assicurazione di una congrua rappresentanza femminile.
A riaprire le danze in seno al Centrodestra è stata daccapo la sofferta questione del «presidenzialismo». An si accontenterebbe, a questo punto, della semplice indicazione del candidato presidente sulla scheda di voto; ma non appena i forzisti lasciano aperto qualche varco (rispetto a Marini e Dal Mas più vicini ai finiani appaiono Salvador, Cisilino e Staffieri) An vi si infila a chiedere come i Ds e i Verdi sull'altro fronte l'elezione diretta del presidente.
Il testo proposto ieri si limita a dire che il presidente «indicato» viene eletto dal Consiglio regionale. Ma in quale modo viene effettuata tale indicazione? È qui che ogni volta scoppia la rissa. Di una formula che assomigli all'elezione dei sindaci, dei presidenti provinciali e dei presidenti regionali (elezione che avviene direttamente da parte dei cittadini in tutta Italia) i più acerrimi nemici sono i leghisti. Ma resta anche il nodo del seggio per gli sloveni: Bruna Zorzini (Pdci) polemizza sulla formulazione di una norma giuridica «incostituzionale e tale da favorire un implicito censimento della minoranza».
g.p.
Dal Pdci critiche anche sul «nodo» del seggio da garantire alla minoranza slovena. Domani vertice per l'illustrazione della bozza, martedì si ricomincia