Il Messaggero Veneto 06-11-2001
TRIESTE - Presidente "depositato", assieme a simbolo, coalizione, motto, lista e programma, all'ufficio elettorale del Tribunale (quindi con vincolo politico ma non tecnico all'elezione). Sbarramento al 5% per i partiti minori. Elezione con voto palese del presidente e della giunta, che avrà dieci assessori, uno dei quali, obbligatoriamente, del gentil sesso, e tre (facoltativamente) esterni. Premio di maggioranza flessibile (con tetto a 38 consiglieri su 60, quale che sia il risultato delle urne, per garantire il ruolo delle opposizioni), istituto della sfiducia costruttiva. Dovrebbero essere questi i lineamenti definitivi della riforma elettorale messi a punto ieri nella riunione di maggioranza, e affrontati oggi dal comitato ristretto.
A definirli, in sede di articolato, una serie di emendamenti a firma del Cpr Molinaro e del leghista Beppino Zoppolato, presidente del comitato (che rinuncerà, per presiederlo, al parallelo vertice di Rosazzo). Sulla vicenda il condizionale è ancora obbligatorio, perché per troppe volte la maggioranza ha trionfalmente annunciato la sostanziale concordia sul testo, salvo arenarsi subito dopo. Stavolta, forse, la discussione si avvierà davvero, per proseguire come previsto il 13, 14 e 15 novembre. E' la prima tappa di un percorso irto di difficoltà: oltre al passaggio in commissione ed in aula consiliare, la legge deve raccogliere 40 voti per allontanare (ma non scongiurare) il rischio di un referendum che potrebbe portarla al naufragio.
Bisognerà poi vedere se l'accordo trovato ha una praticabilità tecnica. La rinuncia all'elezione diretta del presidente dovrebbe metterlo al sicuro su un versante, ma manca ancora la definizione del seggio per gli sloveni (o meglio di idee ce ne sono, ma ne deve essere controllata la correttezza giuridica). Ci sarà infine da verificare se davvero la maggioranza allargata intende portare avanti la legge.
"Mi pare che la strada sia ancora lunghissima. Per le difficoltà a giustificare di fronte all'opinione pubblica certe eventuali scelte, per l'oggettivo rischio di fare una norma impugnabile, per il fatto che ci sono degli interessi individuali, oltre a quelli di coalizione e di partito", nota Francesco Serpi, del gruppo misto. "Vedremo in comitato, ma gli ultimi segnali erano di un certo rallentamento. Non mi meraviglierei se ci fosse un traccheggiamento nei fatti, non delle dichiarazioni, legato a calcoli fatti sulle proprie personali opportunità di rielezione. Per votare con la norma transitoria, in fondo, basta non fare niente. E poi è facile spiegare all'elettorato che le responsabilità sono degli altri".
L.S.